Miracoli

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Carlo Virigni entrò in casa all' ora di cena, mentre Alessandro e Deianira erano seduti allo stesso tavolo ma in due mondi diversi, non provando neanche di fare conversazione.
<<Sono tornato!>> si annunciò Carlo, arrivando in sala da pranzo con il suo cappotto piegato sul braccio. <<Tutto bene il viaggio, dottore?>> gli chiese con gentilezza Susanna andando a prendergli il cappotto.
<<Si, Susanna, ma ho una fame assurda. Cosa hai preparato?>>.
<<Le lasagne>>.
<<Non ci crederai, ma in aereo ho sognato le tue lasagne>>. Susanna rise cordialmente e Carlo si sedette a capo tavola. Prese un tovagliolo e dopo averlo piegato, se lo sistemò al colletto per non macchiarsi la camicia.
<<Ciao tesoro>> gli disse Deianira, allungando il braccio per accarezzargli il polso. <<Ciao amore mio, ho comprato il mio abito per il matrimonio!>> le confidò allegro. La sua faccia artificiale si contrasse in un' espressione preoccupatissima, come se le avesse detto che sotto il loro tavolo vi era una bomba. <<Sei andato con il nostro wedding planner, giusto?>> gli chiese visibilmente aggrappata con tutte le sue forze a quella domanda, che in realtà aveva i contorni di una speranza.
<<In realtà no, con Mandelli. Alessandro, ricordi il professor Mandelli?>> guardò suo figlio, che silenzioso annuí. Come avrebbe potuto dimenticare il professor Mandelli? Alessandro dopo la maturità si era iscritto alla Facoltà di Economia e tra i suoi professori aveva avuto Mandelli. L' unico esame che aveva sostenuto e passato era stato il suo, ovviamente perché Mandelli e Carlo Virigni erano grandi amici (Mandelli sarebbe stato il testimone di nozze di Carlo). Alessandro aveva lasciato l' università una settimana dopo l' esame con Mandelli, perché non gli piaceva ciò che studiava e perché non sopportava la concentrazione di amici di suo padre, che erano in quella Facoltà e che lo avrebbero promosso solo perché era il figlio di Carlo Virigni. Studiava Giurisprudenza, andava piuttosto bene e gli mancavano due anni per la laurea.
<<Amore, ho usato una delle tue carte di credito per comprare il biglietto per Milano. Ti dispiace?>> Alessandro odiava quando Deianira esibiva il musetto per convincere suo padre a farsi viziare ancora e ancora. <<Tranquilla, amore mio. Lo hai fatto anche ad Alessandro? Dovrebbe chiedere all' università di Milano quali documenti deve portare per il trasferimento. È stato a Milano molte volte, ma magari potrebbe aver bisogno di...>>.
<<Non mi trasferisco più a Milano. Io ho cambiato idea e voglio restare qui>> lo interruppe Alessandro, abbassando lo sguardo sul suo piatto e continuando a mangiare per non scoppiare a ridere davanti alle facce sbigottite di suo padre e di Deianira.
<<C-c-c-cosa?>> schiamazzò lei con un tono di voce oltremodo acuto.
<<Non partì più? Vuoi rimanere qui?>> gli chiese preoccupato suo padre. Alessandro annuì più volte deciso, Deianira si alzò di scatto e andò via quasi barcollando come un' ubriaca. <<So che vi ho dato una brutta notizia>> commentò Alessandro <<Perciò avrei pensato ad una casa tutta per me, magari in centro. Una piccola, anche un monolocale, qualcosa di semplicissimo. Starò benissimo lì>>. Carlo rimase in silenzio, Susanna gli servì le lasagne, ma lui continuò a stare zitto, a osservare un punto a caso nello spazio. Alessandro sapeva che in quel momento suo padre stava analizzando la questione, cercando una scusa per giustificare davanti a tutti il trasferimento del figlio in un' altra casa, ma nella stessa città. Poi incominciò ad annuire molto lentamente. <<Sono d' accordo>> decise.
<<Perché no?>> chiese a se stesso Carlo. Sembrava che stesse facendo un monologo <<Tu ormai hai 24 anni, sei grande e vuoi i tuoi spazi. D' altra parte, il figlio di una mia collega tedesca vive fuori casa dall' età di 18 anni.... Poi ho un appartamentino minuscolo in centro, i suoi inquilini lo hanno lasciato da qualche settimana... Non bisognerebbe neppure fare qualche aggiusto... Solo dare una mano di pittura...>>.
<<Posso pitturare io, è un' attività che mi rilassa molto. In pochi giorni posso già trasferirmi>> propose Alessandro. Suo padre annuì deciso.
<<Poi ora una camera in più vi servirebbe molto, visto che sta per arrivare un nuovo Virigni>> commentò sorridente Alessandro, anche suo padre sorrise. <<Deianira te l' ha detto, vero?>>. Alessandro annuì.
