Siamo arrivati all'appartamento di Logan alle una di notte circa, ma ormai sono le due e non riesco a dormire; ho avvertito mia madre che non sarei andata a dormire a casa, ma bensì da Logan.
Ha voluto che dormissi da lui perché si sentiva più sicuro, sapeva che Harry sarebbe stato d'accordo nella sua scelta.
È da quando siamo ritornati dalla baracca che continuo a rigirarmi nel letto della camera degli ospiti.
La finestra è spalancata e l'aria fresca sbatte contro la mia pelle sudata, le coperte arrivano solo a coprire le caviglie e il reggiseno mi da sempre più fastidio.
Mi alzo dal letto, ricomponendo per bene i pantaloncini corti azzurri e la canotta grigia; mi avvicino alla finestra e inizio ad osservare il grande albero davanti a me: le foglie si lasciano trasportare dal vento mentre cercano di staccarsi dal piccolo ramoscello.
Alcune foglie sono verde chiaro, altre più scure, ma tutte quante sono piccole.
Mi ricordano gli occhi di Harry, pure i suoi sono verdi e piccoli; questa notte sembravano così scuri, così grigi.
I miei occhi marroni sembrano il fusto di quell'albero, la chioma verde mi avvolge, come a proteggermi.
Le foglie resistono al vento senza staccarsi, come se volessero stare attaccate a me, come se non volessero lasciarmi.
I rami si intrecciano fra di loro per poter abbracciare tutte le foglie, senza farne scappare nemmeno una.
Quest'albero é come me ed Harry, lui mi protegge da tutto e tutti, io mi assicuro di dargli tutto il mio amore possibile.
Mi strofino gli occhi e mi avvio verso uno specchio appeso al muro, gli occhi sono gonfi e rossi a causa del pianto, la luce della luna mi rende ancor più pallida di quanto già non lo sia.
Apro la porta per dirigermi al piano di sotto, mi serve un bicchiere d'acqua fresca, pensare ad Harry mi sta facendo mancare il fiato.
«Anche tu non riesci a dormire?» Logan mi spaventa, spuntando improvvisamente dietro di me, il bicchiere quasi mi scappava dalle mani.
«Non volevo spaventarti.» sghignazza, strisciando una sedia e sedendosi su di essa, poggiando il gomito al tavolo e la testa sulla mano.
Prendo un bicchiere anche per Logan e lo riempio d'acqua per poi passarglielo, mi siedo davanti a lui e lo osservo.
Anche lui ha un pessimo aspetto: i capelli sono arruffati e alcune occhiaie compaiono sul suo viso angelico.
Indossa una maglietta larga blu, mostra le braccia scoperte, non c'è traccia di nessun tatuaggio su di esse, a differenza del suo migliore amico, Harry.
«Come faremo a sapere se Harry sta bene o no?» domando con un filo di voce, roteando il bicchiere fra il palmo delle mani.
«Non lo so, se andiamo all'ospedale ci faranno sicuramente qualche domanda e andremo nei casini.» annuisco e mi passo una mano sul viso, mi sento stanca.
Stanca di tutta questa situazione.
Proprio in quel momento, quando entrambi ci stavamo chiedendo che fine avesse fatto Harry, il telefono che avevo portato con me in cucina incomincia a suonare e la scritta mamma compare sul display.
Corrugo la fronte e accetto la chiamata: perché è sveglia a queste ore?
«Caroline, che diamine è successo? Harry è qui all'ospedale.» appena sento il suo nome, un senso di angoscia sale in me e mille domande percorrono la mia testa.
«Harry? Come sta? Mamma che ci fai lì?» domando frettolosamente, la risposta mi arriva subito.
«Non lo so, i dottori non hanno detto nulla, Anne è appena venuta e mi ha chiamato.» immaginavo che la madre di Harry era già al corrente di tutto quanto.
Anne e mia madre sono molto legate, la prima persona che avrebbe chiamato in un'occasione del genere sarebbe stata proprio lei, ormai hanno stretto un forte legame.
«Arrivo subito.» riattacco e spiego velocemente al biondo la situazione, mentre indossiamo le scarpe e ci dirigiamo al garage, dove Logan ci condurrà fino all'ospedale.
Immagino si tratti del Victoria Hospital, è il più vicino nei dintorni.
La strada è quasi deserta, arriviamo in pochi minuti e ci mettiamo più del previsto per trovare la sala d'attesa: non sono mai stata ad un ospedale prima d'ora.
«Eccole.» indica Logan le due donne, mia madre e Anne che, sedute su delle sedie in plastica blu, hanno le gambe accavallate e fissano il muro davanti a loro.
Attorno a loro c'è solo un uomo che avrà circa quarant'anni, sta sorseggiando un caffè che ha evidentemente preso dalla macchinetta posta nella sala.
«Mamma.» mi avvicino velocemente a lei, che si alza e mi viene in contro.
«Hanno colpito Harry ad una spalla, voi ne sapevate qualcosa?» domanda preoccupata, fissando entrambi.
«N-no, non sapevamo nulla.» risponde il biondo, non deve sapere nulla della faccenda sulla droga.
Credo che Anne abbia già intuito cosa sia successo, sa che non voglio che mia madre lo sappia, spero stia al gioco.
«Crediamo sia stato un teppista, Harry non ha detto nulla, era svenuto.» si mette una mano sulla fronte e incomincia ad andare avanti ed indietro per la sala.
Mi porto una mano alla bocca: Harry è svenuto?
I peggio pensieri mi passano per la testa, decido di sedermi su di una sedia per evitare uno svenimento, la testa sta iniziando a girarmi velocemente e vedo tutto molto sfocato.
Logan mi poggia una mano sulla spalla e per incoraggiarmi mi sussurra un: «È forte.»
Mi asciugo qualche lacrima, ormai è passata un'altra ora da quando siamo arrivati e di Harry non abbiamo nessuna notizia.
Mia madre ha preso in prestito una coperta per me e Logan, siamo a maniche corte e pantaloncini, quest'ospedale mi rende sempre più freddolosa.
«Siete i parenti del signor Harry Styles?» un'infermiera sulla cinquantina si pianta davanti a noi con un'espressione quasi triste; mi sto preoccupando.
È interamente vestita in bianco, stringe tra le mani una cartellina; forse c'è qualche informazione su di lui.
I capelli scuri sono raccolti in una crocchia disordinata e alcuni ciuffi le ricadono sul viso magro che tira dietro all'orecchio con l'indice, che è coperto dal guanto azzurro.
Ci guardiamo tutti e quattro, poi ritorniamo a guardare l'infermiera davanti a noi.
Anne è la prima a farsi avanti: «Si.»
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My drug » h.s.
Fanfiction[...] Le sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio e la vedo sorridere e poi passarsi la lingua sulle labbra per ammorbidirle. Non resisto più, il mio autocontrollo è sotto zero: le prendo il viso fra le mani e la bacio, chiedendo con la lingua...