Gemiti

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Arianna non riusciva ancora a crederci. Una parte di lei negava del tutto l' accaduto. Era stata a letto con Alessandro Virigni? No, con il principe Alessandro. Per lei era stato un principe su quel letto. Per un attimo pensò a tutti i commentini che le ragazze facevano sul sesso con Luca e le parvero bazzecole rispetto a quello che era successo con Alessandro, perché era stato così belle da essere indubbiamente indescrivibile. Si, certo, una parte di lei non sopportava Alessandro, ma gli era grata perché l' aveva fatta lasciare andare e mai prima di allora Arianna si era sentita così felice e così libera. Una gioia grandiosa la portò a cucinare la pasta con la panna, ad apparecchiare la tavola come se fosse il tavolo di due re, a danzare come una matta con la televisione a tutto volume. Studiò anche dopo aver cenato con suo padre, fece tutti i compiti per il giorno dopo e quando finì, che era ormai notte fonda, si lasciò andare liberamente sul letto. Non vedeva l' ora di rivedere il suo principe, voleva di nuovo partecipare a quel gioco. Si certo, una parte di lei continuava a inorridire davanti a quello che aveva fatto, disapprovandolo del tutto, ma la felicità era ancora troppo luminosa per lasciarsi adombrare dai sensi di colpa.

Al mattino bevve il caffè in compagnia di suo padre e fu un momento bellissimo, quando lo vidi indossare la sua tuta da lavoro. <<Sei pronta per la scuola?>> le chiese lui.
<<Certo, papi. Oggi vai a lavoro?>>
<<Si, signorina! Ah proposito..>> il sorriso che gli era comparso svanì subito trafitto dal pensiero, che stava per dire <<Ieri mi ha telefonato tua madre, mi ha chiesto come mai tu non la stia chiamando affatto. Arianna, i problemi tra me e tua madre non devono riguardarti>>.
Arianna restò a guardarlo, poi provò a difendersi <<Sono passati solo pochi giorni, non ho avuto tempo...>>. Suo padre la interruppe bruscamente <<Non inventare scuse, Arianna. Non posso credete che tu non abbia trovato un minuto per telefonare a tua madre>>.
<<Prometto che dopo scuola lo farò>> giurò Arianna, suo padre annuì.

L' auto era ferma in fila davanti al semaforo, il padre di Arianna fischiettava una canzone degli anni '80, che in quel momento trasmettevano alla radio. Arianna controllava ogni minuto il profilo di Whatsapp di Alessandro. Si erano scambiati i numeri sotto casa sua, prima che lei uscisse dall' auto. L' ultimo accesso risaliva alle 02:34. Arianna si chiese come mai andasse a dormire così tanto e se al risveglio le avrebbe scritto un messaggio. Pigiò sulla sua immagine e restò a guardarla a lungo: una bellezza quasi divina, mentre vestito in maniera elegante beve quello che sembra dello champagna. La sua frase di Whatsapp è una citazione di Bono Vox, il cantante degli U2. È in inglese e Arianna non riesce a tradurla, perché lei in inglese è sempre stata negata. <<Cosa guardi sul cellulare?>> gli chiese suo padre cogliendola alla sprovvista e facendola trasalire. Arianna premette subito il tasto per mettere in stand - bye il telefono. <<Nulla>> si affrettò a dire. <<Senti tuo fratello?>> le chiese il padre, che quel giorno le sembrava particolarmente interessato ai legami familiari.
<<Si, ieri sera ci siamo scritti. Ha trovato lavoro presso un bar>>. Era vero, lui le aveva scritto un messaggio, mentre lei era con Alessandro, perciò gli aveva risposto dopo, mentre il suo principe la accompagnava a casa.
<<Non so proprio che destino avrà tuo fratello: tatuato, sciroppato, non ha mai avuto fortuna a scuola e continua a perdere tempo con quella sua musica demenziale da drogati. È anche colpa sua se io ho iniziato a bere così forte>> brontolò il padre di Arianna. Lei questo non poteva tollelarlo, sapevano entrambi che ne' i tatuaggi di Federico, ne' la sua espulsione da scuola ne' la sua passione per la musica rapper avevano causato il vizio per l' alcool di quest' uomo lì.
<<Lui non ha nessuna colpa!>> sbottò Arianna. Suo padre la guardò in malo modo, riprendendo la marcia. <<Comprendi che delusione sia vedere il proprio figlio ridursi così?>> le gridò contro.
<<Non hai idea di quanto sia brutto vedere un padre che torna sempre ubriaco fradicio>> Arianna non riuscì a trattenersi, aprì lo sportello e uscì, sbattendolo con tutta la sua forza.
<<VAFFANCULO, BASTARDA! SEI UNA MIGNOTTA PROPRIO COME TUA MADRE! COGLIONA! SE TORNI A CASA OGGI, TI PESTO A SANGUE! CAPITO, TROIA?>> le strillava contro suo padre, mentre Arianna con il capo chino per nascondergli le lacrime correva per allontanarsi dall' auto e da tutte le occhiate dei curiosi.

