L'Uomo chiamato Chuck Norris

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La strada alberata, in cui viveva Cristina, era illuminata non solo dai lampioni, ma soprattutto dalle sirene delle auto delle polizie e della autombulanza. Un furgoncini grigio con la scritta di un' agenzia funebre era parcheggiato affianco alla autombulanza, lì dentro alcuni uomini riparati da cappotti pesantissimi infilavano una bara grigia.
Alessandro restò a guardare la scena con gli occhi spalancati, impietrito tra i numerosi curiosi. <<Andiamo>> gli disse Arianna tirandolo per la manica e poi prendendolo per mano. La porta della casa di Cristina era aperta, non c' era nessuno davanti.
Alessandro e Arianna entrarono dentro e scorsero nel salotto Cristina, seduta sui divanetti con un paio di poliziotti, che davano le spalle ad Alessandro e Arianna. Sicuramente la stavano interrogando e lei raccontava con un filo di voce terrorizzata <<Ero in camera mia..... stavo parlando al telefono ed ero appoggiata al davanzale della finestra... non c' era nessuno, questa non è una via molto trafficata... a un certo punto ho visto quell' uomo, non conosco il nome, lo chiamano tutti 'Chuck Norris'>>. Cristina si fermò, abbassando la testa, era visibilmente scossa, una donna coi capelli pettinati all' indietro e con una spessa ricrescita grigia, si sedette affianco a lei e le cinse le spalle con un braccio. Cristina si sentì più incoraggiata e proseguì <<Correva... sembrava molto agitato... una figura incappucciata lo inseguiva, ma non correva al contrario suo... andava piano, a passo adagio e lo ha raggiunto in un attimo... ha sollevato il braccio, aveva una pistola... ha sparato e Chuck Norris è caduto a terra... la figura incappucciata è andata via subito, senza neanche correre>>.
Uno dei poliziotti si protese verso di lei e le chiese <<Ha sparato una sola volta o di più?>>.
<<Due, vi prego basta così>> mormorò Cristina, mentre quella donna che doveva essere una psicologa, le sussurrò qualche parolina. I due poliziotti si consultarono, si alzarono e si congedarono da Cristina, la psicologa li seguì. Passarono davanti ad Alessandro e Arianna, guardandoli a lungo e salutandoli con un cenno della testa, poi uscirono chiudendo la porta alle loro spalle.
Cristina corse verso la sua amica e le gettò le braccia alle spalle, scoppiando a piangere. <<È stato bruttissimo! Bruttissimo!>> piangeva, Alessandro le accarezzò la nuca, mentre Arianna la abbracciava forte.
<<Venite in camera mia, dai>> disse loro Cristina, la seguirono nel corridoio luminoso e ben arredato della loro amica. Entrarono nella camera, la serranda della finestra era totalmente abbassata, sicuramente Cristina la aveva abbassata per non rivivere quella scena guardando da lì. Alessandro si sedette sul letto di Cristina, Arianna accanto a lui e Cristina restò con la testa tra le mani in piedi, con la finestra alle sue spalle.
Alessandro serrò la mandibola, guardandosi le mani che vibravano. <<Maurizio Itomina. È questo il suo nome. Leggevo questo nome dappertutto dopo la morte di mia madre. Quanto l' ho odiato... di notte sognavo spesso che nell' incidente fosse morto lui e non mia madre, mi alzavo e quando mi accorgevo che avevo solo sognato, andavo in mille pezzi>>. Alessandro fece una pausa, rimase con gli occhi fissi sulle sue mani, Arianna appoggiò la sua testa alla sua spalla, Cristina ancora pallida prese a guardare Alessandro.
<<Mi sembra quasi assurdo che ora mi dispiaccia per la sua morte>> un sorriso triste affiorò sulle sue labbra e una lacrima solitaria scivolava lentamente sul suo volto. Alessandro sapeva che ora come ora il duello contro l' assassino di sua madre si faceva sempre più duro. Aveva bisogno del suo alleato, di suo fratello Christian, la cui nascita non poteva assolutamente non riguardare la morte della loro madre. Se il mandante aveva condannato a morte in questa maniera il sicario utilizzato, doveva essere necessariamente vivo, quindi era da escludere che i mandanti fossero Carlo Virigni e la nonna di Alessandro, giacché erano morti. Questo pensò Alessandro. Si alzò. <<Devo andare>> disse guardando prima Cristina e poi Arianna, quest' ultima lo capì benissimo, lo baciò a lungo e attraverso il sorriso degli occhi si diedero forza. <<Io resto qui. Tu vai>> gli disse lei, Alessandro annuì e andò via.

