Come un sogno

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Il carcere aveva reso più magro, più pallido e più emaciato il padre di Arianna, sembrava che fosse invecchiato improvvisamente. Persino i suoi capelli ora sembravano bianchi. Arianna si chiese se il carcere avesse avuto lo stesso effetto su Alessandro. Guardando suo padre pensava a quello che doveva passare Alessandro in carcere, c' era una grande differenza tra loro due però: suo padre non era innocente, Alessandro sì invece. Arianna si aggrappò interamente a questa speranza. <<Papà, non hai toccato nulla>> gli disse notando il suo piatto ancora integro.
<<Non ho fame, Arianna>> rispose lui con lo sguardo perso nel vuoto, seduto su quella sedia da così tanto tempo, che sembrava che si fosse pietrificato. <<Papà, se continui così, muori>> gli disse con un tono quasi sfinito Arianna, insistendo davanti a quel piatto. Suo padre non mosse neppure le labbra per replicare, si limitò a restare fermo rifiutandosi persino di guardare il piatto. Arianna credette di impazzire, indossò il cappotto e uscì di casa con solo la borsa con i suoi libri. Se tutto fosse stato normale, lei ora avrebbe potuto scegliere se andare da Alessandro o se studiare con Cristina, ma il primo era stato sbattuto in una cella, mentre la seconda era stata uccisa. I sensi di colpa la invasero immediatamente, quando pensò a Cristina. Fiamma la aveva uccisa, eppure Arianna si sentiva responsabile al punto, che era come se la avesse uccisa anche lei. Si fermò sul pianerottolo, si appoggiò alla parete ed estrasse il suo cellulare. Digitò il numero della polizia, era pronta a far partire la chiamata e a dire tutto, ma egoisticamente ricordò il prezzo che avrebbe pagato: perdere Alessandro per sempre e condannarlo al carcere. Spense il cellulare, mentre i sensi di colpa per Cristina si moltiplicavano sempre di più e reggendosi forte al corrimano scese le scale. L' aria di aprile iniziava a diventare più calda, c' era solo un leggero venticello piacevole. Anche quel pomeriggio si sarebbe recata al Bar Meade, ovvero quel piccolo locale poco distante da casa sua.
Come al solito era semivuoto, c' erano solo delle mamme che sorseggiavano del caffè sedute ai tavolini di fuori, mentre i loro bambini frignavano o dormivano nei loro passeggini. Si stava molto bene fuori sotto i gazebo originariamente bianchi, ma resi giallastri dal tempo e dallo sporco. Arianna scelse comunque di stare dentro, perché lì non c' era nessuno. Occupò il tavolino più distante dall' entrata e anche quello più nascosto, aprì il suo libro di letteratura per studiare. <<Cosa ti porto?>> chiese subito la ragazza che lavorava dentro, era una ragazza sui venticinque anni, capelli tagliati cortissimi e tinti di un biondo platino, mentre il ciuffo era tinto di un viola fin troppo acceso. Era stata una fiamma di Federico, perciò Arianna un po' la conosceva: si chiamava Rossana. <<Mmh portami un caffè e una brioche alla gianduia, grazie>> ordinò Arianna, Rossana continuando a masticare la gomma segnò molto rapidamente l' ordine sul coloratissimo bloc notes e svanì per ritornare pochi minuti dopo.

Arianna studiava per non pensare, passava ormai ogni minuto libero sui libri, perché se si distraeva un attimo pensava ad Alessandro e a Cristina e tutto questo avrebbe potuto severamente ucciderla. <<Io so chi sei>> disse una voce straniera con un forte accento dei paesi dell' America Latina, Arianna alzò lo sguardo dai suoi esercizi di fisica e vide davanti a sé quello che doveva essere un mancato attore di tele novelas. <<Scusami?>> gli chiese con molta gentilezza. L' uomo si sedette al tavolo senza essere stato neppure invitato. <<Sei la ragazza di quel porco assassino>> disse l' uomo molto arrabbiato, tanto che quando Rossana si avvicinò a prendere le sue ordinazioni, lui le aveva lanciato uno sguardo talmente carico di ira, che lei era scappata via. <<Il mio fidanzato non è un porco assassino>> lo difese Arianna ricambiando lo sguardo di sfida e di rabbia dell' uomo. <<Ah si?>> disse lui <<Io c' ero un quella villa, quando ho visto lui nella camera della mia Daniela con il coltello in mano>>. Delle lacrime rigavano quel volto bellissimo e così espressivo. <<Lui non l' ha uccisa>> ripeté Arianna meno aggressiva, ma più compassionevole nei riguardi della sofferenza di quell' uomo. <<Lei aspettava mio figlio>> disse l' uomo continuando a piangeree. Questa notizia sorprese moltissimo Arianna: il bambino, che aspettava Daniela, non era di Alessandro?
<<Era tuo figlio?>> gli chiese lei con gli occhi sgranati. <<Si, io ero innamorato moltissimo di lei. Aspettavamo un bambino, ma lei mi aveva detto di non dirlo a nessuno, perché il nostro bambino sarebbe cresciuto meglio, se avesse avuto come padre Alessandro Virigni. Io mi fidavo totalmente di lei, perché ero innamoratissimo di lei>> raccontò l' uomo continuando a piangere.
<<Io invece sono innamoratissima di lui e so per certo che non l' ha uccisa lui. Il vero assassino della tua amante è a piede libero, se mi aiuti, possiamo sbatterlo dentro!>> lo incitò Arianna, ma l' uomo sembrava fin troppo convinto delle sue idee.
<<Come ti chiami?>> gli domandò Arianna, lui alzò gli occhi su di lei e rispose in spagnolo <<Jo me llamo Pablo>>. Arianna gli tese la mano da sopra al tavola <<Io sono Arianna>>. Pablo le strinse la mano quasi con forza, come se volesse fare del male. <<Non è stato lui a ucciderla. Se mi dai una mano, te lo posso anche dimostrare>> gli disse lei guardandolo dritto negli occhi. Pablo sembrò sul punto di urlare, ma poi si alzò e le si avvicinò <<Vieni con me e ti farò vedere come l' uomo, che ami, ha ucciso la donna, che io ho sempre amato>>. Arianna si sentì spaesata, istintivamente la sua mente si rifiutò di seguirlo, ma poi dovette arrendersi. Forse lì avrebbe trovato indizi per scagionare Alessandro. <<Va bene>> rispose a denti stretti e si alzò, si stava dirigendo verso la cassa, ma lui la fermò dicendole con un tono autoritario <<Ti offro io>> e si diresse rapido verso Rossana, che stava spiando tutta la scena, perciò si ricompose fissando all' improvviso tutt' altre cose. Arianna mise in ordine i suoi libri, riaccese il telefono, c' era solo un SMS di suo fratello, perché Alessandro non poteva scriverle essendo in carcere e Cristina non avrebbe mai potuto scriverle. Il messaggio di Federico era davvero molto corto "Ti porto un regalino dalla Sicilia", Arianna sorrise allo schermo, avrebbe voluto rispondergli per complimentarsi per le sue tappe in Sicilia, ma Pablo era già lì con i piedi piantati e le braccia conserte, così Arianna decise di scrivere dopo a Federico.

