Uomo di Fuoco

43.6K 1.1K 14
                                    

La visitò un medico giovanissimo, sembrava appena uscita dal Liceo piuttosto che da un' università. Era alquanto robusto, con due sottili baffi e occhiali spessi e rotondi. Le tastò il braccio, le fece fare una lastra, la controllò molto attentamente fischiettando una canzone dei Linkin Park e poi si pronunciò <<Sei stata fortunata, non ti è successo nulla>>. Il padre di Arianna sospirò sollevato, poi uscirono dal pronto soccorso.
C' era molto silenzio tra di loro, silenzio dovuto a imbarazzo. Il padre di Arianna puzzava di alcool, ma sembrava stranamente lucido. Appena si sedettero in auto, il padre si asciugò una lacrima. <<Scusami, sono un pessimo padre>> le disse senza avere il coraggio di guardarla in faccia.
<<Ha fatto bene tua madre a lasciarmi, ha fatto benissimo anche tuo fratello ad andare via>> Arianna non lo guardava, restava ferma a fissarsi le dita intrecciate tra di loro sulle sue gambe. <<Vuoi che ti accompagni da tua madre? So dove abita ora>>. Arianna ci pensò su un attimo, ma scosse subito la testa. <<Dalla tua amica Cristina?>>.
<<No, andiamo a casa>> rispose con un tono piatto Arianna.
<<Davvero?>> chiese quasi commosso suo padre, guardandola con occhi sgranati e lucidi.
<<Si, andiamo a casa. Stai tranquillo, papà, non mi sono affatto offesa per quello che è successo prima>> a sentire queste parole, il padre di Arianna scoppiò in un gran sorriso e mise subito in moto la loro auto.
<<Papà, devi assolutamente tornare al lavoro, altrimenti ti licenzieranno sicuramente>>.
Suo padre fece una risata grassa e innaturale, una risata che chiaramente nascondeva una certa rassegnazione <<Sono già nella lista nera, figlia mia. Ci vorrebbe un miracolo per convincere Virigni a non licenziarmi>>. Sentendo quel cognome, Arianna pensò subito al ragazzo, che la aveva aiutata pagandole tutti quei danni. Non poteva non essergli grata, ma in un certo senso sentiva un senso di odio nei confronti di quel ragazzo: era il figlio di Carlo Virigni, l' uomo che stava per licenziare suo padre e chissà quanti altri. Li odiava quelli come Alessandro Virigni: ricchi sfondati, privilegiati, fortunatissimi, senza aver fatto nulla, nascendo solo con la fortuna di essere figli di persone potenti e ricche. Anche se Alessandro era sembrato diverso dai soliti figli viziati, le era andato in contro, la aveva aiutata e addirittura aveva pagato 3000 € per lei. Le era sembrato senza dubbio diverso dagli altri, forse lui le avrebbe dato una mano. Sì, sarebbe andata a casa sua per chiedergli questo suo ultimo favore, in fondo cosa gli sarebbe costato salvare un posto di lavoro per un dipendente. Arianna avrebbe cercato anche di aiutare suo padre, fargli smettere di bere e sorreggerlo. Era fondamentale mantenere quel posto di lavoro per aiutarlo.

Arianna andò a coricarsi presto, nella sua stanza si sentiva ancora forte l' intensissimo profumo del detersivo, che aveva versato sulla pozza di vomito. Arianna aprì la finestra, poi si distese sul letto. Sognò Alessandro Virigni: bellissimo con la sua giacca elegante e i suoi modi elegantissimi di camminare, la sua mano che prendeva la sua, la aiutava ad alzarsi, ma non le lasciava la mano, anzi restavano mano nella mano. I suoi occhi azzurri che non la perdevano di vista, proprio come la sua mano che non lasciava la sua. Si svegliò prestissimo, guardò l' orologio: erano appena le 6:02. Non poteva fare un' altra assenza, poi quel venerdì c' era assemblea di isituto, perciò non rischiava neppure di essere interrogata. Andò a farsi la doccia, poi spiò nella sua camera di suo padre, che aveva lasciato la porta semiaperta. Si chiese se valesse davvero la pena di chiedere ad Alessandro Virigni di salvarlo, decise che questa sarebbe stata l' ultima possibilità che avrebbe concesso a suo padre. Si vestì indossando un vestitino molto carino, forse un po' esagerato per una assemblea di istituto.

Cristina indossava la maglia degli Iron Maiden, era seduta sugli scalini della scuola e ascoltava la musica con le cuffiette. Appena vide la sua amica, scattò in piedi e si sbracciò per salutarla. <<Ciao Crystel!>> la salutò Arianna, ridendo come una matta nel vedere la faccia offesa dell' amica (sua madre la chiamava 'Crystel' e lei detestava quel soprannome). <<Ti odio, quando mi chiami così!>> si schernì Cristina gettando però le braccia al collo alla sua amica. Entrarono insieme nell' aula magna e presero posto insieme ai loro compagni di classe. Appena si sedettero, giunse Luca. Bellissimo come sempre e molto simile a un attore, a cui hanno appena riferito che ha vinto l' Oscar. <<Non è bellissimo?>> sospirò a se stessa Arianna.

