Capitolo 36: feste e problemi

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Missing Moments [Austin/Will] allegato

Missing Moments [Sara/Rhydian] allegato

"Come stai?" chiede Emma, sporgendosi dalla sedia su cui è rannicchiata da quasi mezz'ora.

"Sto meglio Em, tranquilla" cerco di rassicurala, mettendomi a sedere. Pessima mossa. Un dolore lacerante si espande per tutto l'addome, costringendomi a sdraiarmi nuovamente, gemendo.

"Invece no" si alza di scatto, scuotendo la testa, contrariata. Sospiro, fissando il soffitto spoglio di quella che dovrebbe essere l'infermeria del dormitorio. Altro non è che una stanza grande quanto uno sgabuzzino, in cui sono stati fatti entrare, a fatica, un lettino e un paio di sedie. Sinceramente non sapevo neanche che ce ne fosse una. L'ultima cosa che ricordo sono Nate ed Austin che mi hanno sollevato di peso, poi più niente. Il dolore era talmente forte da farmi svenire, dimenticandomi così di ogni cosa. Non appena Emma si è accorta del casino che aveva combinato è entrata in paranoia, o almeno così mi ha raccontato Austin, scimmiottando per imitare la ragazza mora, che gli ha lanciato un'occhiataccia, offesa. Pochi minuti e sono arrivati tutti: Will, Sara e Mike, uno più sconvolto dell'altro. Mike, Rhydian, Sara e Toby sono rimasti fuori, non essendoci neanche lo spazio per poterli ospite tutti. Will invece è seduto sul bordo del letto, Emma e Austin sulle due sedie, e Nate, quello che mi colpisce di più, è in chinino, più o meno all'altezza del mio viso.

"Cavolo Sofi, non sai quanto mi dispiace" la mia migliore amica si prende la testa fra le mani, malinconia.

"Sto bene, Emma, non preoccuparti"

"Questo l'hai già detto" mugugna imbronciata.

"Perché non vai un po' fuori a prendere una boccata d'aria? Vedrai che un po' di ossigeno ti farà solo bene" propongo, cercando di sembrare il più gentile possibile.

"È un modo gentile per mandarmi a quel paese?" ironizza.

"Assolutamente no!" ridacchio, sentendo subito dopo una fitta alla bocca dello stomaco. Mi mordo un labbro per cercare di trattenere l'ennesimo lamento. Emma si sente già anche troppo in colpa, e io non voglio certo aumentare le sue agonie.

"Sofi ha ragione...dovresti uscire un po'...siamo qui da quasi un'ora" concorda Austin.

"Un'ora? Davvero?" chiedo curiosa. Credevo molto meno.

"Sì, più o meno un'ora" annuisce Will, serio, attirando l'attenzione di lui.

"Già, forse hai ragione" Emma si stringe nel golfino scuro, annuendo leggermente.

"Dai, andiamo" l'affianca subito Austin, mentre un piccolo sorriso cerca di insidiarsi dietro alle mie labbra. Fingo di trattenere uno sbadiglio, così da mascherare la mia improvvisa allergia alla vista delle persone a cui tengo più della mia stessa vita.

"Vieni anche tu Will?" Austin si volta, cercando lo sguardo del biondo, che resta invece concentrato su di me. Accenno un sorriso, imbarazzata, distogliendo lo sguardo, e posandolo, senza farlo a posta, sul moro. I suoi occhi verdi sembrano vitrei, mentre mi scruta, immobile. Sembra una di quelle statue di qualche dio greco, bello e impossibile, come direbbe Emma.

"Cosa?" distoglie lo sguardo, confuso.

"Ho detto: vieni fuori con me?" ripete Aus, accennando un sorrisetto furbo che mi fa capire immediatamente ogni cosa. Sta cercando di convincere Will ad andarsene, così da lasciare soli me e Nate, e magari riuscire a sistemare le cose.

"Va...va bene" annuisce, poco convinto, alzandosi di scatto. Tiene lo sguardo basso mentre attraversa la stanza, senza nemmeno voltarsi a salutarmi. Sposto leggermente la testa, in modo da riuscire a vedere Austin che mi fa l'occhiolino, prima di chiudere la porta dietro alle sue spalle. Cerco di mantenere la calma, mentre incrocio il suo sguardo, facendo dei respiri profondi.

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