Capitolo 1: un nuovo inizio

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Sbuffo rumorosamente, per quella che ormai sarà la milionesima volta. Odio i lunedì, specie se sono quelli di inizio anno. Apro l'armadietto, prendendo i libri delle prime ore di lezione.

"Sofi!" la voce stridente di Emma, la mia migliore amica, riecheggia nel corridoio, distraendomi dal mio stato di dormiveglia mattutino.

"Ehi!" la saluto abbracciandola. Emma è la mia migliore amica da che io mi ricordi, e sinceramente, il più delle volte, finisco col chiedermi quali aspetti abbiamo in comune visto la sua personalità alle volte troppo esuberante per i miei gusti. Ma io le voglio bene così, d'altronde. "Pronta per un nuovo anno?"

"Certo" rispondo sospirando.

"Cos'era quel sospiro?"

"Niente"

"Come niente?"

"Niente ti ho detto!"

"Come vuoi!" si arrende infine, alzando le braccia. Sorrido, senza poterlo evitare.

"Guarda, c'è Austin!"

"Dove?"

"Lì sciocchina!" sposto lo sguardo, seguendo la traiettoria tracciata dal dito di Emma, trovando finalmente il ragazzo in questione.

"Ehi bellissime!" ci saluta.

"Austin! Che ci fai qui?"

"Non lo so...studio?"

"Giusto" sussurro, stringendomi nelle spalle.

"Ma se non hai mai aperto un libro in vita tua!" lo attacca Emma. Ed ecco che ricominciano.

"Parla lei!"

"Cosa?"

Fanno così tutte le volte. Non riesco a capire dove trovino sempre tutta questa grinta, anche di prima mattina! Sospiro, incamminandomi da sola.

"Ehi Sofi!" mi saluta una ragazzina dai lucenti capelli castani.

"Sara! Tutto bene?" le chiedo, fermandomi nel bel mezzo del corridoio.

"Certo, e tu?"

"Non mi lamento" ridacchio.

"Hai visto mia sorella?"

"Sì, al momento sta litigando con Austin" dico indicando un punto dietro di me.

"Come al solito"

"Già"

"Ci si vede" mi saluta Sara, la sorellina quindicenne di Emma, per poi scomparire in mezzo alla folla di studenti. Stringo i libri delle prime due ore la petto, continuando il mio viaggio verso l'aula 106. Geografia. Come si può avere geografia alla prima ora del lunedì mattina? Sembra quasi che gli addetti alla costruzione dell'orario scolastico si divertano a scegliere materie insopportabili da inserire nel primo giorno della settimana.

Lancio, se così si può dire, lo zaino per terra, accanto al banco che per oggi avrà l'onore della mia convivenza. Sempre che io arrivi a stasera. Appoggio i libri sul banco, lasciandomi poi cadere sulla sedia. Sbuffo, pensando alla moltitudine di vestiti sparpagliati nella mia camera, che dovrò sistemare stasera. Frequento questa scuola da ben tre anni, ma da quest'anno mamma ha avuto la bella pensata di iscrivermi al dormitorio, una specie di casa famiglia per studenti. È a pochi metri dalla scuola, così alla mattina non ho la scusante di arrivare tardi a causa del traffico o della distanza da casa a scuola. Casa mia, in effetti, è a quaranta minuti da qui, e gli anni passati era un vero inferno riuscire ad arrivare puntuale tutte le mattine. Mio fratello Isaac, invece, quest'anno inizia il college. Ne ha trovato uno qui vicino, che corrispondesse alle sue aspettative, il Phoenix College, che frequenta anche la sua fidanzata ufficiale, Hanna, nonché mia grande amica. Stanno insieme dal loro primo alla High School e Hanna è ormai diventata la mia cognatina preferita, nonché ultima, se andiamo avanti di questo passo. Credo inoltre, che Isaac abbia scelto quel college proprio perché era certo della sua presenza, ed è una cosa dolcissima per un tipo come mio fratello. Io e lui siamo sempre andati abbastanza d'accordo, e l'anno di differenza sembra quasi inesistente, alle volte. La campanella suona, riscuotendomi dai miei pensieri poetici e discretamente noiosi sulla mia vita. Gli ultimi studenti, tra cui riconosco anche il mio amico Austin, si fiondando in classe, a gruppetti di cinque o sei, sistemandosi nei vari banchi rimasti liberi. Pochi minuti e la professoressa di geografia, soprannominata Malefica da Emma, fa il suo ingresso. Inizia poi a scriver il suo cognome a caratteri cubitali, in modo che i ragazzi possano leggerlo anche dall'ultima fila. Non so sinceramente se considerarlo come un'offesa, per il fatto che ci consideri dei poveri accecati, o se prenderlo per l'ennesimo segnale dell'anzianità della nostra amatissima, prof di geografia. Un giro di appello veloce, qualche presentazione di quei poveretti arrivati ora in una scuola completamente nuova, e poi si parte con spiegazioni assurde e appunti illeggibili.

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