Il buio avvolgeva tutto, mentre Arianna si reggeva a Pablo, mentre si avvicinavano al cancello della Villa Ferrante in sella al suo motorino. Arianna si sentiva a disagio a stare così vicina a Pablo, non era la sua bellezza a metterla a disagio, ma quel contesto e la rabbia, che emanava. Arrivati davanti alla villa, si fermarono e scesero. <<Non è rimasto più nessuno. Sono tutti andati via. L' erede è il fratello del signor Vincenzo, ma non può accedere, perché anche i parenti della mia Daniela vogliono quacosa. Ci sono solo io qui, perché devo curare il giardino e fare la guardia alla casa>> spiegò Pablo, aprendo la porta d' ingresso. Entrarono nell' ingresso, c' erano foto di Daniela dappertutto, sembrava un mausoleo costruito per lei. Pablo prese da sopra un mobiletto una foto di Daniela, mentre seminuda rideva verso l' obiettivo e la baciò. Ci tenne a informare Arianna <<Questa gliel' ho scattata io. Ho la passione per le foto>>. Sembrò quasi essersi pentito di aver condiviso questa piccola informazione con Arianna, le fece un gesto per seguirlo e si ritrovarono nella camera da letto, che era stata di Daniela e di Vincenzo, lì era stata trovata uccisa, lì era stato trovato Alessandro con quell' arma. Il letto era non solo sfatto, ma sembrava che fosse stato smontato. Non c' erano lenzuola, materassi, tutto sembrava smantellato. Arianna provò a immaginare la scena collocando Alessandro e il cadavere tra le lenzuola di quel letto, ma le sembrò di vivere in un incubo. <<Lui l' ha uccisa proprio qui>> disse Pablo con un tono di voce duro, Arianna lo guardò, stava per ribattere, ma lui le tappò la bocca con la mano e la gettò sulla retina di quel letto, il suo corpo sul suo. Arianna cercò di divincolarsi, ma Pedro aveva un fisico atletico ed era impossibile riuscire a vincerlo. <<Quando ti avrò uccisa, lui saprà che cosa vuol dire perdere chi si ama>> le urlò continuando a tapparle la bocca. <<Ti ho detto che ti avrei fatto vedere come l' ha uccisa, perciò ti ucciderò esattamente come ha fatto lui con la mia Daniela>>. Estrasse dalla tasca un coltellino a serramanico, lo avvicinò al volto di Arianna e le incise un grande taglio su una guancia. Un rivolo di sangue caldo prese a scorrerle sul volto, mentre il dolore della ferita si faceva sempre più forte e lui affondava la punta di quel coltellino nell' altra guancia di Arianna. Non pensò a molte cose lei, pensò che ora lui avrebbe affondato quel coltellino in lei e avrebbe posto fine alla sua vita. Alessandro si sarebbe mai fatto una ragione alla sua morte? Sperò di si, mentre si sentiva scivolare verso la sua migliore amica. Fu così bello ricordare quello che forse era stato l' ultimo bacio tra lei e Alessandro, che risentì nel suo corpo l' eternità di quel momento e in un certo senso quell' eternità le attutì il dolore del coltellino, che le entrava nel ventre. Sentì le forze diventare sempre più delle debolezze, sentì un' altra volta la lama farsi largo in lei e delle lacrime caderle sulle labbra. Aveva già chiuso gli occhi per prepararsi a morire e soprattutto per farlo con i volti delle persone, che più amava, stagliati nella sua mente, perché così sarebbe stato come sognare morire. Lei stranamente non stava piangendo, quindi quelle lacrime non potevano non essere che di Pablo, che piangeva sonoramente. Un' altra volta quel coltellino le scavò dentro, lo fece per la quarta volta, poi quella fu l' ultima. Il pianto di Pablo diventava sempre più flebile alle orecchie di Arianna, finché non scomparve del tutto.

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