Chiusa in bagno, Flaminia attese che Ines rispondesse. Quando dall'altra parte sentì la voce calorosa e familiare della domestica, il suo viso si addolcì. Per quanto potesse essere irriverente con molti, con Ines si lasciava andare: era l'unica persona di cui si fidasse davvero e che, in qualche modo, rappresentava la presenza stabile di una figura adulta nella sua vita.
"Ines, sono io," esordì, e dopo qualche breve scambio di saluti, passò subito alla richiesta: "Ascolta, ho bisogno che tu mi prenda un paio di cose per un regalo."
Dall'altra parte, Ines rimase un attimo in silenzio, sorpresa, ma rispose prontamente. "Certo, Signorina Rocchetto. Di cosa ha bisogno?"
"Allora, voglio che tu prenda una delle Birkin o Kelly di mamma, deve essere perfetta, compresa di scatola e tutto il resto," spiegò Flaminia con determinazione. Sapeva benissimo quanto fosse gelosa sua madre di quelle borse, custodite quasi come trofei, per cui il valore sentimentale superava quello economico. Ma per lei erano solo oggetti vuoti, parte di un mondo a cui non sentiva di appartenere.
"E poi," aggiunse con un leggero sorriso sardonico, "prendi anche due dei Rolex di papà, mettili nelle scatole e preparali insieme. Non preoccuparti di essere troppo delicata: quei due esseri non se ne accorgeranno nemmeno."
Ines, incredula, la ascoltava con un misto di sorpresa e apprensione. Sapeva che Flaminia era determinata, ma mai avrebbe pensato che fosse pronta a prendere dei pezzi così preziosi dalla casa. "Signorina Rocchetto, è sicura? I suoi genitori non ne saranno molto contenti."
Flaminia sospirò. "Ines, davvero, non m'importa di quello che pensano. Loro non si interessano a me, e io non mi interessano a loro." La sua voce aveva un tono fermo, ma con una sfumatura di tristezza, che Ines, attenta e protettiva com'era, non poté fare a meno di cogliere.
Dall'altro lato della cornetta, Ines fece un sospiro di rassegnazione. Sapeva che quando Flaminia si metteva in testa qualcosa, niente la fermava. E, del resto, per quanto fosse legata ai suoi datori di lavoro, aveva un affetto sincero per quella ragazza solitaria e tenace, che aveva visto crescere e di cui conosceva ogni sfumatura.
"Va bene, Signorina," le rispose con dolcezza. "Preparerò tutto come ha chiesto."
Flaminia, sollevata, sorrise appena. "Grazie, Ines. Sei l'unica persona che capisce." E, prima di chiudere la chiamata, aggiunse: "Ah, mi raccomando, fammi sapere appena hai finito."
Flaminia uscì dal bagno con il telefono ancora in mano, soddisfatta di aver sistemato i dettagli per il regalo, ma si fermò bruscamente quando, proprio davanti alla porta, trovò Pietro che la fissava. La sorpresa fu tale che si portò una mano al petto, guardandolo con occhi spalancati.
"Pietro!" sbottò, a metà tra lo stupito e l'irritato. "Vuoi farmi venire un infarto?"
Lui si limitò a sorridere, appoggiato con disinvoltura alla parete accanto alla porta, le braccia incrociate, come se fosse lì ad aspettarla da un'eternità. Con uno sguardo curioso e un sopracciglio leggermente sollevato, indicò il telefono che lei ancora stringeva in mano.
"Allora," iniziò con voce bassa, un tono tra l'inquisitorio e il provocatorio, "chi stavi chiamando? Cosa stavi facendo lì dentro così a lungo?"
Lei lo fissò, pronta a sfoderare una risposta tagliente, ma cercò di mascherare il nervosismo con il suo solito sarcasmo. "Ah, sai," disse scrollando le spalle, "stavo parlando col mio fidanzato." Poi aggiunse, senza nemmeno scomporsi: "Quello che non ho."
Pietro ridacchiò, per nulla scosso dalla risposta, e, invece di lasciar correre, continuò a fissarla con un'espressione impertinente. "Beh, è ovvio che tu non abbia un fidanzato, Flaminia. Nessuno sarebbe mai alla tua altezza."
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OBSESSION
FanfictionFlaminia: " l'ambizione batte il talento" TrigNo: " sei bella anche quando t'incazzi Ti giuro che vorrei, ma non riesco ad odiarti"