Il giorno dopo sui giornali capeggiava il volto di Maurizio Itomina, che nessuno conosceva tramite il suo nome, ma solo attraverso il nome datogli dalla sua malattia, 'Chuck Norris'. Tutti si chiedevano chi mai potesse avercela con un uomo apparentemente innocuo. Nessuno aveva delle risposte. Il commissario che si occupava del caso, aveva rilasciato una brevissima intervista "Pensiamo che ad avere ucciso 'Chuck Norris' -nome con cui è da tempo meglio conosciuta la vittima- sia stato un teppista o forse una rapina. Ma le indagini continuano". Alessandro chiuse il giornale e lo lasciò sulla scrivania, premette col dito su un tasto piccolo e rosso, che serviva per parlare con la sua segretaria. <<Si?>> domandò la sua voce tramite il ricevitore.
<<Per favore, convoca ora nel mio studio Christian Pattioli. Grazie>> le chiese con un tono fintamente pacato. Christian Pattioli giunse nello studio di Alessandro circa un quarto d' ora dopo, studiava molto attentamente Alessandro, che guardava quell' uomo andare a passo sicuro verso di lui.
<<Mi ha convocato?>> chiese ad Alessandro, che lo guardava con una palpabile ansia, poiché non riusciva a trovare le parole perfette per avviare quella conversazione. <<Prego, si accomodi pure>> lo invitò Alessandro indicandogli la poltroncina vicino alla vetrata, la stessa poltrona su di cui aveva parlato con Pattioli. Alessandro si alzò e andò a sedersi di fronte a Christian.
<<Scusami, ma non posso continuare a usare del lei. Ci sono problemi se passiamo al tu?>> gli chiese con la voce che diventava sempre meno sicura, Christian scosse la testa con un gesto deciso.
Alessandro muoveva le mani freneticamente a causa del nervoso, mentre cercava in ogni modo di mantenere la calma e non farsi travolgere dalla portata di ciò, che si apprestava a dire. <<Quando ero piccolo sentivo sempre il bisogno di un fratello, non mi piaceva stare sempre da solo e invidiavo moltissimo i miei amici, che facevano un mucchio di cose con i loro fratelli: giocare a calcio, con le macchinine, rincorrersi, scartare insieme i regali di Natale...>> rimase in silenzio, notò una sorta di lampo negli occhi di Christian. Aveva gli occhi azzurri, lo stesso colore dei propri e della loro madre. <<Dopo la morte di mia madre è stato ancora più forte per me il bisogno di un fratello, di un alleato... Ora credo di averlo trovato: Christian, nel suo diario mia madre ha menzionato un bambino, che i miei genitori avrebbero avuto prima di sposarsi. Questo bambino sarebbe poi stato adottato e mia madre avrebbe cercato in tutti i modi per riprenderselo, sarebbe stata uccisa proprio per questo. Questo bambino sei tu>> Alessandro finì di parlare e attese una reazione da parte di Christian, che stava fermo, aveva lo sguardo perso nel vuoto, lo trascinò lentamente verso Alessandro fino a incrociare i suoi occhi del suo stesso colore.
<<Ne sei sicuro?>> gli chiese.
Alessandro annuì e spiegò <<Non potresti non essere tu. Si parla nel diario del bambino adottato da Mauro Pattioli e sei chiaramente tu. Il diario è andato distrutto, non posso mostrartelo. Ti giuro però che è la verità. È quanto è stato scritto nel diario, pertanto non può non esserlo>>.
<<Lo sapevo>> disse Christian, Alessandro gli tese la mano. Christian non gliela strinse, ma restò a guardarla.
<<Christian, nostra madre è stata uccisa. Ieri Maurizio Itaomini, quello che viene chiamato da tutti Chuck Norris, è stato fatto fuori, perché qualcuno lo aveva mandato a inscenare quel finto incidente per uccidere nostra madre. Dobbiamo allearci, Christian. Dobbiamo trovare chi ha ucciso nostra madre, dobbiamo farlo insieme. Ci stai?>>.
Christian abbassò lo sguardo, Alessandro si era aspettato da lui una reazione più sconvolta, ora addirittura lui gli aveva risposto dicendogli "Lo sapevo". In che senso lo sapeva? Christian risollevò lo sguardo e strinse la mano di Alessandro.
<<Ci sto>> rispose. Alessandro gli sorrise, il sorriso di Christian fu meno caloroso. Si alzarono in piedi. <<Perché hai detto che lo sapevi già?>> gli domandò Alessandro.
<<Avevo notato degli indizi>> rispose evasivo.
Sulla giacca aveva una targhetta adesiva con il suo nome e il cognome 'Pattioli'. Alessandro allungò la mano, con un gesto secco staccò quella targhetta e la gettò a terra. Christian lo guardò interrogativo, sicuramente non capendo il significato di quel gesto. Alessandro rise e poi spiegò <<Non sei un Pattioli, sei un Virigni!>>. Christian sorrise e poi disse congedandosi <<Ci siamo trovati, fratello>>. Si abbracciarono e si commossero entrambi, poi Christian andò via. Alessandro vedendolo andare via pensò stranamente a una sorta di legame tra Christian e Maurizio Itaomini: entrambi erano stati chiamati a lungo con un nome, che non era il loro.

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