Cristina le diede un passaggio con la sua Vespa nella villa dei Virigni, Arianna non le aveva detto la verità, ma solamente che suo padre la aspettava lì per qualche misteriosa ragione. Arianna si fermò a contemplare la bellezza della villa, davanti a cui si trovava. Un giardino che sembrava gigantesco, curato nei minimi dettagli, un gran numero di fontane, sentieri lastricati, pergolati e poi in fondo questa villa, che sembrava un castello. Marmo chiaro con venature rosse, grandi vetrate, con una piscina che sembrava costeggiare le vetrate della villa. Arianna restò di stucco, meravigliata da quelle straordinarie architetture... Sembrava un sogno, che però intimoriva Arianna e quasi la bloccava davanti a quel cancello di ottone.
Si fece animo e proseguì, camminò in quella bellezza, cercando di non prestare attenzione a quel lusso, a cui non era affatto abituata e che in un certo senso la intimoriva. Arrivò alla grande porta d' ingresso intarsiata e con il simbolo dei Virigni inciso sl suo centro: un uomo simile a un eroe greco circondato da un' aurea di fuoco. Quasi tremando, si fece forza e suonò il campanello.
Rimase qualche minuto ferma davanti alla porta, forse non c' era nessuno dentro, se lo augurò, ma nonostante questo suonò una seconda volta e aprirono immediatamente.
Aprì la porta quella che senza ombra di dubbio era una domestica: un grembiule immacolato e ricamato, una donna tracagnotta con capelli grigi e legati sulla testa, un gran sorriso bonario sul volto.
<<Salve>> disse educatamente la donna. <<Ehm salve... Alessandro Virigni è in casa?>> chiese Arianna con una voce incerta e tremante. La donna annuì sorridente e la fece entrare. <<Vuoi che te lo chiami?>> chiese guardando Arianna con un sorriso molto dolce.
<<Le sarei molto grata>> rispose Arianna e la dona si avviò verso una rampa di scale in marmo. Arianna rimase sola in quell' ingresso talmente grande, che sicuramente aveva le stesse dimensioni dell' intero appartamento. Sembrava di essere entrati in una nuvola d' oro, tutto sembrava essere dorato o per lo meno tendente a quel colore. I mobili antichi, l' immenso tappeto persiano, i ritratti appesi sulle pareti e tutto ciò che si trovava in quella casa sembrava che si trovasse lì per assolvere a un compito: omaggiare quel simbolo: l' uomo di fuoco, che era ritratto sull' enorme arazzo appeso. Arianna rimase a lungo a osservare quella figura, rapita dalla perfezione di quell' eroe e dal fuoco, che sembrava incredibilmente vivo.
<<È il simbolo della mia famiglia. Fu il mio bisnonno a sceglierlo. È un uomo di fuoco, perché Virigni in latino vuol dire 'Uomo di fuoco'>> disse una voce maschile alle sua spalle, lei lo riconobbe subito. Si voltò e si ritrovò Alessandro Virigni in tutto il suo splendore. Indossava un paio di jeans ed era a petto nudo: muscoloso, bellissimo e con i suoi occhi azzurri che erano incredibilmente vivi. La sua bellezza lo avvicinavano all' eroe dell' arezzo, i suoi occhi vivi al fuoco. Arianna si sentì avvolgere da quel fuoco, che la bruciava, ma non la consumava, anzi sembrava che lei fosse il carburante infinito di quel fuoco. Cercò di non lasciarsi affascinare da quel ragazzi, andando dritta al sodo. <<Scusa, se piombo di nuovo nella tua vita. Dovrei restituirti quei soldi, ma non ne ho>> si fermò, lui mise le mani sui fianchi e la ascoltò. <<Mio padre lavora nell' industria del tuo, ma rischia di essere licenziato. Se dovesse succedere, sarebbe la fine. Ti prego, aiutami>> Alessandro la guardò a lungo, fece qualche passò verso di lei. Aveva un' espressione indecifrabile sul suo viso, era impossibile capirlo, si poteva solo cercare di leggere i pochi frammenti chiari: una sfumatura erotica, un sorriso magnetico, gli occhi azzurri che sembravano fiamme elettriche. Tutto ciò lo faceva sembrare ancora più bello.
<<Posso aiutarti>> disse fermandosi a poca distanza da Arianna.
<<Come ti chiami?>> le chiese.
<<Arianna Bellanima>> il sorriso di lui diventò più caldo.
<<Arianna Bellanima, ti aiuto, ma questa volta voglio un pegno in cambio...>> era imperscrutabile la sua bellezza.
<<Cosa?>> chiese Arianna.
Le sue labbra sorrisero ancora, poi si dischiusero e pronunciarono le parole del pegno, che desiderava.

Per favore METTI IL LIKE, COMMENTA E SEGUIMI!

I Gemiti del PrincipeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora