Capitolo 9: graffiti e segreti

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Sbuffo, sistemando il quaderno di fisica sul banco, concedendomi qualche piccolo minuto per ripassare ancora una volta in vista della verifica.

 "Tutto bene?" chiede Rhydian, sporgendosi leggermente verso di me.

"Si certo" sorrido.

"Ti serve aiuto?"

"Si vede così tanto?"

"Diciamo di sì" sorride il biondo.

"È che non ci capisco niente! La fisica è...impossibile, ecco! Dovrebbero abolirla!"

"Dici così solo perché non la capisci. Avresti bisogno di qualche ripetizione magari"

"Già, ma chi è così bravo da riuscire a far capire a me, e sottolineo, a me, la Fisica?"

"Io!"

"Davvero? Vuoi veramente passare i tuoi pomeriggi ad impazzire perché non capisco nemmeno la formula più ridicola al mondo?" domando scettica.

"Sì"

"Oh, allora va bene!" sorrido, entusiasta.

"Buongiorno ragazzi! Separate i banchi!"

Solita cantilena. Ormai non la sopporto più. I professori non ci salutano neanche il giorno del compito in classe. Entrano in classe, con un'espressione del tipo: "Mi hanno appena rigato la macchina, non rompete!", gridando a squarciagola la frase di rito. Allontano il mio banco da quello di Rhidy, accontentando la professoressa. Mi concentro poi, preparandomi mentalmente ad affrontare la prima verifica dell'anno scolastico. Mi passo una mano tra i capelli in continuazione, mangiucchio il tappo della penna, ormai già consumato alla seconda settimana di scuola, e mi incanto a guardare fuori dalla finestra. Sbuffo leggermente, non appena la Benrich, con un sorrisetto tatuato sulle labbra, ci comunica che il tempo a nostra disposizione è terminato. E il risultato della mia verifica sarà sicuramente una F. Il primo voto dell'anno scolastico sarà una F. Grandioso, no? Credo di aver bisogno di quelle ripetizioni il prima possibile. Non posso continuare in questo modo!

"Sofi? Ci sei?" mi chiede Rhydian, passandomi una mano davanti al viso.

"Ehi!" sussurro sorpresa, riscuotendomi dal mio stato di trance.

"Tutto bene?"

"Sì perché?" chiedo alzandomi dalla sedia, notando la classe praticamente vuota.

"No...ti ho solo chiamato all'incirca venti volte senza ottenere un tuo cenno di vita, tranquilla, non mi sono preoccupato per te" scherza, mentre mi carico lo zaino sulle spalle.

"Ma alla ventunesima sì!" ribatto, ridacchiando.

***

Sorrido, mentre in classe scoppia un boato di gioia. La professoressa di inglese si è ammalata e quindi abbiamo l'ultima ora buca, e questo è il risultato. "È sempre così?" chiede il moro al mio fianco.

"Il più delle volte"

"Oh...wow!" sussurra meravigliato.

"E...Nate?"

"Si?"

"No...niente"

"Dai, dimmi"

"No, non è...importante"

"Dai Sofi! Dimmi quello che devi dormi!" insiste, sorridendo.

"Mi chiedevo...ecco...non so... non ti sembra starno che...dopo tutto questo tempo...no, niente"

"Finisci la farse!"

"Non so...solo che ...dopo tutti questi anni...noi due...siamo...diversi"

"Diversi?"

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