Fare qualcosa

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Arianna si svegliò di soprassalto e si sentì tutti i suoi arti intorpiditi, come se fosse stata ferma per troppo tempo. Cercò subito di scendere dal letto in fretta, ma le girava fortissimo la testa. A poco a poco cercò di mettersi prima seduta, reggendosi alla spalliera del letto dell' ospedale, poi i suoi piedi nudi toccarono il pavimento gelido dell' ospedale. Cercò un paio di pantofole o di scarpe, ma non trovò nulla di tutto ciò. Indossava una vestaglia, da sotto era totalmente nuda. Restò ferma a lungo cercando di ricordare cosa fosse successo: suo padre aveva fermata quell' orda. Circa quarantasette uomini aveva cercato assalito la villa Virigni, che era andata distrutta e gli uomini erano stati arrestati tutti. Le autoambulanze erano arrivate insieme alle auto della polizia, il rumore e le luci bluastre delle sirene avevano reso ancora più grave quell' atmosfera di pioggia e di devastazione. I paramedici delle autoambulanze si erano precipitati verso Arianna e Alessandro trasportando le barelle, si erano presi subito cura di Alessandro, prendendo Arianna dalle spalle e tirandola lontano da lui. Lei aveva iniziato a urlare, a dimenarsi, vedendo Alessandro che non riprendeva vita, che sembrava un corpo vuoto, non reagendo in alcun modo agli interventi dei paramedici. La pioggia aveva continuato a battere e a cadere sulla gente, che correva cercando di scappare dalle auto della polizia. Solo il padre di Arianna era rimasto immobile a fissare sua figlia, piangendo e non opponendo alcuna resistenza al poliziotto, che lo aveva bloccato e che lo stava ammanettando. A quell' orchestra disarmonica di sirene si erano aggiunti i pompieri, che trasportando e srotolando le pompe si erano precipitati correndo all' interno della Villa, dove le fiamme scaturite dalle molotov divampavano. Un paramedico aveva calmato Arianna con una siringa nel collo, i suoi occhi si erano chiusi su Alessandro, mentre il suo cuore batteva doppiamente forte per tenerlo ancora in vita.
<<Ehi, ehi! Attenta!>> disse un medico entrando nella stanza di Arianna con il camice, che gli svolazzava. <<Come sta Alessandro?>> gli chiese Arianna, mentre il cuore le batteva a mille. Il medico si mise le mani in tasca, abbassò lo sguardo e poi rispose <<La prognosi per ora resta ancora riservata>>.
<<Posso vederlo?>> gli domandò Arianna.
Il medico scosse la testa <<No, scusami, ma devi avere pazienza. Possono vederlo solo i parenti, perciò non è proprio possibile che tu...>>.
<<Ma Alessandro non ha più parenti! Chi può fargli visita?>> lo interruppe brusca Arianna. Il medico la guardò paziente, si avvicinò per cercare di calmarla, ma lei era già scoppiata a piangere.
<<Arianna, non voglio farti sedare, ma tu devi stare calma e accettare quello che ti sto dicendo. Fuori da questa camera ci sono drappelli di poliziotti e giornalisti, facciamo un patto: tu stai calma qui e io dico loro che stai ancora riposando e che non puoi sostenere ancora ne' un interrogatorio ne' puoi rilasciare interviste. Va bene?>> Arianna ascoltò il medico. <<Voglio solo vederlo..>> mormorò asciugandosi le lacrime.
<<Non servirebbe a nulla, Arianna. È come se dormisse, non so accorgerebbe mai di te>> cercò di farle capire il medico.
Arianna era certa che quel medico si stesse sbagliando alla grande, perché Alessandro si sarebbe accorto di lei eccome, perché a lui non servivano gli occhi per accorgersi di lei, gli bastava solo il cuore. Arianna però non osò ribattere, tanto il medico non avrebbe mai capito, così annuì e finse di essersi calmata e di essersi rassegnata. Si risedette sul letto, il medico le sorrise soddisfatto e dopo averla salutata andò via, lasciandola sola.