<<Mi dispiace, Bellanima, ma resti fuori. 5 minuti di ritardo non sono più tollerati in questa scuola>> disse con freddezza la vicepreside Epifania, fulminandola con gli occhi. Era una donna scheletrica, con la pelle che sembrava grigia e soprattutto molto alta. Era una iena, una strega e la nemica giurata di ogni studente. <<Ho fatto 5 minuti di ritardo perché sono venuta a piedi. La prego!>> provò a supplicarla Arianna.
<<Anch' io sono venuta a piedi. Il trucco, Bellanima, è avviarsi prima>> sentenziò indignata e poi avvolta nel suo scialle nero, che abbinato ai capelli dello stesso colore, che la facevano sembrare un pipistrello si trascinò via. Arianna si sedette sugli scalini della scuola, provando un odio terribile nei confronti di quella befana dell' Epifania, che abitava a un isolato da scuola in un appartamento, che condivideva con due gatti sterilizzati e obesi, fagocitando verdure rinsecchite e sperando di trovare l' uomo della sua vita, sfogando nel frattempo le insoddisfazioni e le frustrazioni delle sue illusioni sugli alunni. Per soli cinque minuti non poteva entrare in classe e si sarebbe beccata un' altra assenza. Il supplizio maggiore era che erano riusciti a rovinare con così tanta facilità la gioia di Arianna, lei questo non poteva proprio tollelarlo. Digitò il suo numero di suo fratello, rispose la voce assonnata di una ragazza <<Pronto, chi è?>>.
<<Ehm ciao, sono Arianna. Federico è lì?>>.
La voce della ragazza si fece subito squillante <<Chi cazzo sei? Che vuoi dal ragazzo mio?>>. Si sentì in sottofondo la voce di Federico, che faceva <<Che cazzo urli? È mia sorella, passami il cellulare>>.
<<Dimmi, Arianna>> suonò la voce di Federico vicina alla cornetta.
<<Ciao, Fede. Come stai?>>.
<<Bene bene. Tu?>> sbadigliò.
<<Non c' è male>> mentì Arianna, poi raccontò <<La Epifania non mi ha fatto entrare per cinque minuti di ritardo, così ho pensato che potremmo vederci per qualche minuto>>.
Dall' altro capo ci fu solo silenzio, poi Federico quasi imbarazzato <<Perdonami, Arianna. Devo accompagnare Carlotta alla stazione, perché parte. Anzi, ti saluto subito, ciao!>> non aspettò neanche che Arianna lo salutasse. Ora cosa avrebbe fatto? Guardò in direzione della porta, lì la Epifania la guardava ferma e inquietante come uno spettro con un sorriso vittorioso in faccia. Arianna si alzò in piedi, si mise in cammino con lo zaino in spalla chiedendosi dove sarebbe potuta andare. L' unica alternativa che le rimaneva era sua madre. Non ricordava perfettamente la via del supermercato, in cui lavorava, perché c' era stata poche volte. Sapeva però che l' autobus numero 18 portava in quella zona, così lo prese. Si sedette distante dall' autista, con la testa appoggiata al finestrino. Perché le andava tutto così male? Davanti a quella domanda pensò a lui, che le parve non come una risposta, ma come una soluzione. Estrasse il cellulare dalla tasca e lo chiamò. Iniziò a squillare, squillò molto a lungo, per ogni squillo a nulla c' erano mille battiti di cuore in più. Arianna si mordicchiò il labbro, sperando vivamente che lui le rispondesse. Durante quello che sembrava l' ultimo squillo, lui rispose.
<<Ciao Principe, cosa vuoi regalarmi oggi?>>. Lui rise, poi rispose <<Prima voglio regalare a me stesso te>>.

Il letto era fatto, le coperte ben tese. Arianna strappò la camicia di Alessandro, facendo cadere a terra una pioggia di bottoni. Leccò e accarezzò il suo petto, poi lui le prese il viso e la baciò a lungo sulle braccia. Non staccando affatto le loro labbra, si adagiarono sul letto, i loro corpi che aderivano l' uno all' altro. Le mani di lui corsero quello di lei iniziando a esplorarlo, spogliandolo con sete di lui. Si ritrovarono nudi, i loro corpi tendevano tra di loro come due calamite. Arianna si piegò su di lui, gli accarezzò tutto il corpo, poi prese il suo pene prima tra le mani, poi tra i due seni. Alessandro spinse verso di sé la femminilità di Arianna e mentre lei gli procurava piacere con le sue labbra, lui le spingeva le dita nella sua vagina, che iniziò a bagnarsi.
Alessandro la spinse sul letto poi, premendo col suo corpo su quello di lei e la penetrò subito. In quella camera tornarono a suonare i loro gemiti, quelli di Alessandro forti e potenti quanto il ruggito di un leone e quanto la forza di quel desiderio. I gemiti di Arianna erano più dolci, ma erano come il carburante per la passione di Alessandro. Lei venne prima, così lui uscì da lei e prese a strofinare il suo glande sul seno di lei, che continuava a gemere e ansimare per il piacere. Quando lui venne, il suo seme si cosparse sul suo seme. Alessandro con l' indice ne raccolse un po' e iniziò a spargerlo sul corpo di lei, poi ne raccolse ancora e glielo fece assaggiare mettendole il dito in bocca. <<Cosa mi doni oggi, Pricipe?>> le chiese lei.
Lui avrebbe voluto risponderle dicendo 'amore', ma non riuscì a far a meno di dire <<La forza, tu invece?>>.
<<La musica di questi versi>>.

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I Gemiti del PrincipeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora