Il vero proprietario del Cuore

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Christian aveva sentito i colpi di spari nel portone, mentre saliva le scale. Non ebbe alcun dubbio: era arrivato troppo tardi e Fiamma aveva colpito. Non era riuscito a fermare il desiderio di vendetta, che lei aveva sempre covato, tramite il suo amore e non era riuscito a farlo neppure nel vano tentativo di precipitarsi a casa della preda di Fiamma. Prese a salire le scale a due a due, cercando di essere il più rapido possibile, raggiunse il suo pianerottolo in un batter d' occhio.
<<Christian, cosa è successo?>> gli domandò la sua vicina, cioè la signora Catia, che si era precipitata sul pianerottolo con l' accappatoio, mentre sua figlia Isabella guardava preoccupata Christian. Lui non riusciva a trovare nessuna parola da dire, la porta di casa era chiusa, lui si tastò le tasche ed estrasse il mazzo di chiavi. <<Sembrava un colpo di sparo>> farfugliò agitata Isabella, abbracciando sua madre, che era tremendamente agitata. <<Dovremmo chiamare la polizia?>> chiese più a se stessa che agli altri Catia. Christian aveva ignorato fino ad ora le due donne, ma ora appena ebbe aperto la porta si voltò verso di loro e le ordinò molto autoritario <<Voi ora entrate subito in casa vostra e non chiamate nessuno, ok? Non è successo nulla!>>. Le due donne quasi offese dall' ordine impartito da Christian, obbedirono rintanandosi subito in casa. Christian entrò dentro, chiudendo la porta. Si chiese se Fiamma lo avesse ucciso, così magari avrebbe eliminato un testimone. Lei non si era affatto alcuno scrupolo a uccidere così tanta gente, persino Cristina, la quale in fondo era completamente innocente, perché mai non avrebbe avuto il coraggio di sparare contro Christian.
Gli aveva mentito, lo aveva illuso, lo aveva ingannato, lo aveva tradito, aveva ucciso, eppure lui non smetteva di amarla e avrebbe continuato ad amarla, anche nel preciso istante in cui avrebbe fatto partire dalla sua pistola il colpo di lui. In fin dei conti gli aveva spezzato il cuore, cosa avrebbe potuto fargli una pallottola? E quanto stupido può essere il nostro cuore, che continua ad amare chi lo ha spezzato? Forse la verità che il cuore si trova solo nei nostri corpi, ma non appartengono affatto a noi. Per questa ragione forse continua ad amare chi lo calpesta, chi non lo ascolta e chi lo spezza spezza, proprio perché è di sua proprietà e fa male a noi solo perché è incastrato dentro di noi.
Il cadavere della signora Pattioli era accasciato sulla poltrona, sembrava che dormisse, nonostante tutto quel sangue, che le macchiava e le imperlava tutto il petto cadendo sull' ammasso di coperte, che aveva sul grembo, quel grembo sterile, che non le aveva fatto partorire nessun bambino, ma solo intrighi. Quasi simbolicamente il sangue si fermava proprio lì sopra, come se volesse deriderla e mostrarle l' unica creatura da lei generata: quella lunga scia di sangue. Sulle sue ginocchia si fermava la sua mano e tra le dita stringeva ancora una pistola, molto piccola e dall' aria minacciosa. Fu proprio seguendo con lo sguardo la traiettoria della pistola, che Christian vide il suo vero cuore. Era a terra, in una pozza di sangue, che non avrebbe mai potuto raggiungere il rosso della chioma di Fiamma. Era sdraiata di lato, era ancora viva, nonostante avesse gli occhi chiusi e tenesse una mano sul ventre. Christian si inginocchiò immediatamente su di lei, non disse nulla e non fiatò, eppure lei ancor prima di aprire gli occhi, pronunciò il suo nome <<Chris...>>.
<<Amore, va tutto bene. Chiamo subito  il pronto soccorso e vedrai che loro ti cureranno>> cercò di confortarla Christian, in realtà egli stesso non era molto convinto delle sue parole, infatti la cullava per farla addormentare nella maniera più dolce possibile.
<<Mi dispiace, Chris... Avevi ragione tu: non dovevamo mai lasciare quel letto. Scusami...>> delle lacrime le uscirono dai suoi occhi, mentre un leggero sorriso si formò sulle sue labbra. <<Ci ritorneremo, amore mio. Chiamo subito i soccorsi. Saranno qui in un secondo..>> Christian dopo aver detto ciò, tolse un braccio dall' abbraccio con cui cullava Fiamma per prendere il suo cellulare. <<No, non lo fare>> lo fermò lei, mentre la voce le diventava sempre più simile a un sussurro <<Non servono a nulla ora i soccorsi. Piuttosto continua ad abbracciarmi e non smettere di chiamarmi 'Amore'. Me ne andrò chiedendomi come tu possa chiamarmi ancora così e come abbia fatto io a non scegliere di stare sempre con te>>.
