Capitolo 39: Taylor Turner

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Missing moment [Sara/Rhydian] correlato

"Dovremmo esserci" Rhydian sposta lo sguardo dalla cartina che tiene stretta tra le mani ad un vecchio casolare apparentemente disabitato. La casa è realizzata su un solo piano, e si estende per almeno un quarto dell'immenso campo che la circonda. L'abitazione è inoltre leggermente rialzata dal terreno grazie ad una piccola scaletta in legno che conduce ad un piccolo attico buio. il muro esterno, che un tempo doveva essere di un bel giallo intenso, ora è sbiadito e pieno di vaste crepe che si aprono, specie in prossimità delle finestre, chiuse da scuri in legno ormai marcito. Le tegole del tetto sono per lo più staccate, mentre il camino sembra essere stato diviso in due da chissà quale calamità metereologica. Una piccola cassetta della posta è posta su un paletto di legno, proprio davanti alla proprietà e, dallo sportellino chiuso a malapena, s'intravedono buste colorate accatastate l'una all'altra. Mi avvicino titubante, sentendo immediatamente qualcuno afferrami per un braccio e trascinarmi indietro. Mi volto lentamente, anche se avrei anche potuto non farlo. Riconosco il suo tocco alla perfezione, ormai. I suoi occhi color nocciola mi fissano curiosi, senza dire niente.

"Lascia fare a me" sussurro, tornando ad avvicinarmi. Inizio poi a sfregare un dito sulla scatola rettangolare di latta, scacciando strati e strati di polvere e ruggine. "Erg...Turner" leggo poi a voce più alta possibile. Il nome inciso è ancora leggibile, anche se a fatica.

"Allora è proprio il posto giusto" biascica Rhydian, prima di trascinarsi fino alle scale. "Seguitemi e mettete i piedi dove li metto io" ci avverte, iniziando poi a salire i gradini uno per volta. Gli scalini cigolano leggermente al suo passaggio, senza però dare alcun segno di cedimento. Sara si affretta a seguirlo, peccato che Emma faccia con lei la stessa cosa che Will ha fatto con me alcuni minuti fa.

"Vado prima io" l'ammonisce.

"Come vuoi" le fa il verso sua sorella. Subito dopo di lei si avvia Mike, mentre Sara mi guarda implorante. Con un sorriso forzato le faccio segno di entrare prima di me, così da poter finalmente raggiungere il suo caro Rhydian.

"Prima le signore" mi prende in giro Austin.

"Se proprio insisti" salgo le scale, lasciandomi alle spalle i due. La porta è spalancata e dall'interno della casa non sembra provenire molta luce, fatta eccezione per le torce dei cellulari, e qualche spiraglio che proviene dalle tegole spostate. Subito uno strano odore di muffa e chiuso mi invade le narici, costringendomi a tapparmi il naso con una sola mano, visto che l'altra è impegnata ad illuminare il pavimento con la luce fioca del telefonino. Le assi in legno sono scure e ricoperte da una strana sostanza che non saprei definire. Alcune sono disconnesse, mentre altre mancano proprio. I pochi mobili presenti nella stanza sono ricoperti da grandi teli bianchi, anche quelli macchiati da chissà quali miscele. I ragni hanno inoltre piazzato ragnatele quasi dappertutto, persino sul soffitto, così che bisogna stare attenti persino a spostare la testa a destra e sinistra, per evitare di finirci contro in piena faccia. Ho già provato l'esperienza una volta, e devo dire che mi è bastata. Ho passato un mese a togliermi quella tela bianca dai capelli, e ovviamente quei due simpaticoni dei miei amici non hanno fatto altro che prendermi in giro per i mesi successivi!

"Dovrebbe esserci un generatore da qualche parte" Rhydian si mette a scrutare tutti i piccoli mobiletti attaccati al muro, fino a quando, aprendone uno, non riesce a trovare quello che tanto cercava. Tira con forza la leva verso l'alto, facendo accendere in contemporanea tutte le luci della casa. Sussulto per la sorpresa, prima di rendermi conto, che, con la luce, la stanza non sembra poi così spaventosa come credevo. Dopo una breve ispezione del resto della casa decidiamo di dividerci nelle tre stanze, il salone, la camera da letto e il bagno, alla ricerca di qualche indizio riconducibile a Cartesio e a tutti i suoi misteri.

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