Flaminia tornò a casa con il cuore più leggero dopo la sua breve permanenza in casetta. Non era completamente guarita, non ancora, ma dentro di lei si era accesa una piccola scintilla, una fragile speranza che non sentiva da settimane. I nonni, osservandola rientrare, notarono subito qualcosa di diverso. Forse era il modo in cui si muoveva, una leggera determinazione nel passo, o il bagliore nei suoi occhi che, sebbene flebile, testimoniava un cambiamento.
Senza fermarsi a lungo, si cambiò rapidamente, indossando un paio di jeans comodi e una maglietta semplice, e uscì di nuovo, lasciando i nonni a guardarla con curiosità. «Ha qualcosa in mente,» disse Ascanio, posando la tazza di caffè. «E questa è una buona cosa.» Carla annuì, un sorriso speranzoso sul volto.
Flaminia camminò per le strade di Roma con un obiettivo ben preciso. Si diresse verso un luogo che non frequentava da anni, un posto che rappresentava per lei un passato lontano ma importante: la sua prima scuola di danza. Era lì che tutto era iniziato, quando era una bambina con il sogno di diventare una ballerina professionista. Ogni passo che faceva verso quel vecchio edificio era carico di emozione e nostalgia, ma anche di un pizzico di timore. Si chiedeva se fosse ancora in grado di affrontare quei ricordi, quei sogni ormai infranti.
Quando arrivò davanti all'entrata della scuola, un piccolo edificio dal fascino antico, esalò un profondo respiro per calmare il cuore che le batteva all'impazzata. Spingendo la porta, venne subito travolta dal familiare odore del legno consumato del pavimento e dalla lieve fragranza di resina usata per le scarpette. Era come se il tempo si fosse fermato.
Ad accoglierla nella hall c'era Philipp Masson, il suo vecchio insegnante. Un uomo di circa 50 anni, con i capelli ormai grigi e le rughe che segnavano il volto, ma con un portamento ancora nobile e uno sguardo intenso che trasmetteva autorità e passione. Philipp era stato il suo primo mentore, colui che le aveva insegnato i fondamenti della danza classica e, più di tutto, l'amore e la dedizione per quell'arte. Ma Philipp conosceva anche il lato oscuro della danza: le delusioni, il dolore, le ferite che non sempre si rimarginano.
Quando i loro occhi si incontrarono, un velo di emozione attraversò entrambi. «Flaminia,» disse lui, la voce profonda ma gentile. «Non ti vedevo da anni.»
«Salve, maestro,» rispose lei, il tono incerto, quasi titubante. «Ho pensato che... beh, non sapevo dove altro andare.»
Philipp le fece un cenno per avvicinarsi, poi la invitò a sedersi su una delle panche nella sala d'attesa. «La mia scuola è sempre stata un rifugio per te,» disse. «Non devi spiegare. Lo capisco.»
Flaminia si sentì improvvisamente vulnerabile, come se il solo trovarsi lì la mettesse a nudo. Non riusciva a trattenere le lacrime e, quasi senza volerlo, iniziò a raccontargli tutto. La sua esperienza ad Amici, l'incidente, la diagnosi devastante, la paura di non poter più ballare. Philipp l'ascoltò in silenzio, il volto serio ma non giudicante. Quando lei terminò, lui rimase un attimo in silenzio, poi posò una mano sulla sua.
«La danza è stata dura con te, come lo è stata con me,» disse, la voce carica di emozione. «È un'amante esigente, che dà tanto ma può anche togliere tutto. Ma, Flaminia, la danza non è solo movimenti perfetti o performance senza errori. È espressione. È raccontare una storia, la tua storia. E, anche se ora sei ferita, non significa che la tua storia sia finita.»
Flaminia lo guardò, sorpresa. «Ma io non so più come raccontarla, maestro. Non so nemmeno chi sono senza la danza.»
Philipp annuì. «Lo so. Ecco perché sei qui. Non ti prometto miracoli, ma posso aiutarti a trovare la tua strada, qualunque essa sia. E forse, insieme, possiamo ricordare al tuo corpo ciò che la tua anima non ha mai dimenticato.»
Le sue parole toccarono qualcosa di profondo in Flaminia. Per la prima volta da molto tempo, si sentì compresa, sostenuta. Philipp la invitò a seguirlo in una delle sale da ballo, spoglia ma familiare, con le sbarre in legno e lo specchio che ricopriva un'intera parete. «Vieni,» disse, «non serve che tu balli oggi. Iniziamo con il ricordo. Basta stare qui.»
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OBSESSION
FanfictionFlaminia: " l'ambizione batte il talento" TrigNo: " sei bella anche quando t'incazzi Ti giuro che vorrei, ma non riesco ad odiarti"