La Chioma Rossa

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<<Niente, non vuole parlare con nessuno>> disse la guardia carceraria. Fiamma e Tancredi si guardarono in faccia, lui non sapeva affatto cosa fare. <<Posso provare a parlargli io>> si propose Fiamma facendo un passo in avanti. <<Mi dispiace, avvocatessa, ma credo che non sia affatto possibile>> le spiegò la guardia scusandosi.
<<Non corro nessun rischio ad attraversare un corridoio con uomini chiusi in delle celle>> insistette Fiamma sdrammatizzando con un sorriso di gentilezza.
<<Sono davvero spiacente, ma non mi è consentito far entrare non addetti nel carcere>> ripeté la guarda.
<<Ha paura che ne liberi qualcuno?>> chiese esasperata Fiamma <<Non entrerei accompagnata da un esercito e starete voi guardie con me. La prego, mi faccia andare a parlare con Alessandro Virigni>> Fiamma usò un tono duro, uno di quelli che non permettono repliche e aggiunse un sorriso di malizia e di sensualità, facendo cedere del tutto la guardia. <<Va bene>> disse scrollando le spalle <<Entra solo lei però, lui deve restare qui>> stabilì la guardia indicando Tancredi, Fiamma annuì. Si tolse la giacca, lasciò lì tutti i fascicoli e la sua valigetta, seguì la guardia solamente fasciata nel suo tubino scuro, che le scopriva la spalla, che lei però nascondeva con i capelli rossi. Appena si ritrovarono nel corridoio con tutte le celle, iniziarono a levarsi dai carcerati volgarissimi apprezzamenti rivolti a Fiamma. Molti uomini le facevano gesti volgari con le mani, le urlavano insulti e gridavano verso di lei richieste fin troppo esplicite. Fiamma li ignorava totalmente oppure si limitava ad ancheggiare in maniera civettuola, rivolgendo sorrisi compiaciuti e sexy ad alcuni carcerati scelti per caso. Camminarono a lungo, mentre la guardia procedeva facendo strada a Fiamma stando molto più avanti di lei, ogni tanto si voltava verso di lei come per accertarsi che gli stesse dietro e che non stesse cercando invece di correre via. Svoltarono e finalmente si lasciarono alle spalle gli apprezzamenti e gli schiamazzi volgari. <<Mi dispiace per tutto quello che ha sentito da quei carcerati>> si scusò la guardia, fermandosi per un attimo e aspettando che lei lo raggiungesse. <<Si figuri, non mi hanno turbata affatto>> lo tranquillizzò Fiamma.
<<Beh, deve capire che sono uomini. Loro non vedono una donna da molto tempo e poi lei è davvero così bella>> disse la guardia, assumendo fin troppa sicurezza nel dire l' ultima parte della frase. Fiamma lo guardò con un sorriso compiaciuto, studiandolo per un attimo. Aveva già che tipo di uomo fosse: quasi calvo, un naso a patata, che imbruttiva quel volto che avrebbe potuto forse essere carino senza quel nasone, corpo muscoloso e atletico di chi ama fare palestra per rimorchiare le ragazze sulle spiagge. Fiamma conosceva fin troppo gli uomini, sapeva perfettamente che gli uomini erano capaci di vincere scontri corpo a corpo, risse, battaglie e guerre solo con altri uomini, perché se un uomo trova come avversario una donna bella e intelligente, è destinato dalla natura stessa a cadere. L' importante era solo fargli credere di avere già vinto. <<La ringrazio>> gli disse Fiamma avvicinandosi a lui e sorridendogli civettuola. Lui le appoggiò una mano sul suo fianco, Fiamma ovviamente fece finta di apprezzare quella sua scelta. Lasciò che quella mano restasse su di lei, anzi lo incitò pure avvicinandosi così tanto a lui, che il suo seno quasi sfiorò il suo petto. Fiamma immaginò l' erezione di quella guardia nei suoi boxer. Forse quell' uomo già sognava di scoparsela, ma non sapeva che al massimo lui si sarebbe solo masturbato pensando a lui, perché lo stava solo facendo cadere nella sua trappola per ottenere ciò che voleva. <<Io finisco alle 18:00 qui. Tu, avvocatessa?>> le chiese la guardia accarezzandole il fianco come se fosse intenzionato a far scendere quella mano ancora più giù. Lei invece prese ad accarezzare il suo bicipide, lo sentì mentre lui lo faceva contrarre indurendolo sotto la sua divisa. <<Prima finisco qui, prima mi libero>> rispose lei indugiando sul suo bicipide. La guardia ridacchio sicuro di avere la vittoria in pugni e si avviarono verso la cella di Alessandro. Era senza sbarre, c' era solo una porta di metallo con uno sportellino. La guardia prima bussò e poi aprì lo sportellino. <<Virigni, l' avvocato è qui!>> gli urlò scorbutico. <<Ho detto che non voglio parlare con nessuno!>> fu quasi emozionante per Fiamma sentire la voce di suo fratello. Spostò la guardia e parlò lei <<Alessandro, io so che tu sei innocente, devi ascoltarmi. Io posso liberarti>>. Alessandro era di spalle, seduto sulla branda, non si girò neppure per vedere a chi appartenesse quella voce a lui estranea e non familiare, nonostante fosse di sua sorella.
<<Non ha più senso ormai>> sussurrò lui. Fiamma si voltò verso la guardia e gli disse a bassa voce <<Fammi entrare>>.
La guardia scosse la testa, ma Fiamma fece in modo che a convincerlo fosse la sua bellezza disarmante sussurrandogli molto maliziosa <<Mi reputi così pericolosa?>>. La guardia cedette ancora, scelse una chiave dal mazzo che aveva legato alla cintola e aprì la porta. Fiamma volò dentro, fece segno alla guardia di chiudere la porta e lui obbedì senza replicare. <<Cosa ti è successo, Alessandro? Non vuoi più essere liberato?>> gli disse ponendosi davanti a lui con le braccia conserte.
<<Non c' è più nulla per me là fuori>> le rispose Alessandro.
<<Ma che cosa dici?>> gli domandò Fiamma aggiungendo <<Non pensi ad Arianna?>>. Sembrò che avesse appena accoltellato suo fratello, i suoi occhi infatti sembrarono feriti e da quelle ferite uscirono fiotti di lacrime. <<Me l' hanno uccisa..>> mormorò lui. Fiamma non la contattava da un po', rimase sbalordita, si portò una mano sulla bocca non trovando altre parole da proferire, non riuscendo affatto a dire nulla per lenire quell' immenso dolore, che leggeva negli occhi di suo fratello. <<Scusami..>> gli sussurrò <<Ma tu comunque devi uscire dal carcere, perché sei innocente e io non ti aiuterò solo per questo, ti libererò soprattutto perché tu sei mio...>>. Improvvisamente sembrò non avere più il coraggio per riferirgli quello, che sentiva di dirgli da così tempo. Le parole le erano rimaste ferme in gola, quando gli occhi feriti di Alessandro si fermati su di lei. Ma non poteva rimandare ancora, era giunto il momento per dirgli tutta la verità, sarebbe stato difficile per lui ascoltare quelle parole in un contesto così complesso, ma il momento giusto per farglielo sapere non era quello, ma era il giorno prima, poiché da troppo tempo ormai la sabbia aveva coperto quella storia. <<Tu sei mio fratello>> concluse lei.
Alessandro la fissò, sembrava arrabbiato, non le credeva assolutamente. Fiamma sapeva che questo era assolutamente normale in un certo senso: cosa ne sapeva Alessandro del rituale dei Virigni? Cosa ne sapeva dei due diari di Bianca?
Fiamma pensò che molto probabilmente Alessandro sarebbe dovuto essere all' oscuro di tutto questo. <<So che non mi crederai, ma io ti posso assicurare che non voglio ingannarti. I nostri genitori prima di sposarsi hanno avuto un figli, ma c' era un rituale feroce nella nostra famiglia, pertanto nostra madre dovette salvare il primogenito, che sarei io portandomi in un...>> il racconto di Fiamma fu interrotto dallo stesso Alessandro <<Stai rubando la storia di un' altra persona. Ho conosciuto mio fratello, so perfettamente cosa ha dovuto fare mia madre per salvare Christian e soprattutto come ha dovuto pagare>>. Fiamma restò in silenzio davanti a questa sua affermazione. <<Purtroppo anche tu sei vittima del diario falso. Nostra madre scrisse due diari: uno vero e uno falso, quest' ultimo serviva per proteggermi dai nostri parenti>> aveva compreso tutto molto chiaramente Fiamma. Alessandro la guardava con uno sguardo gelido, Fiamma iniziò a preoccuparsi, ma capì di cosa aveva bisogno per mostrargli la verità. Con una mano afferrò tutti i suoi capelli e si voltò in modo da dare le spalle ad Alessandro. <<Porto quasi sempre i capelli sciolti per nasconderlo oppure se sono legati, lascio che siano i miei abiti a celarlo>> disse e poi spostandosi i capelli dalla sua spalla aggiunse <<Mi sarei mai tatuato il simbolo dei Virigni, se non fossi stata una di loro?>>. Guardò Alessandro, che fissava sbalordito l' uomo di fuoco sulla base del collo di Fiamma. Ormai doveva essere convinto, infatti si mise in piedi. Fiamma lasciò andare i capelli, che le ricoprirono di nuovo quel tatuaggio e si voltò verso il fratello. Lui l' abbracciò forte e Fiamma si sentì finalmente in possesso di quel ruolo, che aveva voluto e atteso da così tanto tempo: essere una sorella e avere una famiglia. Era solo dispiaciuta, in quanto il primo compito da sorella che le competeva era tra i più brutti: raccogliere i pezzi di un fratello, che era stato distrutto. Lo abbracciò forte e pianse con lui, lasciandosi andare e sciogliendosi del tutto. <<Io ti libererò, fratellino>> gli sussurrò all' orecchio, ma lui si limitò a risponderle dicendo <<Io voglio solo morire>>. Per la prima volta in tutta la sua vita Fiamma ebbe paura e tremò, strinse ancora di più suo fratello terrorizzata dall' idea di perderlo un' altra volta e questa volta per sempre.

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