12 - ethan

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Il giorno seguente, verso il mattino, mi sveglio come il mio solito e inizio a prepararmi per andare alle lezioni che inizieranno alle otto.

La prima cosa che faccio è aprire la piccola finestra al centro della stanza per far entrare qualche spiraglio di luce e per cambiare l'aria, poi vado verso Jade e la scuoto leggermente dalle spalle per svegliarla mentre la tenue luce del sole le colpisce gran parte del viso.

Si rigira un paio di volte nel letto, poi si siede faticosamente e si stropiccia gli occhi.

Io, nel frattempo, sto dando un'occhiata ai vestiti che ho nell'armadio.

«Buongiorno.» le dico sghignazzando, dato il suo aspetto di prima mattina.

Prendo in mano alcune magliette, indecisa fra quali indossare.

«Buongiorno, facciamo colazione insieme anche oggi?» mi chiede.

Io mi sono ormai vestita e noto che anche lei sta cercando qualcosa da indossare nell' armadio accanto al mio.

«Certo.» le rispondo, prima di andare al bagno e chiudermi la porta alle spalle.

Mi lavo il viso per poi truccarmi leggermente, pettino i lunghi capelli mori e ritorno da Jade, che aspetta ansiosa di entrare nel bagno.

Mentre aspetto che finisca di prepararsi, controllo di avere tutti i libri e, quando anche lei ha terminato, ci avviamo verso la caffetteria per mangiare la nostra solita brioche al cioccolato e il succo all'arancia.

«Come sta Harry?» chiedo ad un punto morto della conversazione.

Siamo ancora nella caffetteria, le lezioni inizieranno tra una mezz'ora circa e abbiamo, quindi, ancora un po' di tempo per chiacchierare.

«Meglio, era una distorsione, nulla di grave. Però non potrà giocare alla partita della settimana prossima.» annuisco e do l'ultimo morso alla brioche che tengo fra le mani.

Sono contenta che stia meglio, ma ho sempre impresse nella mente le sue parole.

Mi riecheggiano nella testa ogni secondo, non voglio essere un problema per lui ed ho bisogno di sapere se stava davvero parlando di me, ma non glielo chiederò ora, voglio aspettare un po' di tempo, ho bisogno di vedere come andranno le cose.

Non riesco a capire perché mi importi così tanto saperlo ma devo, o rimarrò per sempre con il dubbio che lui stesse parlando di me e inizierei ad impazzire.

Sono sempre stata una ragazza curiosa e quando voglio sapere qualcosa, devo saperla.

Controllo l'orologio che ho al polso: le lancette segnano le 07:43 del mattino.

Decido che è ora di andare a lezione, così prendo il mio zaino e saluto Jade, che si sta avviando anche lei al proprio corso.

Salgo al secondo piano con passo spedito dove si svolge la lezione di letteratura.

Il professore non è ancora arrivato e tiro un sospiro di sollievo: non vorrei farmi riconoscere fin da subito!

Scruto l'aula per cercare un posto libero e ne trovo uno nell' ultima fila, accanto ad un ragazzo che mi sembra di aver già incontrato: il colore dei capelli e i lineamenti del viso mi sono familiari.

Mi siedo silenziosamente e tiro fuori il mio libro di letteratura, iniziando a sfogliare alcune pagine e leggendo dei paragrafi qua e là mentre aspetto che il professore entri nell'aula.

«Ciao, io sono Ethan.» il ragazzo moro seduto nel banco accanto al mio mi richiama porgendomi la mano come segno di saluto.

«Piacere, Caroline.» gli stringo la mano mostrando un sorriso e, osservandolo più attentamente, noto che era il ragazzo che stava aiutando Harry ad uscire dal campo da calcio dopo che si era infortunato alla gamba.

«Sei la ragazza che ieri era con Jade?» annuisco e gli sorrido leggermente, posando poi lo sguardo sui tantissimi tatuaggi che ha sulle braccia.

Alcuni sono colorati, ma la maggior parte sono neri.

Ci sono frasi, scritte e piccoli disegni.

«Ti piacciono?» sghignazza, stendendo la mano sul mio banco per far si che riesca a scrutarli meglio.

Ridacchio leggermente e li osservo uno per uno.

Mi è sempre piaciuta l'idea di farmi un tatuaggio, ma mia madre non era d'accordo, diceva che mi rovinava il corpo, che era qualcosa di inutile e che me ne sarei pentita subito.

Credo, invece, che sia un modo per differenziarsi dagli altri, per dare un significato più importante a sé stessi, al proprio corpo e alla propria personalità.

«Me li sono fatti tutti io.» sgrano gli occhi stupita e lo osservo per qualche secondo, mentre con il dito continuo a tracciare segni immaginari sul suo braccio macchiato d'inchiostro.

«Dato che ti piacciono così tanto, potrei fartene uno.» mi dice, lasciandomi un tenero sorriso.

Scuoto un paio di volte la testa, mia madre si infurierebbe tantissimo, so com'è fatta e nessuno riuscirebbe a convincerla a farmi fare anche un piccolo tatuaggio.

«Non posso.» ridacchio, lasciandogli il braccio, che lui tira indietro e poggia sulla propria coscia.

Corruga la fronte e lo precedo, rispondendo alla domanda che, da come intuisco, mi avrebbe posto subito dopo: «A mia madre non piacciono i tatuaggi.» dico semplicemente.

«Oh, capisco. Ma se cambi idea dimmelo, ti potrei fare uno sconto.» mi fa un occhiolino e ci mettiamo composti subito dopo che è entrato il professore iniziando la lezione.

Sto seriamente pensando di farmi un tatuaggio, uno piccolo sulla clavicola.

Saprei anche che tatuaggio vorrei avere e quale sarebbe il suo significato, ma c'è sempre di mezzo mia madre e ho paura che lo scopra.

Ma anche se lo scoprisse?

Sono quasi maggiorenne e sono consapevole di ciò che faccio, dei rischi a cui vado incontro e non sarà sicuramente lei ad impedirmi di realizzare un mio piccolo e banale desiderio.

E dopotutto, starò qua per quasi un anno, non ci vedremo poi così tanto, non lo vedrebbe mai, non penserebbe nemmeno che mi sia fatta un tatuaggio, non le passerebbe nemmeno per l'anticamera del cervello.

Nessuno, nemmeno mia madre potrà impedirmi di realizzare un piccolo sogno.

Il significato che vorrei dare al tatuaggio è qualcosa di veramente personale e mi piacerebbe tramutare questo piccolo pensiero in un segno indelebile sul mio corpo.

My drug » h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora