Cap.7: Diabolica Bellezza

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Quel pomeriggio, Flaminia si trovava in sala prove con la maestra Celentano. La sala era silenziosa, interrotto solo dal lieve fruscio dei piedi di Flaminia sul pavimento e dal suono della musica classica che accompagnava i suoi movimenti. Ogni suo passo era misurato, preciso; si percepiva la dedizione in ogni posa, in ogni arabesque.

La Celentano, come al solito, la osservava in silenzio, con quello sguardo attento e critico che non lasciava sfuggire nessun dettaglio. Tra le mani, un taccuino, su cui ogni tanto scriveva qualche appunto, prendendosi dei momenti per osservare con una cura quasi chirurgica il modo in cui Flaminia eseguiva i movimenti. Ma, diversamente dal solito, ogni correzione era seguita da una nota di apprezzamento, anche se ben nascosta. La Celentano, sempre fredda e professionale, aveva un'opinione molto chiara su Flaminia: non era solo una studentessa promettente, ma una ballerina destinata a diventare una delle migliori. Aveva quel qualcosa in più, una passione che si percepiva anche solo osservandola in una sala vuota.

"Ancora," disse la maestra Celentano a un certo punto, interrompendo la musica. "C'è ancora qualcosa da sistemare nel finale. Dev'essere come un colpo di scena, capisci? Voglio che ci sia tensione, e poi, tutto d'un tratto, esplosione e grazia. Fammi vedere cosa riesci a fare."

Flaminia annuì, prendendo un respiro profondo. Era stanca, il corpo iniziava a risentire delle lunghe ore di prove e delle tensioni emotive della giornata, ma non avrebbe mai lasciato che ciò si notasse. Così, si rimise in posizione, chiudendo gli occhi per un istante e lasciando che la musica iniziasse a scorrere dentro di lei.

La Celentano osservava in silenzio, studiando ogni movimento, il modo in cui Flaminia sembrava fondersi con la musica, come se fosse parte di lei. Quella dedizione, quella capacità di immergersi totalmente nella coreografia, era rara. Non si trattava solo di talento; era passione pura, alimentata da qualcosa di profondo, quasi intangibile. Sapeva che Flaminia aveva una vita difficile, lo intuiva dagli occhi della ragazza e da quella forza silenziosa che la faceva sembrare matura oltre i suoi anni. Era quella resilienza a darle un vantaggio unico: Flaminia non si limitava a ballare, raccontava una storia con ogni movimento, e Celentano lo sapeva bene.

Alla fine della coreografia, la maestra si avvicinò e si fermò di fronte a lei. "Bene, molto bene," disse, con un sorriso leggero che le sfiorava appena le labbra. "Ma voglio di più. Non è sufficiente essere brava, Flaminia. Il mondo è pieno di ballerine brave. Tu devi diventare eccezionale, e per farlo devi scavare ancora più a fondo."

Flaminia la guardava, il respiro ancora affannato, ma nei suoi occhi c'era una determinazione ferrea. Non si sarebbe fermata finché non avesse raggiunto la perfezione che la Celentano richiedeva. "Capisco, maestra," rispose, e nel suo sguardo c'era quella promessa di impegno assoluto.

Celentano fece un cenno di assenso, apparentemente soddisfatta. "Allora da capo," disse.

Dopo due ore di prove intense, Flaminia sentiva i muscoli gridare per una pausa. Ogni fibra del suo corpo era provata, ma un leggero sorriso di soddisfazione le illuminava il viso: ce l'aveva fatta, aveva raggiunto quel livello che la Celentano richiedeva da lei. La maestra la osservava, ancora assorta, come se stesse prendendo nota mentalmente di ogni miglioramento, di ogni piccolo progresso che Flaminia aveva dimostrato.

"Adesso va bene," disse finalmente la Celentano, con quel tono severo che nascondeva un'accettazione e una soddisfazione più profonde. Ma, invece di congedarla, la maestra Celentano le fece segno di rimanere ancora un momento, e Flaminia si fermò, sorpresa e curiosa.

"Dimmi, Flaminia," iniziò la maestra, con una voce calma e diretta. "Quali sono i tuoi obiettivi una volta fuori da qui? Dove ti vedi, una volta che questa esperienza sarà finita?"

La domanda prese Flaminia alla sprovvista; non aveva immaginato che la Celentano si sarebbe mai interessata alle sue aspirazioni future. Ma, superata la sorpresa iniziale, si prese un momento per riflettere. Nel suo sguardo apparve quella luce determinata che aveva sempre caratterizzato ogni suo passo di danza e ogni sacrificio fatto per arrivare fino lì.

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