Un motivo per restare

47K 1K 4
                                    

Alessandro si spogliò e si infilò sotto la doccia. Restò immobile, mentre l' acqua scorreva calda sul suo corpo, il viso piegato in avanti e gli occhi chiusi. Pensava alla sua vita, a quanto significasse per lui vivere. La proposta di Daniela l' aveva bocciata subito, ma poi ci aveva ripensato chiedendosi cosa sarebbe stato avere un figlio. Non voleva sposarsi, non voleva avere una famiglia normale. Se pensava a se stesso quarantenne con meno capelli e una donna grassoccia per le gravidanze con la maglia sporca di vomito del figlio si sentiva mancare. C' erano persone nate per svolgere una vita normale: nascere, crescere, arrivare a una certa età, sposarsi, avere dei figli, vederli crescere e poi assistere al medesimo ciclo nelle vite dei loro figli e poi c' erano persone destinate a contravvenire a ogni forma di ciclo, scrivendo da soli la propria vita non seguendo alcun schema.
Alessandro non voleva avere figli, non voleva dare la vita a nessuno, perché lui in primo non amava la vita. Lui preferiva ingannare la vita, andando a letto con mille donne diverse e facendo l' esatto opposto di tutto. La vita non la insegna nessuno, perciò non bisogna stupirsi se nessuno impari a vivere, anche perché non esiste un metodo standard per vivere. Ognuno ha la propria vita e ognuno deve sentire il bisogno di vivere come vuole. Uscì dalla doccia e iniziò ad asciugarsi, ma qualcuno bussò alla porta della sua camera, che includeva un proprio bagno personale. <<Chi è?>> chiese Alessandro seccato da quella visita.
<<Tuo padre>> la sua voce non sembrava arrabbiata, così Alessandro si sentì tranquillo, si infilò solo i boxer e andò ad aprire.
<<Ogni volta che ti vedo, penso a quanto in realtà tu assomigli a me>> esordì il padre entrando e sedendosi sul letto del figlio, che continuò ad asciugarsi. Alessandro gli sorrise debolmente e annuì.
<<Alla tua età ero esattamente come te, sai? Sicuramente tu sei molto più bello, eppure io facevo strage di cuori. Non c' era ragazza che non si innamorasse di me. Io al contrario tuo però, non ci sapevo fare affatto con le ragazze, che erano attratte anche dai miei soldi. Iniziai a frequentare un gruppetto di ragazze universitarie: vere e proprie porche. Passavo con loro notti di orgie, kamasutra, sesso estremo... Un giorno mio padre mi venne a prendere da casa loro, non so come riuscì ad aprire la loro porta di casa, mi trovò totalmente nudo nel letto di questo. Mi ordinò di rivestirmi, poi mi trascinò qui a casa. Mi chiuse in una camera e aiutato da alcuni suoi domestici mi picchiò tantissimo>> si ferma, con gli occhi apparentemente persi nel vuoto, ma in realtà concentrati su qualcosa. Si interruppe solo per pochi istanti, poi proseguì <<Lo odiai da morire e sperai che morisse. Due settimane dopo tuo nonno morì a causa di un infarto, mentre proprio in quel momento ero al settimo cielo, perché ero riuscito a sgattaiolare di casa e a infilarmi nel letto delle mie universitarie>>.
<<Vuoi raccontarmi la storia della tua vita?>> gli chiese Alessandro scocciato.
<<No, solo la nostra>> gli rispose pacato il padre. <<Quando tornai a casa, lo trovai io a terra nel suo studio, lo portai io a spalla nella bara. Mentre lo tumulavano, giurai a me stesso che avrei cercato di essere degno di lui. Per tutta la vita e ancora oggi mi sforzo di essere degno di lui>> iniziò a piangere.
<<Papà, dove vuoi andare a parare?>> gli chiese Alessandro cercando di sembrare meno seccato.
<<Credo che lui dall' aldilà mi abbia maledetto e augurato di avere un pessimo rapporto con il mio unico figlio>> rispose lui con un sorriso quasi sardonico. Si alzò, si lisciò il vestito e concluse il suo ragionamento <<Evidentemente non sono mai diventato realmente degno di lui>>. Poi cambiò tono e voce <<Sto per partire per Londra, starò via per un mese. Ho sperato che Deianira venisse con me, ma non ne ha voluto sapere, perché è occupata col matrimonio>>. Alessandro cercò di parlare, ma suo padre gli negò la possibilità interrompendolo subito <<So bene che la odi, ma io ho bisogno di una donna come lei. È più giovane di me, potrebbe darmi un figlio ancora e io ho bisogno di un altro erede. Poi lei è molto intelligente, bella e capace. Ho pensato che tu dalla settimana possa trasferirti a Milano, lì ho un appartamento e sarai lontano da Deianira. Puoi rimanere lì quanto tempo vuoi, ti chiedo solo di presenziare al nostro matrimonio, che si terrà nel giardino di questa villa. Te lo chiedo per non far spettegolare le persone. Ovviamente decidi tu se andare a Milano oppure no>>. Alessandro non ci pensò un attimo <<Posso partire anche ora>>. Suo padre sorrise sollevato <<Ora non puoi, sto facendo ristrutturare l' appartamente. La settimana prossima puoi partire. Ti saluto>> allargò le braccia e abbracciò suo figlio, che restò alquanto freddo. Detestava suo padre, aveva preferito mettere fuori casa lui piuttosto che Deianira. Era un uomo ipocrita, che voleva costringere il figlio a presenziare al supplizio del matrimonio solo per la gente.

