Notte Sporca

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Ho avuto una svista, il nome del giardiniere è PABLO. Cerco di correggerti, se mi dovesse scappare un PEDRO, tenete presente che non è quello il nome. SCUSAAAAA

Arianna si addormentò placidamente, nonostante la telefonata pregna di minacce da parte di Daniela, Arianna era riuscita ad addormentarsi. Lui invece no, perché conosceva molto bene Daniela: una donna astuta, furbissima e capace di fare qualsiasi cosa pur di raggiungere i suoi obiettivi. Arianna dormiva sul petto, lui voleva alzarsi per andare ad affrontare quella situazione, che voleva risolvere al più presto. Non voleva svegliare Arianna però, così so costrinse a restare immobili, con gli occhi aperti a investigare nel vuoto, l' ansia e la tensione che gli si appesantivano sullo stomaco. Poi Arianna si voltò nel sonno, dandogli così le sue spalle nude. Alessandro sgusciò dal letto molto rapidamente, si vestì in fretta e in meno di due minuti era già nel portone, mentre scendeva le scale il più velocemente possibile. Guardò il suo orologio: erano le 02:16, ma avrebbe gettato Daniela giù dal letto. Guidò accelerando al massimo e raggiunse la Villa Ferrante. Solitamente il cancello era sempre aperto, ora invece era chiuso. Alessandro parcheggiò davanti al cancello e poi si arrampicò sopra per scavalcarlo. Quando Alessandro veniva qui in veste di amante di Daniela Ferrante e suo marito Vincenzo era ancora in vita, il prato era perfettamente curato. Se ne occupava Pablo, il bel giardiniere amante anche lui di Daniela. La porta principale era di ferro e Alessandro si sarebbe solo lussato la spalla, se avesse provato ad aprirla a spallate. Fece il giro della villa e poi si accorse di una porta laterale e secondaria, sembrava meno forte rispetto a quella principale. Alessandro la prese a spallate e questa si aprì cigolando, entrò dentro e a passo svelto si incamminò verso la camera di Daniela, ricordava ancora perfettamente il percorso. La porta era socchiusa, sembrava che lei lo stesse aspettando, come accadeva sempre quando lui le faceva visita, perché aveva voglia di fare del gran sesso con lei, di sfogare con lei ogni colpo che aveva ricevuto nella sua vita. Aprì la porta e vide la sagoma di Daniela nel letto illuminata dalla luce della luna. <<Daniela!>> la chiamò a gran voce, arrabbiato e chiamandola con tutta l' ira che aveva dentro. <<Daniela!>> ripeté per l' ennesima volta. Si avvicinò a lei di qualche passo e sentì qualcosa di duro sotto la suola della sua scarpa, fece un passo indietro. Guardò per terra e la luce della luna gli fece vedere la lama di un pugnale, appuntita e anche se lo sporco sopra ero scuro, Alessandro capì subito di cosa si trattasse. Si piegò e raccolse il pugnale, una goccia di sangue fresco scorse sulla lama. Si avvicinò al comodino e accese la luce dell' abat-joure e ciò che vide lo sconvolse: di Daniela restava solo il cadavere. Era sotto le coperte, ma il colore rosso del sangue era dappertutto e lei aveva gli occhi sgranati, vitrei, spenti, ma con il terrore ancora impresso negli occhi. Alessandro meccanicamente fece qualche passo indietro e urtò la poltroncina, che Daniela aveva sempre in camera. Fece un rumore assurdo, lasciò cadere il pugnale a terra e questo scatenò altro rumore. Si sentì correre nel corridoio e una domestica, che doveva essere una nuova assunta, si precipitò nella stanza, appena vide il corpo di Daniela e tutto quel sangue si mise le mani nei capelli e iniziò a urlare. <<ASSASSINO! SEI UN MALEDETTO ASSASSINO!>> gridava contro Alessandro, che cercava di difendersi alzando la voce per sovrapporsi alle urla della domestica <<Non sono stato io! NON SONO STATO IO! NON SONO STATO! TE LO GIURO>>.
<<MARIA, BETTA, PABLO! CHIAMATE LA POLIZIA! È STATA UCCISA LA SIGNORA..>> Pedro arrivò nella camera, rimase sconvolto davanti al corpo senza vita e pugnalato dappertutto della sua signora e amante. L' altra donna si lasciò sfuggire un grido e digitò immediatamente il numero della polizia. Alessandro non capiva più nulla, mosse qualche passo verso la porta, voleva solo sfuggire. Si avvicinò la porta, vide il corridoio fuori dalla porta e senza riuscire a pensare razionalmente iniziò a correre. <<PABLO, PRENDILO! STA SCAPPANDO, HA UCCISO LUI LA SIGNORA DANIELA!>> Alessandro sentì il grido acuto della solita domestica urlante, così iniziò a correre ancora di più. Ma anche Pablo era un uomo molto atletico, perciò se lo ritrovò subito alle calcagna. Scese le scale a due a due, Pablo si gettò su di lui, Alessandro cadde dagli ultimi gradini, cadde di faccia, sbattendo il naso sentendo un rumore sinistro e provando un dolore lancinante provenire dal setto nasale. Si rialzò e sferrò un calcio a Pablo, che stava cercando di bloccarlo. Colpì Pablo sull' addome, facendolo indietraggiare. Alessandro si rialzò, era pronto a fuggire ancora, ma Pablo era già in posizione di attacco. Si slanciò verso Alessandro, che riuscì a scansarlo per un pelo, ma che dopo un attimo sentì il pugno di Pablo colpirgli lo spazio tra le clavicole con una forza inaudita. Ad Alessandro mancò il fiato, cadde in ginocchio e sentì altri colpi precipitare su di lui. Si risollevò riparandosi il più possibile, provò a dare dei pugni a Pablo per respingerlo, ma lui era davvero fortissimo.
