<<Entra!>> ordinò la guardia carceraria ad Alessandro, gli diede una spinta con la sua mano pesante facendolo entrare violentemente nella cella. Alessandro sentì dietro di sé le sbarre della cella chiudersi con un sonoro colpo metallico. La stanza era davvero molto piccola, le pareti verniciate di bianco, ma totalmente sporche. Una parete era tappezzata con foto di belle ragazze seminude, sull' altra c' era un letto a castello, dall' alto penzolavano le gambe di un uomo piuttosto robusto, le braccia sembravano capaci di sollevare macigni. L' uomo indossava una consunta canottiera bianca macchiata in numerosi punti, le braccia erano così scoperte ed erano molto villose. L' uomo aveva una calvizia piuttosto incipiente, la sua carnagione era scura e tra le labbra sottili rotolava uno stuzzicadenti, mentre i suoi occhi fin troppo vicini tra di loro guardavano arcigni verso Alessandro sul suo naso rotto. Sul letto sotto la parete coperta da poster pornografici c' era un ragazzo, che poteva essere addirittura più giovane di Alessandro: capelli di un biondo chiarissimo, guance paffute e rosse, occhi acquosi e chiari, una tuta troppo magra per il suo fisico asciutto. Dai suoi tratti sembrava dei paesi dell' Est. <<È arrivato il Re. Forza, Ranocchietto, fai un profondo inchino al Re. Che aspetti?>> rise con la sua voce grossa l' uomo seduto sul letto a castello. Il ragazzo chiamato Ranocchietto sdraiato sul letto si alzò di scatto e poi sorrise gentilmente ad Alessandro e gli tese la mano <<Ciao, mi chiamo Matein, vengo dalla Romania. Tu sei Alessandro Virigni, giusto?>>.
Alessandro annuì e gli strinse la mano <<Si, sono io. Dove posso dormire?>>.
L' uomo con le gambe penzoloni scoppiò a ridere e scontroso disse <<Fosse per me, ti farei dormire sul pavimento... Prima però in quel punto dovrei sputarci più volte>>.
Alessandro gli lanciò uno sguardo di sfida, che l' uomo gli rilanciò subito. <<Io dormo qui>> disse Matein con il suo forte accento rumeno indicando il letto sotto i manifesti pornografici e con un tono allegro per smorzare la tensione. <<Lì sopra invece dorme Filippo>> lo informò indicando il letto di sopra del letto a castello. <<Non rimane che questo>> concluse Alessandro guardando il letto di sotto, si sedette sopra e si sdraiò sopra. Vide Filippo che scendeva con un balzo da sopra, l' omone si sedette sul letto di Matein e distese le sue gambe sul letto di Alessandro, poggiando i suoi scarponi proprio vicino al cuscino di Alessandro. <<Toglili>> gli disse arrabbiato Alessandro, mettendosi a sedere e guardandolo con rabbia, Filippo facendo crocchiare minacciosamente le dita e restando nella stessa e identica posizione. <<Ti ho detto di levare subito questi piedi>> gli ripeté Alessandro con la voce sempre più dura.
Filippo rise <<Non sei un cazzo di nessuno, Virigni. Lo vuoi capire? Hai ucciso quella puttana e pretendevi di passartela liscia? Ti sbagliavi. Qui dentro tu per me non sei proprio un cazzo di nessuno. Capito, figlio di una fottutissima zoccola?>>.
Alessandro reagì in un attimo, non doveva permettersi di attaccare sua madre, si lanciò contro Filippo, ma Matein si frappose tra loro due evitando lo scontro. <<No, no, no!>> urlò Matein. Filippo continuò a ridere, poi abbassò i piedi dal letto e si avviò verso il bagno.
<<Non doveva toccare mia madre..>> ringhiò Alessandro fissando le spalle di Filippo. <<È un brav' uomo, però è stato molto sfortunato, poi...>> tentò di spiegargli Matein a bassa voce, ma Filippo si voltò con rapidità verso Matein e gli mollò uno schiaffo violento, Alessandro provò a scagliarsi di nuovo contro Filippo, ma Matein si frappose di nuovo per dividerli. <<TU. MERDA. NON. DEVI. DIRE. I. CAZZI. MIEI. PENSA. A. TE. LADRO. DI. MERDA. TORNATENE. NEL. TUO. PAESE. DELLA. MINCHIA!>> gli gridò contro Filippo scandendo ogni parola. Una guardia carceraria bussò contro la porta della cella, aprendo la frinestrella e chiedendo <<Ci sono problemi qui?>>.
<<No, è tutto ok>> rispose calmo Matein e la guarda carceraria chiuse la finestrella. Matein abbassò lo sguardo, si vergognava, si vedeva. Filippo andò in bagno e si chiuse dentro. <<Io non avrei mai voluto fare quelle rapine. Avevo quasi diciassette anni, quando sono venuto in Italia. Ho lasciato tutto lì: la mia famiglia, i miei amici e poi la mia fidanzata. Ho lavorato in un sacco di posti e ho fatto milioni di lavori: muratore, facchino, ho spalato così tanta merda di cavallo in una fattoria, che alla fine non mi sembrava neanche una puzza, ho fatto di tutto. Qualche anno fa sono stato licenziato dalla ferramenta, in cui lavoravo. Avevo trovato un nuovo lavoro presso una ditta di pulizie, ma mi servivano tanti soldi, perché volevo aiutare mia sorella a studiare, permettere a mio padre di smettere di lavorare, perché non può piegarsi per un problema alla schiena, regalare a mia madre una collana, perché ha venduto tutti i suoi gioielli per mangiare, magari sposarmi...>> Matein si fermò, aveva gli occhi pieni di lacrime, Alessandro gli cinse le spalle con un braccio. <<Ho incontrato un mio connazionale, lui stava in Italia da molti più anni, mi ha detto che aveva bisogno di me, perché stava pensando a un paio di colpi. Mi ha parlato per ore e ore di alcune rapine, che aveva già fatto e che gli avevano fatto fare un mucchio di soldi. Mi portò a casa sua per farmi vedere i mobili, che aveva comprato con i soldi di quelle rapine, i vestiti griffati di sua moglie e delle sue due figlie e la Playstation del figlio. Addirittura mi aveva proposto di frequentare sua figlia. Mi aveva convito a fare queste cinque rapine che ci avrebbero fatto diventare ricchi e ci avrebbero permesso di realizzare tutti i nostri obiettivi>> Matein si fermò un attimo, aveva un sorriso triste sul volto, come se ricordasse di quel momento e gli venisse da ridere per la sua ingenuità. Proseguì poi con lo sguardo basso ancora provato dalla vergogna <<Il primo obiettivo fu una farmacia di periferia, fu molto tranquillo quel colpo: ci portammo via circa mille euro, non li avevo mai visti così tanti tutti in una volta. Decidemmo di smezzare dopo l' ultimo colpo, così il mio complice si tenne tutto. Fu molto più difficile il secondo: rapinammo un supermercato e fummo inseguiti da due guardie della vigilanza, iniziammo a correre, non fu affatto semplice, ma alla fine riuscimmo a disperderli. Volevo fermarmi, non volevo più fare gli altri colpi, avevo rischiato troppo e non volevo finire nei guai. Ma lui era molto persuasivo e così facemmo il terzo colpo, che fu più semplice del secondo: un emporio, scegliemmo quel posto, perché mi sembrava molto tranquillo e senza grossi rischi. E poi arrivò il quarto, doveva essere il penultimo, ma invece fu proprio l' ultimo. Il mio complice scelse un negozio un negozio di abbigliamento, era un posto per ricchi, avremmo intascato un mucchio di soldi. Neanche siamo entrati dentro, che sono arrivati i poliziotti e ci hanno presi in un attimo. Non ci crederai ma in quel momento ho avuto anche un pensiero positivo: se non mi avessero arrestato, forse non mi sarei mai fermato. La cosa più triste è che poi mi è arrivava una lettera da parte di mia sorella, mi ha detto che tutta la mia famiglia era delusa per me e che il padre della mia famiglia le aveva imposto di interrompere la nostra relazione. E questa è stata per me la vera e propria condanna, molto più severa del carcere. Anzi, il carcere mi sembra solo una maniera per farmi sentire la vera condanna ancora più pesante: mi fa pensare che sono stato costretto a perdere le cose più preziose, mentre cercavo di prendere le cose più comuni. La ricchezza dei soldi è molto più comune della ricchezza delle persone>>. <<Sono sicuro che la tua famiglia capirà>> lo rassicurò Alessandro pizzicandogli la guancia come un fratello maggiore a un fratello minore. Matein gli sorrise. <<Ti sei innocente?>> gli chiese alla fine e Alessandro annuì.
<<Ti credo>> gli disse Matein con quella faccia da bambino. <<Sei l' unica persona, che mi crede. Come fai a esserne così sicuro?>>.
Matein scrollò le spalle <<Forse perché non hai lo stesso comportamento, che hanno i colpevoli come me>>.
<<Tu non sei colpevole>> gli disse Alessandro <<È il mondo che è colpevole>>. Filippo uscì dal bagno e scoppiò a ridere <<Ma guarda, Ranocchietta e il Re delle Puttane sono diventati froci. Volete fottere sotto il mio naso, ora? Se ci provate, vi infilo una sbarra su per il culo>> e poi continuò a ridere arrampicandosi sul letto a castello. Alessandro pensò ad Arianna, si stese sul suo letto e chiuse gli occhi per potersi concentrare interamente su di lei. Filippo canticchiava con la sua voce stonatissima una canzone di Frank Sinatra cambiando però il testo utilizzando parole volgari contro Alessandro e Matein, ma Alessandro riusciva perfettamente a ignorare quella canzone. Si chiese se Arianna avrebbe creduto nella sua innocenza o se invece si sarebbe schierata contro di lui. No, non era possibile. Arianna sarebbe stata dalla sua parte, quella sera al ristorante 'Guardastelle' avevano aperto i propri cuori e si erano dedicati le loro vite. Essendosi dedicati le proprie vite, avevano escluso tutte le cose che avrebbero potuto rovinare le vite che si erano dedicate e avrebbero potuto separarli. Per questo, lui era sicuro che lei sarebbe stata dalla sua parte credendogli,
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I Gemiti del Principe
ChickLitAlessandro Virigni è un Principe: bellissimo e ricchissimo. È un gran seduttore, ama il sesso, ma ama un sesso totalmente senza prove. Quando incontrerà la bellissima, ma triste Arianna Bellanima, le loro storie si intrecceranno e nel gioco perverso...