Per fortuna quando giunse in salotto, non trovò Deianira, affrettò il passo e uscì fuori di casa. Era già sera, era il momento della caccia per Alessandro. Guidò correndo come un folle con la musica al massimo, cantando qualche parolina a caso in inglese. Il suo migliore amico Michele lo aspettava già, braccia conserte, la sua camicia da predatore sbottonata leggermente e una lunga scia di profumo.
<<A quale locale andiamo?>> chiese Michele ad Alessandro, appena fu salito sulla fuoriserie fiammante dell' amico.
<<Pensavo al Ciquito>> rispose Alessandro quasi non pensandoci, poi diede all' amico la sua grande notizia <<Mi trasferisco a Milano>>. Sul volto di Michele fece capolino una indescrivibile espressione di stupore.
<<Perché?>> chiese incredulo.
<<Li starò meglio>> tagliò corto Alessandro, accelerando per non pensare alla sua vita e alzando il volume della musica. Michele era un vero amico per Alessandro, sapeva che bisogna alzare il volume dei suoi pensieri e non quello della musica. <<Sei sicuro di quello che vuoi fare?>> gli chiese a con un tono insistente. Alessandro annuì. <<Vieni a vivere da me! Io ho una casa piuttosto grande, la camera di mio fratello grande si è liberata. Vai a lavorare sui cantieri con mio padre, poi tra qualche anni sposi mia sorella Ilaria, lei sbava per te>> incalzò Michele, facendo uso di un tono così serio, che era davvero labile il confine tra scherzo e serietà. <<Ti ringrazio, Mick. Però a Milano sono sicuro che starò davvero molto meglio>> rispose Alessandro ringraziando con un sorriso il sostegno offertogli dall' amico. Ci pensò un attimo e poi disse <<Perché non ti trasferisci anche tu a Milano?>>.
Michele scosse subito la testa <<Ho più di un motivo per restare: la famiglia, il lavoro e questa città mi piace>>.
<<Io non ho nessun motivo invece>> constatò Alessandro tristemente, cercando parcheggio nei pressi del Ciquito. <<Allora trovalo e resta>> insisté Michele.
<<Non è così facile. È da 24 anni che ne cerco uno>>
<<Forse un giorno lui troverà te>> tentò Michele sollevando il sopracciglio quasi mistico.
Alessandro lo guardò e scoppiò subito a ridere, Michele lo imitò all' istante.
<<Facciamo una scommessa>> propose quest' ultimo <<Se trovi un motivo per cui restare, resti, altrimenti tutte le longobarde saranno tue!>>.
Alessandro accettò all' istante e si strinsero mano, mentre lui già sentiva il sapore della vittoria in bocca.

Per favore METTI IL LIKE, COMMENTA E SEGUIMI!

I Gemiti del PrincipeDove le storie prendono vita. Scoprilo ora