Fratelli

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Il raggio obliquo del sole colpì quasi come una freccia gli occhi di Arianna, facendo esaltare il verde delle loro iridi. Lei strinse gli occhi e li abbassò sul libro, fissò le parole cercando invano di memorizzarle molto rapidamente. Il cuore le batteva a mille, accelerato dalla paura. Nella classe non volava neppure una mosca, si sentiva solo la tensione e il dito del professor Mazzarone che scorreva sull' elenco del registro, produceva un suono del tutto impercettibile, ma sinistro. Le sue labbra secche e pallide si aprirono e tuonò la sentenza <<Ferracchi e Cosma, all' interrogazione!>>.
I sospiro di sollievo si ripeterono per tutta la classe, mentre Ferracchi si alzava in piedi con la paura stampata sul suo volto grassottello e Cosma dall' altro capo dell' aula sembrava zoppicare verso la cattadra, con lo sguardo a terra e le braccia sul punto di giungersi, come quelle di un condannato. <<Ferracchi, mancano ancora trenta minuti alla ricreazione. Ho tutto il tempo per interrogarti, perciò puoi anche smetterla di camminare lentamente>> rise beffardo Mazzarone.
Arianna sollevata chiuse il libro di storia con un colpo secco, persino il sole sembrava non darle più fastidio ora. Non aveva affatto studiato il giorno prima, aveva avuto mille pensieri per la testa: l' ennesimo litigio tra i suoi genitori, i problemi economici sempre più martellanti, suo fratello Federico che si era fatto coinvolgere in un' altra rissa a lavoro, che gli era costata il posto, il ragazzo della sua vita Luca che si era lasciato con la sua ragazza tettona solo per mettersi con una ancora più prosperosa. Era una girandola di tristezza e di colori grigiastri la vita di Arianna. Non conosceva altro che cose tristi, che le toglievano la voglia di vivere come un durissimo e violentissimo colpo può toglierti il respiro. Aveva 19 anni e frequentava l' ultimo anno del Liceo, le mancava solo l' incubo della maturità per accentuare la tristezza, che da tempo la perseguitava. Certe volte si sentiva colpevole di tutto, persino delle cose in cui lei non c' entrava affatto. Era colpa sua se suo padre spendeva la metà del suo stipendio in alcolici? Era colpa sua se l'azienda per cui suo padre lavorava aveva stabilito di fare grossi tagli sugli operai? Era colpa sua se sua madre ormai era sempre più decisa a lasciare suo marito? Era colpa sua se suo fratello Federico si faceva coinvolgere così tanto da arrivare a fare a pugni con i suoi colleghi? Sembrava impossibile, eppure lei si sentiva sempre più responsabile di tutto ciò.

