Cap.35: La Prima

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La sera di venerdì era arrivata come una promessa mantenuta, e il Teatro alla Scala, con il suo maestoso splendore, brillava sotto il cielo stellato di Milano. La folla elegante si riversava all'interno, un fiume di abiti lunghi, smoking, e profumi sofisticati. Gli spettatori salivano le scale di marmo, si sistemavano nei palchi dorati o trovavano i loro posti nella platea, immersi nell'eccitazione di una serata che prometteva arte pura.

Pietro si era preparato con cura. Indossava un abito scuro impeccabile, con una cravatta sottile che gli conferiva un'aria raffinata e seria. Nelle mani stringeva una rosa nera, avvolta in un sottile nastro argentato. Quella rosa non era un semplice omaggio; era un simbolo, un messaggio non detto, una testimonianza della sua ammirazione per Flaminia e della sua fiducia in lei, anche nei momenti più difficili.

Si accomodò al suo posto in prima fila, a pochi passi dall'orchestra. La vista era mozzafiato: il sipario di velluto rosso, i lampadari di cristallo scintillanti, l'attesa palpabile nell'aria. Il pubblico continuava a sistemarsi, scambiando sussurri e risate sommesse, ma Pietro era assorto nei suoi pensieri. Flaminia gli aveva detto poco del suo coinvolgimento in quella serata, e questo non faceva che aumentare la sua curiosità.

Quando finalmente le luci iniziarono a spegnersi, un silenzio reverenziale calò nella sala. Il brusio si dissolse, lasciando spazio a un'aspettativa vibrante. Pietro si sporse leggermente in avanti, il cuore che accelerava al pensiero di vedere Flaminia sul palco. L'orchestra cominciò con le prime note, e il sipario si aprì lentamente, rivelando una scenografia incantata: un villaggio rurale, immerso in una luce morbida e onirica.

Il balletto Giselle aveva avuto inizio. Sul palco, i ballerini si muovevano con una grazia impeccabile, raccontando con i loro corpi una storia di amore, tradimento, e redenzione. Pietro osservava rapito, ma la sua attenzione era tutta per una figura in particolare. Quando finalmente Flaminia entrò in scena, fu come se il tempo si fermasse.

Indossava un costume che esaltava la sua figura slanciata: una gonna di tulle bianca che sembrava sospesa nell'aria, e un corpetto decorato con dettagli delicati. I capelli erano raccolti, incorniciando il suo volto concentrato e intenso. I suoi movimenti erano fluidi, precisi, pieni di un'espressività che andava oltre la tecnica. Era come se ogni passo, ogni gesto, ogni rotazione raccontasse una storia che le apparteneva profondamente. Pietro non riusciva a staccare gli occhi da lei.

Man mano che il balletto proseguiva, Flaminia sembrava trasformarsi. Nel ruolo di Giselle, incarnava con straordinaria autenticità il viaggio emotivo del personaggio, dalla gioia ingenua dell'amore al dolore devastante del tradimento, fino alla trascendente bellezza del perdono. Ogni dettaglio era perfetto: la tensione delle mani, l'inclinazione della testa, il modo in cui il suo sguardo si perdeva nell'infinito.

Quando il primo atto giunse alla sua tragica conclusione e il sipario si chiuse per l'intervallo, il pubblico esplose in un applauso fragoroso. Pietro si unì con entusiasmo, le mani che quasi gli dolevano per l'intensità con cui batteva. Il suo sguardo era fisso sul palco, nella speranza di cogliere un ultimo movimento, un segno della presenza di Flaminia.

Durante la pausa, osservò distrattamente la gente intorno a lui. Tutti sembravano essere sotto l'incantesimo della performance, ma Pietro aveva uno sguardo più profondo: conosceva la forza, il dolore, e la determinazione che si celavano dietro ogni passo di danza di Flaminia. Quella non era solo una performance; era una vittoria contro ogni ostacolo, ogni paura.

Quando le luci si abbassarono di nuovo e il secondo atto ebbe inizio, l'atmosfera divenne eterea. Il bosco spettrale della scena, illuminato da un bagliore lunare, era il luogo perfetto per l'apparizione delle Villi, le spettrali creature che guidavano la trama verso il suo epilogo. Flaminia, ora trasfigurata nell'anima di Giselle, sembrava quasi galleggiare sul palco. I suoi movimenti erano leggeri come l'aria, ma carichi di un'intensità emotiva che perforava ogni spettatore. Pietro si ritrovò con gli occhi lucidi, travolto dalla bellezza di ciò che stava vedendo.

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