Capitolo 56: Moonlit

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Vi è mai capitato di svegliarvi, magari anche nel cuore della notte o proprio a metà del sogno più bello della vostra vita, ma con la netta sensazione di aver dimenticato qualcosa? Qualcosa di davvero importante, intendo. Non certo l'aver lasciato i cinque dollari nella tasca dei jeans che hai appena messo in lavatrice o l'esserti dimenticato di riempire la ciotola dei croccantini del tuo amato cagnolino. Mi riferisco piuttosto a qualcosa di essenziale. Così importante che fai quasi fatica a definirlo. Perché è esattamente così che mi sono sentita io, quando mi sono risvegliata per la prima volta a Cartesio. Mi sentivo spaesata e facevo fatica a distinguere le strane ombre che si allungavano intorno a me. Ma poi, finalmente, la voce di quell'angelo misterioso ha ricominciato a chiamarmi. È tutto è sembrato tornare al suo posto. La luce è tornata ad essere bianca, l'aria ad essere fredda e pungente, il terreno di ghiaia è ricomparso sotto il peso del mio corpo e la sensazione di essere viva mi ha riempito il cuore in ogni suo angolo, fino al più remoto.

"Sofi? Sei sveglia?" la sua voce nasale e debole mi è entrata nelle orecchie, correndo veloce verso il mio cervello, cercando di associarla ad un volto conosciuto, ma non è stata abbastanza veloce. La figura si è infatti sporta sopra di me, rivelando un ragazzo riccioluto e dal viso scarno e allungato, con la carnagione pallida e un paio di grossi occhi verdi. Ci ho messo qualche istante a razionalizzare, ma poi finalmente le informazioni sono arrivate al mio sistema nervoso e il mio cuore ha sobbalzato, talmente forte che ho avuto paura potesse uscirmi dal petto.

"N...Nate?" sono a malapena riuscita a dire, la bocca impastata dal sonno e l'incredulità ancora galleggiante nella mia testa. "Sei tu?" la voce mi si è incrinata con due semplici parole, mentre il cuore si è sciolto in una fontana di lava incandescente.

"Sofia!" con un gesto fulmineo mi ha stretto tra le sue braccia, soffocandomi in un abbraccio goffo ma accogliente. "Sono io Sofi, sono io" ha ripetuto tra sé e sé, cullandomi contro al suo petto. "Grazie a Dio stai bene" si è staccato leggermente per scrutarmi in faccia, prendendomi il viso tra le mani e scoccandomi un grosso bacio sulla fronte, quasi all'altezza dell'attaccatura dei capelli. "Sono morto di paura quando ti ho vista lì per terra, sembravi come...addormentata, e io ho avuto paura che...che tu..." balbetta con la voce impastata dalla malinconia che ha ripetutamente represso, ma che ora sta lottando per uscire fuori.

"Va tutto bene" poso delicatamente una mano sulla sua, scoprendola molto più calda della mia.

"Sei congelata" ritira di scatto il braccio, pentendosene subito dopo. "Tieni questa" si sporge indietro, sfilando il giacchetto di pelle marrone, per poi sistemarmelo sulle spalle.

"C-come mi avete trovata?" non posso fare a meno di chiedere.

"Quando hai ucciso Amdir, lo specchio che prima ci teneva prigionieri si è disintegrato e noi siamo potuti uscire liberamente...vedi?" si sposta di lato, lasciandomi libera la visuale su quella che sembrerebbe una semplice apertura scavata nella pietra, priva di porta, da cui stanno continuando ad uscire decine di decine di strani animali, sempre che si possano definire così, quasi tutti diversi tra loro, che proseguono poi per un corridoio buio, scomparendo nell'oscurità.

"Chi sono loro? E da dove vengono?" non posso fare a meno di chiedergli.

"Sono gli abitanti di Cartesio, quelli che erano stati intrappolati nello specchio da Amdir, ricordi? E tu li hai salvati, anzi, ci hai salvati"

"Vi?"

"Si, c'era anche Mike con me...dev'essere da qualche parte ad aiutare Sparkle e la sua famiglia..."

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