<<Beh a dir la verità, fino a qualche anno fa ero sicuro che non avrei mai avuto un altro figlio. E non mi dispiace affatto. Vedi, quando io e tua madre ti avemmo, lei mi disse festante che avrebbe voluto subito darti un fratellino o una sorellina>> si fermò un attimo, nei suoi occhi brillava la magia di quei momenti, che stava raccontando. <<Io non ne volevo, devo essere sincero. E, ahimè, dopo qualche anno scoprimmo che tua madre aveva un problema e che non poteva avere figli. C' era una bassissima probabilità per lei di rimanere incinta e tu eri stato quella piccolissima probabilità. Eri stato un miracolo, anzi il nostro miracolo. Quando però tua mamma è andata via salendo in cielo, aspettava un secondo miracolo>>. Suo padre non piangeva mai, eppure quel giorno avvenne quel miracolo. Dagli occhi di un uomo di fuoco come Carlo Virigni uscirono delle lacrime. Alessandro si sentì stranamente e miracolosamente vicino al padre, gli pose una mano sulla spalla, come fanno i padri e i figli dei film americani.
<<Dai, mangiamo queste lasagna, che mi sembrano squisite. Susanna, prenditi un piatto anche tu e siediti qui>> si ricompose suo padre, con la voce ancora rotta dalla commozione e asciugandosi le lacrime. Susanna, che stava piangendo quasi di nascosto alle spalle di Carlo, mormorò <<Va bene>> e si servì un piatto di lasagna.
In quella villa ci fu la parvenza di un clima bestiale, che veniva rotto. Come se quella nebbia invisibile e opprimente che avvolgeva sempre quella villa si fosse stancata e avesse deciso di dissolversi dinnanzi al sole. Finirono di mangiare, Alessandro e Carlo aiutarono Susanna a sparacchiare. Alessandro aveva telefonato al suo amico Michele che era malato e che non poteva uscire quel sabato sera e aveva trasformato suo padre in un ragazzino. Si erano fiondati in palestra, indossato delle tute di fortuna e iniziato a massacrarsi di pesi e tapis- roulet. <<Papà, senza che tu pianga come un disperato, mi racconti come hai incontrato mamma?>> gli chiese Alessandro. Suo padre lo guardò un po' accigliato, ma anche divertito e disse <<Non potrei mai piangere! Fu un incontro comico>>.
<<Dai racconta>> lo incalzò suo figlio.
<<E va bene. Allora, ero a una festa, a un addio al celibato a dir il vero. Il mio amico festeggiava in un locale del centro, lì si sarebbe svolta la prima parte: alcool, cibo e possibilmente ragazze da rimorchiare. Poi saremmo andati in una suite, dove ci sarebbe stata la seconda parte: altro alcool e film porno. La terza parte sarebbe poi venuta da noi: spogliarelliste e squillo. Mentre eravamo ancora alla prima parte, mi spostai in bagno per concordare con il tipo delle spogliarellista l' ora per venire a esibirsi
. E non vuoi che una borsettata mi colpì proprio la guancia? Ero nel bagno del donne. Come era infuriata tua madre>> Carlo si piegò in due dalle risate, non riusciva quasi a respirare. <<Io mi scusai, le dissi che mi ero sbagliato e che non avevo visto nessun cartello fuori dal bagno, ma lei non ci credette e mi mandò a quel paese. Dopo un po' a tavolo mi arrivò un bicchiere di birra con un biglietto di scuse. Mi disse che quando era uscita aveva notato l' assenza dell' icona femminile e aveva scoperto che le avevano tolte dei vandali (mai le dissi che i vandali erano i miei amici). Accettai la birra e le proposi di farsi offrire una birra. Accettò. Dovevamo stare solo 5 minuti insieme, invece stemmo tutta la serata insieme. Il programmino per l' addio al celibato lo avevo deciso io, ma lei me lo fece saltare in aria. Mi ha fatto saltare in aria tutta la vita, me l' ha fatta arrivare tra le stelle>> ora i suoi occhi erano di nuovo commossi.
<<E come le hai detto che l' amavi?>>.
<<Decisi di dirglielo una sera a cena, su un ristorantino in riva al mare. Era troppo bella, perché riuscissi a capire qualcosa. Passammo tutta la serata a parlare di un film, di cui eravamo appassionati entrambi. Per quella sera mi ero fatto dare lezioni di canto per cantare 'Ma l' amore no', è una canzone molto vecchia, non ricordo neanche chi la cantasse. Fui stonatissimo. Mentre la riaccompagnavo a casa però, mi disse di tornare al ristorante, perché doveva aver dimenticato qualcosa lì. Era tardissimo. Svoltai e tornammo lì. Il ristorante stava chiudendo, ma lei correndo corse dentro ignorando le proteste dei camerieri, che stavano sparecchiando. Io la inseguii scusandomi con i camerieri per me e per lei. La trovai ferma di fronte al mare. Lei chiesi se avesse trovato questa cosa. Lei si girò, mi baciò e poi mi disse "Ora si. Ho dimenticato di darti questo bacio qui".>>. Alessandro e Carlo si abbracciarono, poi sentì il cellulare squillargli in tasca.
Lo estrasse e lesse il nome di Arianna. <<Chi è?>> gli chiese suo padre.
<<La ragazza di cui l' universo porta il nome>> rispose Alessandro.

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