Quando Arianna si risvegliò, era totalmente nuda sul letto, i vestiti e la biancheria intima disposti a caso sul pavimento. Le faceva molto male la testa, si sentiva nauseata, scossa e fu molto difficile per lei mettersi in piedi. Accanto al suo letto vi era una pozza di vomito e la bottiglia di vodka si era rovesciata, facendo spargere il contenuto sul pavimento e facendolo mescolare al vomito. Molto schifata Arianna osservò quel disastro, si rivestì in fretta e uscì dalla sua stanza. Fu solo quando vide suo padre seduto davanti alla tv a vedere il telegiornale della mattina, si rese conto di aver dormito per tutto il pomeriggio e per tutta la notte. Si sentiva troppo debole per la scuola, l' avrebbe saltata, tanto suo padre non si faceva mai troppi problemi sulla scuola. <<Ti ho preso un pacco di brioche>> mugugnò, quando vide sbucare sua figlia. Arianna guardò in fretta verso il tavolo e notò lì la presenza di un pacco di brioche aperto quasi con violenza e varie cartacce appallottolate. <<Le mangio dopo, papà>> mormorò, poi prese i secchi e le pezze dal bagno e si diresse in camera sua. Aprì la finestra a causa della puzza del vomito insopportabile e per la cappa di profumi troppo intensi dovuti a tutto il detersivo buttato sul punto del pavimento, su cui si era allargata la pozza di vomito. Quando ebbe finito, andò a mettere tutto in ordine. Si sentiva distrutta, voleva farsi una doccia, ma quando vide suo padre tracannare da una bottiglia di birra solo alle 9:00 di mattina, decise di sedersi accanto a lui. <<Non vai a lavoro, papi?>> gli chiese con dolcezza, come quando era piccola.
<<C' è sciopero>> rispose dopo qualche secondo suo padre, Arianna riconobbe subito l' odore della menzogna e ripeté la sua stessa bugia per fargli capire di averlo scoperto.
<<Virigni vuole licenziarti?>> gli domandò Arianna. Suo padre annuì quasi debolmente.
<<Su dillo che sono un fallito. Usa la stessa parola di tua madre!>> borbottò suo padre, finendo subito dopo in un solo sorso tutta la sua birra. <<Non volevo dire questo..>> sussurrò Arianna quasi timidamente.
<<Vammi a prendere altri birra, muoviti>> le ordinò il padre iniziando ad alzare il tono della voce. Lei ubbidì, andò al frigorifero e prese una birra. Suo padre la aspettava come se gli stesse portando uno scrigno di gioielli. Le strappò la birra di mano, la stappò con un vecchio e arrugginito apribottiglie e iniziò a bere copiosamente.
<<Papà, basta bere!>> sbottò Arianna. Lui si fermò, rimase a fissarla, il suo sguardo furioso e pieno di rabbia. <<Vai a fare in culo, puttana>> le disse e poi continuò a bere finché non si scolò tutta la bottiglia.
Arianna lo guardò muta, talmente risentita per il modo in cui lui l' aveva apostrofata, che iniziò a piangere silenziosamente, poi lo lasciò solo e si chiuse nel bagno. Si fece una lunga doccia, in cui le lacrime e l' acqua si unirono. Si asciugò in fretta e quando tornò dal padre, lo trovò che stappava l' ennesima bottiglia di birra. <<Io vado>> gli disse, lo sguardo sul pavimento, lui la guardò di striscio, lei prese i suoi libri di scuola e pochissimi vestiti e li mise nello zaino di scuola. Cercò il cellulare finito sotto al letto e digitò il numero di Cristina, che però non rispose. Aveva deciso di fare ciò che le aveva suggerito suo fratello Federico: andare via, arrendersi e fuggire altrove. Cristina l' avrebbe ospitata sicuramente, ma in quel momento non rispondeva, doveva essere senz' altro a scuola. Arianna aprì i cassetti del comodino del fratello, vi ritrovò monete sparse, sigarette sfuse, un pacchetto di preservativi, delle foto ritagliate e insignificanti di quando erano piccoli e poi in fondo in fondo le chiavi del suo vecchio motorino. Arianna sentì finalmente dentro di sé accendersi una flebile fiammella, che era la speranza. Suo fratello aveva venduto il suo vecchio motorino, ma aveva conservato le chiavi. Lei sapeva benissimo dove poteva trovare il motorino e non era neanche troppo distante da casa sua.
