La Pineta dei Sospiri

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Arianna non poteva non pensare a Cristina... Aveva avuto spesso dei dubbi sui gusti sessuali della sua migliore amica, perché non parlava mai di ragazzi, sembrava essere addirittura indifferente nei momenti in cui si sfiorava il tasto 'ragazzi'... Ma in tutta onestà non le importava l' orientamento sessuale della sua migliore migliore amica, a lei importava della sua migliore amica e della sua felicità. Non le aveva mai chiesto se fosse lesbica o meno, perché sapeva che erano fatti suoi e toccava a lei sentirsi pronta per uscire allo scoperto, Arianna non voleva essere poco delicata con lei. Mai però avrebbe mai pensato che fosse innamorata proprio di lei, che provasse un sentimento diverso da quello della profonda amicizia, che le aveva sempre legate. Eppure, ora nutriva forti dubbi proprio sulla loro amicizia: e se Cristina avesse passato tutto quel tempo con lei solo per coltivare la speranza di sedurla prima o poi? Un' amica vera avrebbe mai cacciato di casa un' altra amica, semplicemente perché era stata respinta dalla stessa?
Tutte queste domande si sovrapponevano nella testa di Arianna, mentre aspettava al freddo sotto casa di Cristina con la valigia ferma davanti ai suoi piedi. Cercava di trarre quanto più calore possibile dalla sciarpa di lana e dal cappotto, aveva telefonato ad Alessandro, ma la casa di lui e quella di Cristina erano molto distanti.
Arianna si sfregò le mani un' altra volta, controllò il telefono, non c' erano chiamante o messaggi, lo rimise a posto e continuò a tremare in quel freddo cane. La via, in cui viveva Cristina, erano una grande strada alberata e quasi sempre prive di esseri viventi. Non circolava nessuno nei giorni feriali negli orari di punta, figuriamoci il sabato sera alle 23:40. Era un deserto di buio e di freddo pungente, i lampioni illuminavano debolmente la strada e le auto parcheggiate di sbieco. La maggior parte delle finestre erano spente, pochissime erano illuminate, ma più passavano i minuti e più si lasciavano inghiottire dal buio anche esse.
Arianna trascinò la valigia con sé e si sedette su uno dei gradini, che portavano alla porta di Cristina. Vide in lontananza i fari di un' auto, si alzò subito in piedi certa che era Alessandro, ma quando l' auto le fu vicina, si accorse che dentro c' era una coppia, che in quel momento stava anche litigando. Arianna tornò a sedersi, l' ultima finestra illuminata seguì nel buio le altre. Le uniche luci erano quelle dei lampioni, che erano anche fiacche e sinistre. Il freddo aumentò a vista d' occhio, di fronte all' abitazione di Cristina vi era un piccolo parco. Solo un paio di giostrine: un' altalena e due scivoli. Un tempo era molto grande, ma una cospicua parte di quelle giostre fu sradicata per asfaltare l' erba in vista di un parcheggio. Arianna si sedette in cima allo scivolo e si lasciò cadere. Restò sullo scivolo di legno, che sembrava proteggerla un po' dal freddo. Il vento si gonfiò di furore e soffiò forte, investendo Arianna che rabbrividì e l' altalena, che iniziò a oscillare.
<<Ciao, cucciolotta>> disse dal nulla una voce alle spalle dell' altalena. Arianna trasalì gridando, si voltò e vide una faccia pallida e quasi spettrale alle sue spalle. Un uomo sui 40 anni, forse anche di più, robusto, un paio di occhiali rotti, una lunga cicatrice sulla guancia.
<<Hai i soldi, cucciolotta?>> le chiese sollevandola per la sciarpa e schiacciando il suo naso grasso e brufoloso sul viso di Arianna, che iniziò a urlare.
<<Hai fame, cucciolottà?>> continuò a gridarle contro.
<<Chuck, no! No! Stai fermo..>> disse un' altra voce, che veniva dall' altro lato dell' altalena. Arianna conosceva perfettamente il proprietario di quella voce: Luca.
L' omone chiamato Chuck lasciò andare Arianna guardandola interessata. Luca si mise affianco a Chuck e con una voce alquanto severa, ma come quella che un padre userebbe verso suo figlio, lo ammonì <<Sei stato molto cattivo, Chuck. Ora vai a casa, altrimenti non vedi la tua trasmissione preferita per un mese. L' omone corse subito via, Luca tirò un sospiro di sollievo. Era nella sua tenuta da sabato sera: camicia, giubbotto di pelle, jeans... <<Ma tu sei Arianna!>> esclamò felice riconoscendo la sua compagna di classe. L' abbracciò, come se fosse la cosa più importante per lui. <<Perdonalo>> disse guardando nella direzione in cui era scappato Chuck. <<È mio zio, fratello di mia madre. In realtà si chiama Maurizio, ma noi lo chiamiamo 'Chuck', perché ama guardare le puntate di Chuck Norris, 'Walker Texas Ranger'. Si impersona molto e forse credevo che tu fossi una criminale..>> spiegò.
<<Mi sono spaventata molto>> ammise Arianna.
<<Lo credo bene. Ma zio Chuck non farebbe mai del male a nessuno, garantito>> la rassicurò lui.
<<Sei stata da Cristina? Lei dovrebbe abitare da queste parti>> e si guardò in torno cercando l' abitazione di Cristina tra quelle villette a schiera. <<Si, sono stata proprio da lei>> confermò Arianna.
<<Se vuoi, potresti fare un salto da me. Mia madre ha fatto la sua specialità stasera: torta con pere e ricotta. Ti va?>> le propose lui. Ad Arianna non sembrava vero che il ragazzo, di cui era sempre stata innamorata le stesse proponendo di andare da lui. Era sul punto di accettare, ma poi si ricordò di Alessandro <<In realtà, il mio... ehm mio.. mio amico sta passando a prendemi>> rispose lei.
<<Ah>> reagì lui <<Però la prossima volta non mi sfuggi, Arianna. A meno che tu non dica al tuo amico che posso accompagnarti io a casa, magari dopo la torta ricotta e pera>>. Arianna prese in considerazione l' idea: lei e Luca a casa sua! Poi lui stava insistendo così tanto! Perché stava insistendo in questa maniera. Erra combattuta, gli occhi di Luca la stavano guardando, lei immaginò se stessa e Luca chiudersi in camera sua e iniziare a fare sesso. <<Magari un' altra volta>> decise Arianna. Appena lo disse, vide l' auto di Alessandro fermarsi accanto al marciapiede. Luca se ne accorse e la guardò. <<Wow! Un' auto stupenda!>> disse ammirato. Poi si rivolse ancora ad Arianna <<E va bene. Io ho il tuo numero, ti chiamerò a breve per farti assaggiare la torta di mia madre. Ciao>> la salutò e si avvicinò per salutarla baciandola sulla guancia e tenendole una mano sul suo fianco. Arianna sentì tutti gli anni passati a sognarlo esplodere come coriandoli. <<Ciao!>> lo salutò e a grandi passi andò verso l' auto di Alessandro. Aprì lo sportello e si sedette, era in tuta ed era bellissimo. Lui tentò subito di baciarla, ma lei lo evitò. <<Ti riporto a casa sua?>> le chiese.
<<No no, portami da mia madre>> rispose lei.
<<In che via abita?>> le chiese deluso lui.
<<Te lo dico dopo aver giocato>> Alessandro sorrise un po'.

Era una pineta fuori città. Qui le coppie venivano, solo per quello e infatti tutti la chiamavano 'La Pineta dei Gemiti'. Alessandro parcheggiò tra due macchine, coi finestrini appannati che in quel momento sussultavano abbondamente. Arianna si tolse la cintura, passò su di lui. Iniziarono subito a esplorarsi e a spogliarsi. Avevano una voglia matta in quel momento, non capivano più nulla, rispondevano solo alle richieste dei loro  corpi. Arianna volle subito sentire i muscoli del petto di Alessandro sulla propria pelle, così si strinse a lui spingendo la sua testa nei suoi seni. Il suo pene in erezione messo a nudo spingeva contro la femminilità calda di lei, desiderava entrare in lei e fu accontentato subito. Mentre Arianna saltellava su di lui, sentendo il suo pene entrare e uscire in lei facendole crescere dentro un piacere senza parole logiche e razionali capaci di descriverlo, ma che poteva essere espresso solo tramite i loro gemiti, i finestrini diventano sempre più appannati. Alessandro le temeva stretti i fianchi, ma con una mano le teneva i capelli costringendola a mostrargli tutto il suo collo, che lui leccava continuamente. A lei piaceva tantissimo essere tenuta così, l' unica cosa che in questa maniera non poteva affatto guardare gli occhi azzurri di Alessandro. Provò a fantasticare su di lui, mentre il piacere diventava sempre più intenso e crepitava pronto a esplodere. Fantasticò sul suo fisico da dio, sul fuoco che emanava durante i loro giochi, ma poi un' immagine diversa gli si parò davanti: era quella di Luca. Proprio ricordando il suo fisico senza maglia in palestra, Arianna sentì l' orgasmo accendersi, provò ad abbassare i capelli per incrociare Alessandro e riportare lui nella sua mente, ma lui aveva gli occhi per gustare meglio il suo capezzolo, gemeva molto anche lui, perciò lei capì che stava per venire. Chiamò il suo nome <<Alessandro>>, ma poi venne, l' orgasmo la avvolse e poi giunsero fimo a dove era lei anche i gemiti di Alessandro, ma era Luca che lei stava pensando. 
Appena finirono, lei tornò sul suo sedile. Di solito i doni se li scambiavano, quando lui era ancora in lei. Alessandro la guardò un po' dubbioso, mentre lei già iniziava a rivestirsi. Si tolse il profilattico e iniziò a vestirsi. <<Ti dono l' Amore>> le disse avvicinandosi a lei ancora a petto nudo, sperando che il dono di lui gli desse un valido motivo per baciarla. <<Io ti dono la Sincerità>> gli disse lei quasi sbrigativo.
Arianna decise subito che avrebbe smesso di fare quel gioco subito, perché una parte di lei le aveva appena ricordato che era con Lorenzo che voleva unirsi, non con Alessandro. Anche se questa parte di lei le sembrava opaca, misteriosa, ma anche innegabile. Stava per aprire bocca per dirglielo, ma in quel momento bussarono sul vetro dell' auto, trasalirono entrambi. Fuori c' era un ragazzo dell' età di Alessandro, il quale ancora spaventato urlò <<MICHELE DI MERDA!>>.

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