Arianna scese immediatamente dal letto, andò verso la finestra e guardò attraverso le tende. Nell' enorme cortile davanti all' ingresso dell' ospedale, c' era tantissima gente, moltissimi maneggiavano macchine fotografiche e telecamere, mentre poliziotti creavano con i loro corpi delle barriere umane per respingere quella folla. Arianna chiuse le tende e nella penombra della stanza si mosse verso la porta della stanza, la aprì leggermente e spiò: c' erano tre o quattro poliziotti, che camminavano avanti e indietro nel corridoio, reggevano dei bicchierini di caffè e chiacchieravano allegramente, uno di loro scoppiò a ridere fragorosamente e una infermiera sbucò nel corridoio per rimproverarlo furiosamente. Arianna chiuse immediatamente la porta ed entrò nel piccolo bagno della sua camera, lì trovò dei vestiti: una felpa bianca, che sembrava molto calda, un leggings molto comodo e un paio di pantofole. Si guardò allo specchio: non si era mai fissata così intensamente, le sembra a che i suoi capelli fossero stati accorciati, per il resto era sempre la stessa, non aveva neppure un livido, a parte quelli negli occhi. Doveva andare da Alessandro Virigni. Questo fu il suo unico pensiero e la sua unica missione. Uscì dal bagno e si appiattì lungo la parete. Aprì la porta della stanza, spiò di nuovo e ora vide i poliziotti seduti a delle sedie, stavano ancora parlottando tra di loro, ma a bassa voce, uno di loro si alzò e si incamminò della direzione opposta a quella di Arianna, lei se ne approfittò immediatamente. Sgattaiolò rapidissima fuori dalla stanza e iniziò a correre come una furia. <<STAI FERMA, ARIANNA! NON SCAPPARE!>> urlò a gran voce uno dei poliziotti, ma Arianna continuò a correre, inciampò e cadde per terra. Si voltò e vide i poliziotti che stavano correndo verso di lei, così Arianna si tolse rapida le pantofole e riprese a correre, questa volta a piedi nudi. Si fiondò in un ascensore, che era appena arrivato sul piano. Le due infermiere, che si trovavano dentro, la guardarono con gli sgranati. Arianna a caso premette sul '3', senza sapere neanche a quale piano si trovasse. <<Dov' è Alessandro Virigni?>> chiese loro Arianna con impeto.
<<Al secondo piano>> rispose una di loro quasi intimorita. <<Grazie mille!>> ringraziò Arianna e premette subito sul '2'. L' ascensore si fermò prima al terzo piano, le porte si aprirono, c' erano delle persone, che aspettavano l' ascensore, tra di loro c' era anche Cristina, che entrò rapidissima nell' ascensore. <<Ho avuto una paura terribile!>> gemette gettando le braccia attorno al collo di Arianna.
<<Cri, che bello vederti! La notizia si è già diffusa?>> le chiese Arianna. Cristina annuì e raccontò rapidamente <<È su tutti i giornali e ne hanno parlato in televisione. Gira voce che quegli uomini abbiano ucciso Alessandro Virigni. I giornalisti pubblicano trenta aggiornamenti al minuto. È vero che Daniela era coinvolta nell' assalto ad Alessandro?>>.
<<Che io sappia no..>> rispose Arianna. Le porte si aprirono e le due amiche si fiondarono subito fuori. <<Mio zio è un medico e lavora qui, mi ha detto che Alessandro è ricoverato nell' ala destra di questa reparto, nella camera 31. Attenta, ci sono dei poliziotti anche qui!>> l' avvisò Cristina, indicandole l' ala destra.
<<Cri, devi aiutarmi!>> le disse Arianna disperatamente. Cristina ci pensò, poi le venne un' idea <<Dirò loro che ti ho vista. Forse non riuscirò a liberarti di tutti loro, ma almeno qualcuno riuscirò ad allontanarlo da lì>>.
Arianna annuì decisa e Cristina si precipito subito nell' ala sinistra, correndo e urlando a gran voce. Arianna si chiuse in uno stanzino, lasciando la porta semichiusa per spiare. Dopo pochi minuti vide Cristina correre seguita da due poliziotti, mentre lei si agitava a indicare le porte degli ascensori. Appena furono spariti dalla sua vista, Arianna sgattaiolò fuori e con passo felpato iniziò a camminare nel corridoio. Era molto lungo e non c' era anima viva lì dentro, Arianna lesse di sfuggita la scritta 'TERAPIA INTENSIVA'. C' erano vetrate, attraverso cui si vedevano pazienti allettati, per fortuna non si vedevano ancora medici e infermieri. All' estremità del corridoio, si girava a sinistra. Lì in fondo c' erano dei poliziotti, stavano fermi davanti a una porta. Da quella porta uscì un prete, un uomo grassottello, che normalmente avrebbe avuto un aspetto simpatico, ma che in quel caso sembrava tristissimo. Gli uomini in divisa si tolsero il loro cappello di fronte al prete, che aveva il capo chino. Arianna si sentì mancare, sentiva i propri sensi venirle a mancare, mentre quel prete vestito con il grembiule verde usa e getta si fermava a parlare con i poliziotti. Arianna cercò di controllarsi, alcuni poliziotti si erano accorti di lei, ma non provarono a fare nulla, lasciarono che fosse lei ad andare da loro. Le diedero questo dono, prima di annunciarle la fine. Mentre Arianna si trascinava verso di loro, poté giurare a se stessa che il prete stesse passando in rassegna le parole più dolci per la notizia amarissima. Arianna si fermò al centro di quel gruppetto e restò a guardare Alessandro, c' erano vari macchinari intorno a lui, ma lei guardava solo il suo corpo coperto con un lenzuolo bianco fino al petto. Le labbra di Arianna articolarono il suo nome, mentre con dolcezza il prete le posava una mano sulla spalla. <<Non possiamo più fare nulla per lui, mi dispiace>> le mormorò nell' orecchio. Quel prete forse si sbagliava come quel medico, loro non potevano più fare qualcosa per lui, ma lei sì invece. E per far vivere questa speranza e Alessandro il cuore di Arianna prese a battere ancora più forte, come se fossero tre cuori in uno.

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