Con lo zaino in spalla, lasciò la sua camera, si diresse verso la porta di casa e la aprì. Guardò per qualche minuto suo padre, quasi sperasse che lui si voltasse verso di lei e le chiedesse di restare, ma lui non lo fece, anzi continuò a bere sdraiato sul divano. Arianna chiuse la porta alle sua spalle e si avviò rapida, quasi correndo come se stesse fuggendo. Percorse a passo sostenuto i due isolati, che la separavano dal mezzo, che la avrebbero fatta scappare da quello. Quando vide il vecchio zip lasciato vicino a un albero, quasi abbandonato e soprattutto incustodito, non ci pensò un attimo. Corse verso di esso, facendo finta di non badare affatto al motorino, diede un' occhiata rapida alla vetrina della macellaria, in cui lavorava il nuovo proprietario del motorino. Fulminea ci salì sopra, suo fratello Federico le aveva insegnato a guidarlo di nascosto ai loro genitori. Restò quasi di sasso sul motorino, poi sentì un grido, si voltò e vide il proprietario con il grembiule sporco di sangue e le grosse braccia che mulinavano in aria correre verso di lei. Fu rapidissima: si diede lo scatto per togliere il cavalletto e poi lo mise in moto con le chiavi del fratello, partendo come una matta. Iniziò a correre, quasi rassicurata e sollevata per essere scampata all' ira del proprietario legittimo.
Ma si sbagliava, era dietro di lei guidando un' utilitaria e correndole dietro. Arianna accelerò il più possibile, cercando di evitare le auto e ignorando più di una volta i semafori rossi. Guardava nello specchietto, ma puntualmente lì trovava quella dannata utilitaria grigio topo seguirla con il suo terrificante autista. Arianna svoltò rapida in un vicolo, non mise neppure la freccia, perciò sentì i clacson inferociti imprecarle contro. Si avvicinava al centro della città, il traffico infatti diventava sempre più fitto e lei sperava sempre di più di riuscire a sbarazzarsi di quell' auto, ma sembrava del tutto impossibile. Il panico stava iniziando a impossessarsi di lei, accelerò al massimo superando una lunga fila di auto allineate e ferme davanti al semaforo rosso. Arianna girò ancora, ma questa volta la fortuna mancò questo suo sgarro rendendolo diverso: il motorino di Arianna si scagliò contro un' auto blu, quella che sembrava una BMW fuoriserie. Credette di morire, ma cadde a terra sbattendo il braccio destro sull' asfalto, era senza casco e se avesse sbattuto la testa a testa, sarebbe morto sicuramente. Rimase a terra ancora scossa, si toccò immediatamente il braccio, che era sbattuto, le faceva malissimo. Lo sportello si aprì e una signora impellicciata uscì fuori, strillando con una voce roca. <<Sei impazzita, per caso?>> urlava rabbiosa dimenandosi inferocita. L' utilitaria grigia si fermo, il macellaio scese subito dall' auto e cominciò a inveire contro Arianna <<Tu sei una ladra! Sei una folle ladra. Ti denuncerò, stai tranquilla>>.
Il macellaio e la signora impellicciata urlavano gridando cose molto diverse tra di loro, ma tutte contro Arianna, che si limitò a sussurrare un timido <<Mi dispiace>> a quel mondo, che sembrava avercela con lei, senza che lei sapesse il perché. Una folla di curiosi si era formata per assistere alla scena, tutti guardavano con gli spalancati, nessuno si preoccupava per la salute di Arianna, di capire perché stesse correndo quella folle, di cercare le ragioni di quella folle. C' era un bar molto elegante vicino a quel bivio stradale, le voci e i rumori dell' incidente erano giunti fin lì rumoreggiando tra i bicchieri di cristallo con champagne e le chiacchiere sugli affari. Da lì uscì Alessandro, chiamato fuori dalla curiosità. Non era un tipo curioso, ma quella notizia lo aveva interessato particolarmente. Non sapeva perché si stesse interessando a un incidente banale, che normalmente mai lo avrebbe reso curioso. Fu il destino lo chiamò, fingendosi curiosità.Per favore METTI IL LIKE, COMMENTA E SEGUIMI!
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I Gemiti del Principe
ChickLitAlessandro Virigni è un Principe: bellissimo e ricchissimo. È un gran seduttore, ama il sesso, ma ama un sesso totalmente senza prove. Quando incontrerà la bellissima, ma triste Arianna Bellanima, le loro storie si intrecceranno e nel gioco perverso...