Christian rientrò in casa, sua madre stava parlando al telefono, non si era accorta di lui. Christian origliò la sua conversazione senza farsi scoprire <<No... no... È tutto apposto, ne' Christian ne' Mauro sanno nulla.... Ma perché glielo hai detto? ....Maledizione. Comunque non importa, Susanna, tanto non può mai arrivare alla verità... Si si.... Ci sentiamo. Ciao>>. Christian entrò nella stanza, in cui sua madre era seduta sulla poltrona, i capelli spettinati, gli occhiali di traverso sul naso, la pelle pallida e un aspetto da donna malata. <<Con chi parlavi al telefono, mamma?>> le domandò Christian, che entrano all' improvviso nella stanza la aveva fatta trasalire. <<Con zia Susanna, stavo parlando con lei>> rispose la donna indugiando prima di parlare. <<Che cosa non sappiamo io e papà?>> la interrogò Christian, spiazzandola e obbligandola ad abbassare lo sguardo.
Sua madre restò zitta, inchiodata su quella poltrona, con le mani nelle mani, forse voleva alzarsi dalla poltrona ed evitare di rispondere andando via rapida, ma non ce la faceva, non ce l' avrebbe mai fatta.
<<Tu non sai quanto ho dovuto soffrire per averti>> biascicò. <<Sei stata tu, vero?>> le chiese Christian, sua madre alzò lentamente lo sguardo su quel figlio, che aveva voluto a tutti i costi, difeso, protetto arrivando a compiere qualsiasi gesto. Molto lentamente annuì. Christian si infilò una mano in tasca e iniziò ad ascoltare sua madre <<Tuo padre voleva un figlio a tutti i costi e mi faceva sentire così in colpa, perché ero io quella sterile. Purtroppo avevo subito un intervento da piccola e non potevo affatto concepire un figlio. Iniziai a frequentare uno specialista, che forniva delle cure per risolvere problemi come i miei. Fu lì che conobbi Bianca>> fece una pausa e poi continuò <<Era una donna straordinaria, all' epoca non era ancora sposata, forse non era neppure fidanzata con Carlo Virigni. Il nostro comune problema ci legò tantissimo, ci sentivamo così vicine per questo nostro destino così simile. Ci frequentavamo, la invitavo spesso qui, cenavamo insieme e diventammo immediatamente l' una la migliore amica dell' altra>> tacque ancora e chiuse gli occhi.
<<Poi un giorno venne qui, in casa mia. Era un pomeriggio e tuo padre era appena uscito per andare a lavoro. Era sconvolta e felicissima allo stesso tempo. Mi rivelò che era successa una cosa pazzesca, che era in corso un vero e proprio miracolo: insomma, lei era incinta. Inizialmente gioii con lei, ero felicissima che le fosse capitata questa cosa più bella. Ma poi, più si andò avanti nel tempo e più resi conto che la nostra comune impossibilità di avere un figlio era l' unica cosa, che in realtà ci aveva accomunate e ora quell' unico filo si era spezzato. Ero invidiosa di lei, cercavo di nasconderlo, ma la sopportavo a malapena. Mi veniva voglia di soffocarla, quando mi parlava di ginecologi, interruzione di mestruazioni e di tutti quegli argomenti, che riguardavano quella sfera di cose, che mai io avrei potuto conoscere. Ero sul punto di tagliare i ponti con lei, finché poi non mi rivelò disperata che non poteva tenere quel bambino. Mi raccontò del macabro rituale che i Virigni svolgevano con i primogeniti e dell' unica soluzione, che aveva per salvare suo figlio: abbandonarlo. La mia invidia per lei svanì in un attimo, perché eravamo tornate a essere simili: lei era riuscita a rimanere incinta, ma comunque non poteva avere quel bambino. Decisi che io e tuo padre ti avremmo adottato subito, io sarei stata tua madre e non avremmo avuto un bambino qualunque, magari il figlio di una puttana o di due adolescenti con i brufoli figli di operai , ma un piccolo Virigni addirittura. Qualche giorno la tua nascita, mi precipitai alla Villa Virigni, c' era solo mia sorella Susanna e le imposi subito di farmi leggere il diario di Bianca. C' era scritto che era nato un maschietto e in fondo alla pagina Bianca aveva scritto che ti avrebbe ripreso, ad ogni costo. Risi come una matta davanti a quella scritta, poi mi affrettai a disporre e a preparare tutti i documenti per l' adozione e ti ebbi. Fu bellissimo stringerti tra le mie braccia, andare in giro con te nel passeggino, vederti crescere e sentirti chiamarmi 'mamma'. Quel momento è diventato il ricordo più bello della mia vita. Eravamo proprio qui, sai? C' era anche Bianca, anzi mi aveva chiesto di poterti prendere in braccio, io acconsentei. Tu spalancasti le tue braccine verso di me, le tendesti nella mia direzione e poi piagnucolando dicesti 'Mamma'. Fu una gioia immensa sentirti chiamare me 'mamma' e non Bianca, che eppure ti aveva partorito. Qualche anno dopo lei si sposò con Carlo Virigni, passò del tempo e rimase incinta di Alessandro. Ero quasi contenta del fatto, che avrebbe avuto anche lei un figlio. Ma un giorno dopo molti anni passai da vicino l' orfanotrofio, da dove ti avevo preso e la vidi uscire. Mi allarmai subito, telefonai a mia sorella e la obbligai a farmi leggere le altre pagine del diario e lì lessi la mia paura più grande: lei aveva scoperto dove eri e voleva riprenderti. Fu un trauma per me, non capii più nulla, avevo una paura terribile, dovevo proteggeri. Bianca non poteva assolutamente strappare dalle mie braccia quel bambino, che era il mio. Non poteva riprenderti, avendo due figli e lasciandomi priva di te>>. L' ira e la paura di quel periodo le ritornava vivida nella voce, rendendola tremolante e dandole un accento quasi isterico e nervoso. Proseguì nel suo racconto <<Io non potevo permetterglielo affatto, da quello che avevo letto, avevo capito che lei era disposta a tutto pur di riprenderti, per questo motivo dovevo armarmi di qualsiasi strumento e percorrere qualunque via pur di fermarla. Purtroppo da sola non sapevo cosa fare e tutte le idee che mi venivano in mente erano troppo avventate e non volevo finire in carcere, perdendoti lo stesso. Fu in quel periodo che conobbi Vincenzo Ferrante, lavorava all' epoca con Carlo Virigni e frequentava molto volte anche tuo padre. Lui aveva il mio stesso problema: Bianca. Carlo era molto innamorato di lei, che lo condizionava molto e lo aveva reso un uomo nuovo. Vincenzo non poteva più proporre nulla a Carlo, che voleva chiedere sempre il parere a sua moglie. Era diventata una droga per Carlo sua moglie, che doveva sempre mettere il proprio naso negli affari dell' Azienda. Carlo Virigni era un uomo malleabile, spesso superficiale e perciò truffarlo era davvero estremamente facile. Insomma Carlo Virigni era esattamente come suo figlio Alessandro. Ma con Bianca era diventato davvero impossibile, mandava all' aria progetti che per Carlo equivalevano a pochissimi soldi e per Vincenzo invece rappresentavano montagne e montagne di soldi. Ci mettemmo d' accordo, ci saremmo alleati e l' avremmo uccisa senza farci scoprire e facendo sembrare tutto come un semplice e banale incidente. Io avevo saputo tramite mia sorella che Bianca aveva un amante, lo contattamo, gli offrimmo una somma enorme di soldi e lui accettò. Mi sentii davvero al settimo cielo, quando mi giunse la notizia della sua morte. Ti strinsi fortissimo, appena lessi della morte di Bianca, perché ti avevo salvato>> finì di raccontare e i suoi occhi luccicavano commossi. Christian si sentì rabbrividire, quella verità lo aveva raggelato, si sentì spaesato, fissò quella donna. Non solo aveva vissuto con quell' assassina per così tanto tempo, ma aveva scoperto anche che quell' assassina aveva ucciso per lui e questa consapevolezza era molto più grave della prima in un certo senso.