Alessandro evitò un pugno, passando sotto il braccio possente di Pablo e correndo verso la porta. Doveva essere la porta principale quella che aveva di fronte, la aprì e si precipitò nel giardino. Stava correndo verso il cancello, quando senza sapere alcun motivo decise di voltarsi e vide Pablo. Non lo stava inseguendo, ma era fermo, ansimava e piangeva.
<<Non l' ho uccisa io!>> gli disse Alessandro urlando.
<<V A F F A N C U L O,  S T R O N Z O!>> gridò Pablo. Alessandro lo capì subito, Pablo era innamorato di Daniela, questo motivava le sue lacrime. Non aveva urlato, ma aveva pianto, perché quando una persona che ama soffre, lo fa senza gridarlo, ma lo fa nel silenzio delle lacrime.
Le sirene blu della polizia irruppero nella strada, la cancellata si aprì e le volanti iniziarono a riversarsi nel giardino della Villa. I primi poliziotti uscirono dall' auto e corsero verso Alessandro e Pablo, quest' ultimo puntò l' indice contro Alessandro e gridò verso i poliziotti <<È STATO LUI. LUI L' HA UCCISA!>>. Finì di urlare e si accasciò a terra piangendo. Due poliziotti afferrarono Alessandro e lo trascinarono in casa. Passarono delle ore, in cui medici legali, poliziotti e investigatori ripetevano continuamente il percorso che portava verso la camera di Daniela. Furono interrogate le domestiche, tra le quali la prima che era entrata nella stanza aveva narrato con numerosi dettagli tutto quanto e anche tantissime cose in più: aveva sentito un urlo femminile, che doveva essere quello di Daniela, poi un rumore assurdo e perciò si era precipitata nella camera della sua signora, aveva trovato Alessandro con il pugnale impugnato e il corpo di Daniela con numerose ferite. Le chiesero come mai secondo lei Alessandro avesse ucciso Daniela Ferrante. La domestica rispose che i due dovevano sposarsi, ma che poi lui la aveva lasciata e non voleva affatto quel bambini. Quando gli investigatori passarono a interrogare Alessandro, sembravano ormai convinti della sua colpevolezza. 
<<Signor Alessandro Virigni, ha scavalcato il cancello, forzato una porta di servizio, è stato trovato con l' arma del delitto in pugno nella camera della vittima. Daniela Ferrante aspettava un figlio da lei e questa gravidanza non era più tollerata da lei, signor Virigni>> l' uomo baffuto, con gli occhi glaciali e i pochi capelli radi e grigiastri. <<Non sono stato io: ho scavalcato il cancello e forzato quella porta di servizio, è vero. Ma non l' ho uccisa io, era già morta, quando sono arrivato>> ripeté Alessandro ancora una volta.
<<Signor Virigni, allora perché si è introdotto in questa abitazione?>> le chiese con un tono spazientito l' investigatore. 
<<Dovevo affrontarla, ma parlandoci non uccidendola. Lei stanotte ha telefonato al mio numero e ha minacciato la mia futura moglie>> spiegò Alessandro cercando di restare calmo, perché stava per crollare.
<<Parlare con la signora Daniela Ferrante alle 3 di notte?! Perché aveva quel pugnale in mano?>> gli domandò l' investigatore.
<<Era sul pavimento della camera da letto di Daniela Ferrante. Lo avevo calpestato con la scarpa, l' ho notato e l' ho preso in mano. Non l' ho uccisa io, ve lo posso giurare>> spiegò Alessandro, tenendo lo sguardo puntato sull' investigatore, che però non gli credeva affatto e questo scoraggiava sempre di più Alessandro. L' investigatore esaminò alcune carte, Alessandro aveva la gola secca e avrebbe tanto voluto un bicchiere d' acqua, ma non osava chiederlo. Sperava davvero che fosse un incubo, che svegliandosi si sarebbe ritrovato nel suo letto, con Arianna addormentata sul suo petto. Perso tra queste sue illusioni, notò l' investigatore fare un cenno a uno dei poliziotti lì presente e poi sentenziò <<Alessandro Virigni, la dichiaro in arresto per l' omicidio di Daniela Ferrante. Se vuole un consiglio disinteressato, lo confessi, così potrà ricevere delle grandi attenuanti>>. L' altro poliziotto sollevò Alessandro e lo ammanettò portandogli con violenza le mani dietro alle spalle. <<Non sono stato io!>> ripeté disperato Alessandro.
<<Questo sarà appurato dal magistrato e dalle indagini, ma per ora non ci sono dubbi sulla sua colpevolezza. Confessi, non glielo dico solo per risparmiarmi altre grane inutili, ma perché così potrebbe rivedere la luce del sole molto prima>> disse l' investigatore alzandosi in piedi e raccogliendo le carte, che stava esaminando. Trascinarono Alessandro fuori dalla villa, facendolo passare sotto gli sguardi accusatori delle domestiche e le lacrime di dolore di Pablo. <<Non stato io. Pablo, non te l' ho uccisa io>> gli disse quando incrociò gli occhi di Pablo, ma lui subito dopo riabbassò di scatto lo sguardo per terra. <<Hai ucciso anche mio figlio, pezzo de mierda!>> biascicò la sua voce dal forte accento argentino. Questa notizia fu uno schiaffo leggero sulla guancia di Alessandro, che era livida e gonfia. Cominciava ad albeggiare e così lui pensò ad Arianna, a quando si sarebbe svegliata e a quando avrebbe saputo che erano stati separati di nuovo.

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