La campanella della ricreazione annunciò la fine della tortura per i due interrogati, che tornarono ai loro banchi con una tristezza indicibile e con una insufficienza in più. Cristina piroettando comparve davanti al banco di Arianna, si conoscevano da quando avevano solo 7, erano migliori amiche ed erano inseparabili. <<Oggi vieni a casa da me?>> le domandò allegra Cristina, prendendo una matita dall' astuccio della sua amica e giocherellandoci muovendola tra le dita. <<Non lo so>> rispose quasi scoraggiante Arianna, Cristina roteò gli occhi. Erano l' una l' opposta dell' altra: Arianna insicura e assolutamente poco determinata, mentre Cristina era energica, sicura di sé e determinatissima. Già sapeva cosa avrebbe fatto dopo la maturità: Giurisprudenza. Il suo obiettivo era quello di diventare la portavoce delle esigenze della società e dei diritti di tutti. Era anche vero, che Cristina aveva una storia del tutto diversa da quella di Arianna: era la figlia di un ricchissimo imprenditore cinematografico, infatti andava spesso a cene con registi molto famosi e celebri erano le sue foto con attori famosissimi come Stefano Accorsi, Sabrina Ferilli, Beppe Fiorello, Christian De Sica, Margherita Buy, Laura Chiatti... Ma lei non si entusiasmava mai per il mondo delle celebrità, che visitava così spesso. Qualche anno prima, lei aveva incontrato niente poppò di meno di Luca Argentero. Lei che di solito era tra le emarginate del Liceo, si era vista accerchiare da un esercito di ragazza schiamazzanti, che all' improvviso si erano rese conto della sua esistenza e avevano voluto stringere amicizia con lei. Non era bella Cristina: crespi capelli scuri e mossi, pelle chiara, occhi chiari ma messi del tutto in secondo piano dai suoi grandi occhiali neri, che le davano un' aria da intellettuale depresso. Indossava sempre grandi e larghe maglie scure con gruppi di rockstar come Kiss o Acdc.
<<Perché non vieni, dai! Mia madre vuole costringermi ad andare a fare shopping con lei. Se vieni tu, ho una scusa per non andarci>> mi supplica giungendo le mani, con la matita che spunta come lo stelo di un fiore tra le sue dita.
<<Mi chiami solo per questo?>> scherza Arianna fingendosi quasi arrabbiata.
<<Ma no!>> Cristina si siede sul banco <<Poi è da tanto che non mi parli di ragazzi, anzi di un ragazzo>> e poi getta un' occhiata rapidissima a Luca, che in quel momento parlava di calcio con altri ragazzo del V anno.
Arianna quasi sospirò nel vederlo parlare, con i suoi occhi grigi così concitati e belli. Lo amava dal primo istante, in cui lo aveva visto. "Amare" è una parola grossa per quello che Arianna sente di provare per lui. Era il tipico ragazzo fighissimo, che faceva sbavare tutte le ragazze della scuola: occhi ghiaccio, capelli gelatinati e alla moda, attaccante della squadra della città, muscoloso, ironico e in base a quanto detto da quelle che erano state a letto con lui, molto dotato. Luca aveva solo un unico difetto: considerava solo le ragazze bellissime e tremendamente sexy. A stento rivolgeva la parola ad Arianna, che era pur sempre una sua compagna di classe. Eppure, Arianna non era male, anzi era molto graziosa: occhi verdi, labbra carnose, capelli di un castano molto chiaro, ma con seni discreti, non molto prosperosi.
<<Non posso>> decise Arianna guardando di nuovo Cristina, che la fissava con una espressione quasi di supplica. <<Ti viene a prendere da scuola il tuo super fratello sexy, Federico?>> sorrise maliziosa Rossella, intervenendo nel dialogo tra Arianna e Cristina. Federico aveva molto successo con le donne, che impazzivano per il suo fisico tatuato da ribelle, il suo sorriso da rivoluzionario e la sua chioma, che lo facevano sembrare quasi un teppista magrolino, ma comunque capace di far turbinare nella mente e nel cuore delle donne agitati sogni erotici.
<<È probabile>> disse piuttosto fredda Arianna a Rossella, con la quale non aveva un ottimo rapporto.

C' era proprio Federico all' uscita da scuola, in sella al suo motorino mezzo scassato, con gli occhiali da sole e la canotta come se fosse estate, quando invece era già novembre e faceva freddissimo. Ma Federico era un ragazzo fuori dalla norma, si era iscritti al Classico come Arianna, ma al terzo anno aveva litigato come un folle contro l' insegnante, per questa ragione era stato espulso.
<<Non hai un altro casco?>> gli chiese Arianna, quando lui le porse l' unico casco.
Federico sorrise quasi intimidito, nel suo modo infantile di farsi perdonare, almeno da sua sorella. <<Tanto io so guidare bene. Sali!>>.
Arianna lo guardò paziente, poi prese il casco e lo indossò. Un gruppetto di ragazze si era fermato poco distante e osservava molto attentamente Federico, scambiandosi tra di loro numerosi commentini. Lui se ne era accorto e restava a farsi contemplare compiaciuto, Arianna anche un po' invidiosa delle attenzioni a lui riservate, si allacciò il casco molto in fretta e salì sul motorino.
Amava andare in motorino, si sentiva davvero libera. Chiudeva gli occhi e l' unica cosa contro cui doveva lottare era l' impulso di allargare le braccia e immaginare di poter volare. Voleva sentirsi libera Arianna, ma non ci riusciva, perché per sentirsi liberi e soprattutto per poter volare, prima di tutto bisognava saper lasciarsi andare.
Lei abitava in un caseggiato popolare, formato da palazzine a forma di grandi cubi grigiastri con balconi spogli e aventi solo ringhiere di un rosso molto opaco. Federico parcheggiò e lei scese dal motorino.
<<Com' è andata a scuola?>> le chiese prendendole il casco dalle mani e avviandosi verso il portone.
<<Le solite cose>> rispose Arianna pacata. <<Hai trovato lavoro?>>.
Lui fece spallucce <<Purtroppo no. Oggi ho chiesto nella fabbrica, in cui lavora il mio amico Emiliano, ma purtroppo no>>.
Arianna lo abbracciò, fermandosi davanti al portone mezzo rotto, che rimaneva sempre aperto.
<<Ti voglio bene>> gli sussurrò. Ed era vero. Lei non credeva più nei principi azzurri, non riteneva affatto suo padre un eroe, ma era in Federico che riconosceva la figura di un eroe. Lui abbracciò sua sorella e poi stretti proseguirono più incoraggiati verso il portone.

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