Si sedette e guardò il pavimento con gli occhi vuoti, non era un incubo quello, era la realtà. Alzò gli occhi sul volto di quella donna, che lo guardava con gli occhi sicuri e determinati, forse con la stessa sicurezza con cui aveva progettato l' uccisione di Bianca Virigni. <<Hai detto che mi hai adottato, perché sarebbe stato molto bello per te avere il figlio di Carlo e Bianca Virigni>> disse Christian rompendo il silenzio, sua madre lo stava fissando ora e lo ascoltava con una espressione molto tesa <<Ti sei sempre sbagliata, mamma. Non hai solo sbagliato uccidendo Bianca, ma hai sbagliato per tutta la vita, perché io non sono il figlio di Carlo e Bianca Virigni>> la informò Christian. Lei impallidì e scosse la testa con un movimento piuttosto lento, gli occhi sgranati e sbalorditi. <<Ma cosa dici!>> chiese con un tono molto insicuro e nervoso. <<Mi dispiace, mamma. Hai ucciso inutilmente, infatti zia Susanna ti ha ingannata e non volendo ti ha portata a uccidere una persona, che non voleva portarti via nessuno>> le spiegò Christian. Stava capendo tutto in quel momento, non lo spiegava solo a sua madre, ma lo spiegava soprattutto a se stesso <<Bianca Virigni aveva dato alla luce una bambina, non un maschio. Zia Susanna le suggerì di scrivere un secondo diario per ingannare i parenti, nel caso avessero voluto cercare il primogenito per compiere il rituale. Forse Bianca Virigni parlò di me, perché ero stato già adottato ed ero al sicuro, non avrebbero potuto toccarmi e non avrebbero toccato così un altro bambino innocente. Bianca Virigni non cercava me, ma cercava sua figlia. Tu sei caduta nella trappola del diario falso e poi inutilmente hai fatto cadere in un' altra trappola Vincenzo Ferrante>> sua madre ascoltò in silenzio, era scioccata e impallidiva sempre di più. Forse stava realizzando solo ora quello che aveva fatto. <<Ti voglio bene, figlio mio. Io volevo solo proteggerti e tenerti con me, al sicuro>> sussurrò con un filo di voce.
<<In realtà secondo me tu hai voluto proteggere solo il tuo desiderio di maternità. Se tu mi avessi voluto veramente bene, avresti accettato anche l' idea di vedermi crescere con la mia vera madre e non avresti invece architettato un piano per uccidere la ipotetica madre di tuo figlio>> replicò Christian, non aveva un tono arrabbiato o scandalizzato, anzi era piuttosto pacata la sua voce.
<<Perdonami, ti ho fatto del male, quando volevo farti solo del bene>> disse piangendo sua madre con le lacrime che non smettevano di scorrere per neppure un secondo.
<<Non hai fatto del male a me, ma a Bianca Virigni, a suo marito Carlo, a suo figlio Alessandro e poi alla bambina, che aveva dato alla luce e che tu credevi fossi io. Anch' io ho creduto fortemente di essere quella persona>> le rispose Christian, guardandosi le mani.
Sua madre scattò in piedi <<MI DENUNCERAI, VERO? IO TI HO CRESCIUTO E TI HO VOLUTO BENE COME SE TU FOSSI VERAMENTE MIO FIGLIO. HO UCCISO, PERÒ L' HO FATTO PER IL TUO BENE. NON PUOI DENUNCIARMI! CHE RAZZA DI FIGLIO SARESTI, SE TU MI DENUNCIASSI. E POI NON HAI LE PROVE!>>.
Christian le sorrise, infilò di nuovo la mano nella sua tasca ed estrasse il suo cellulare. <<Ho registrato tutto, invece>> le riferì Christian mostrandole il cellulare e il simbolo rosso lampeggiante, che era il segnale della registrazione in corso. Il volto di sua madre diventò pallido, sbiancò del tutto e cadde all' indietro sulla poltrona. <<Ti do un mese di tempo. Aspetto che vada tu a costituirti, altrimenti ti denuncerò>> le riferì Alessandro, fece concludere la registrazione e poi andò in camera sua. Preparò la valigia per andare per sempre via di lì, prima di aprire la porta per uscire, si affacciò nella stanza dove si trovava sua madre. Guardandola pensò a Bianca Virigni, si era sentito figlio di quelle due donne ed ora si sentiva figlio di nessuno.SE LA STORIA TI È PIACIUTA, METTI IL 'LIKE', COMMENTA E SEGUIMI!
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I Gemiti del Principe
ChickLitAlessandro Virigni è un Principe: bellissimo e ricchissimo. È un gran seduttore, ama il sesso, ma ama un sesso totalmente senza prove. Quando incontrerà la bellissima, ma triste Arianna Bellanima, le loro storie si intrecceranno e nel gioco perverso...