<<Quindi mi ami?>> le chiese Christian.
<<Sempre, Chris. Mi dispiace, ti prego non soffrire per me. In fondo non ne vale la pena per me>>.
<<Amore mio, non fare così. Vedrai, che andrà meglio. Tu sei forte, tu sei una Fiamma libera, ricordi?>>.
<<Le fiamme si spengono, Chris. Io ero una fiamma, solo unendomi con te ero un incendio, ma io cretina ho scelto di fare la fiamma. Ti chiedo solo una cosa: vai a casa mia e prendi il mio unico dopo per te. Fai presto, prima che arrivi la polizia lì. Ho confessato tutto, così hanno scagionato mio fratello. Ora non mi far più parlare, dimmi di andare, ti prego>>.
<<Io non ti lascerò mai andare, amore mio>> le disse lui chinandosi su di lei per baciarla sulla guancia <<Io voglio che tu resti con me>>.
Lei non aveva più le forze per parlare, sorrise debolmente e provò ad articolare quelle parole, che non gli diceva mai troppo spesso, ma che doveva assolutamente dire, perché è una frase che va detta anche all' ultimo minuto, perché è una frase, che non ha tempo. È una frase che non vale il tempo, anzi lo supera ed è talmente grande che non è inclusa nel tempo, è lei a racchiuderlo. <<Ti amo>> disse con uno sforzo quasi immenso, ma che fece uscire queste due parole in un modo quasi del tutto naturale. Christian stava per risponderle ripetendole questa frase, che le aveva detto già tantissime volte. "Amore, ti amo anch' io" era l' espressione completa, ma lei si addormentò sulla parola 'Amore' e così Christian tenne tutto il restò per il cuore, che aveva dentro di sé e che apparteneva a Fiamma. La strinse il più forte possibile, stranamente non gli usciva nessuna lacrima. Sembrava che il cuore di Christian, ovvero quello custodito in Fiamma, si fosse spento, ma gli fosse rimasto dentro come un dono quello di Fiamma.
Christian non si era neppure accorto delle sirene, non aveva neanche percepito la porta che veniva aperta a spallate, ignorò i poliziotti, finché con la forza non lo staccarono da lei. Rimase impotente, sembrava essere diventato sordo e non ascoltare neanche una parola di tutte le domande, che gli rivolgevano gli investigatori. Aveva gli occhi puntati su Fiamma, mentre due del pronto soccorso segnavano la presunta ora della sua morte. Avrebbe voluto dirle ancora un' ultima cosa, nonostante lei non potesse sentirlo, nonostante avessero steso un lenzuolo bianco sul suo corpo. Fece qualche passo verso di lei, si inginocchiò e sollevò leggermente il lenzuolo come se fosse il velo dell' abito da sposa. <<Non ti dimenticherò mai, perché io ti amerò per sempre>> le promise lui, poi sentì una mano sulla sua spalla. Non lo fece sollevare con prepotenza, ma fu quasi una carezza su Christian. Non vide chi lo aveva fatto sollevare, ma lo seguì e quando si voltò per l' ultima volta, vide il volto di Fiamma, mentre veniva ricoperto dall' unico velo, che la vita le aveva riservato.
<<Le ha trovate già così, vero?>> gli sussurrò una psicologa molto giovane avvicinandosi a lui, mentre gli investigatori svolgevano le varie ricerche nella stanza. Loro due si erano spostati nella camera da letto di Christian. Non le rispose, si limitò ad annuirle. <<Sono davvero dispiaciuta>> disse lei sedendosi alla scrivania.
Christian si asciugò le lacrime e chiese alla giovane psicologa <<Posso andare via?>>. Lei era sorpresa per quella domanda, forse non si aspettava che lui volesse andare via così presto. <<Dovrei chiedere ai miei superiori>> rispose lei. <<Aspettami qui>> gli ordinò con gentilezza e poi si alzò lasciando Christian da solo. Non aspettò neppure un minuto, non voleva restare lì, in quella casa maledetta. Aspettò che la psicologa fosse andata via, spiò oltre la porta e vide il corridoio completamente sgombro. A passo svelto e felpato camminò per tutto il corridoio, si fermò un attimo davanti alla porta aperta della stanza, in cui giacevano i due colpi. Quello della signora Pattioli era perfettamente e rigorosamente coperto dal lenzuolo, mentre Fiamma era ribelle anche da morta, il suo corpo non era coperto con perfezione dal velo bianco, fuoriusciva una mano. Quella mano era nella esatta posizione di chi si aspetta di essere preso per mano e così Christian si chiese se gli sarebbero bastate tutte le volte, in cui aveva stretto quella mano, per tutti i momenti in cui nel futuro avrebbe voluto farlo. Poi varcò la soglia e lasciò quella casa davvero definitivamente, mentre l' amore per fiamma lo avrebbe accompagnato per sempre.

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