17 - where we go?

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Ho iniziato a scegliere un abito da indossare da circa venti minuti.

Sono indecisa, ho troppi vestiti e non so quale possa andare bene per la festa di stasera.

Da un po' ho adocchiato un vestito nero che non avevo mai messo.

Me lo regalò un' amica per il compleanno, ma non lo misi mai perché mia madre diceva che era troppo scollato e mi scopriva troppe parti del corpo.

Cosa assolutamente non vera, ma lasciamola nella sua convinzione.

È passato un anno da quando me lo regalò e credo che sia giunto il momento di indossarlo.

Levo gli indumenti che avevo provato e indosso il vestito nero, con la gonna a balze e le maniche ad un quarto dato che ormai l'aria invernale si fa sentire.

Non ha nulla di particolare, ha solo dei ricami sull'orlo della gonna.

Il vestito mi sta a pennello, è stretto al punto giusto e credo che mi stia anche molto meglio di come immaginavo.

Passo, poi, alle scarpe, indossandone un paio nero con la zeppa.

Aspetto che arrivi Ethan, ci eravamo messi d'accordo che sarebbe venuto a prendermi e saremmo andati alla festa assieme.

Con Jade non ci ho parlato da quando abbiamo litigato, in stanza la vedo solo alla sera quando, ovviamente, deve dormire e solo poche volte durante l'arco della giornata.

Meglio così.

Sento bussare alla porta e mi avvicino con entusiasmo per aprirla.

Ethan ha addosso dei semplici jeans neri, delle scarpe comode e una felpa che gli sta molto larga.

«Non ti si congelano le chiappe?» scherza, facendomi ridacchiare.

Prendo la borsetta con il necessario al suo interno e mi avvio con lui verso la sua auto.

Il tragitto è più lungo rispetto alle altre volte, la festa si trova a quindici minuti di viaggio.

Da quanto ho capito è una festa che si svolge in una grande casa abbandonata che, alcuni dei ragazzi del campus, hanno arredato con alcuni divani, tavoli, sedie e molto altro qualche mese fa.

Sono anche riusciti a ristrutturare alcune stanze in modo che non ci fossero pericoli: questo è quello che mi ha detto Ethan lo scorso giorno.

Parcheggia in un grande prato e, dopo essere scesi dall'auto, ci dirigiamo verso la casa che è più grande di quanto mi aspettassi, sembra quasi una villa.

Mi accorgo che è completamente isolata, attorno ci sono solo grandi campi occupati da centinaia di auto.

Qua la polizia non dovrebbe trovarci.

«Prendi.» Ethan mi porge una bottiglia di birra appena entriamo e ne assaporo subito un gran sorso.

Durante la serata un paio di ragazzi si sono avvicinati a me prendendomi per i fianchi, ma li ho subito respinti ridacchiando.

Non so se ho reagito così perché ci provavano spudoratamente con me, o se è perché sono quasi ubriaca; anche se sono passate solo due ore dall'inizio della festa.

«Oh Caroline, ti ho trovata.» mi dice Ethan, appoggiando la mano sulla spalla e sorridendomi. «Ho la roba.» continua.

Capisco subito a cosa si stia riferendo, così gli sorrido ampiamente e lo seguo in un luogo dove ci possa essere meno gente.

Mi porta nel giardino della villa e rabbrividisco quando sento l'aria sbattere contro la mia pelle.

«Hai freddo?» mi chiede Ethan.

My drug » h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora