18 - holly

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Harry

«Dove diavolo stiamo andando?» domanda furiosa, mentre sbatte la portiera dell'auto provocando un forte frastuono mentre io la metto in moto.

«Andiamo al campus.» rispondo semplicemente.

Sbuffa e si appoggia allo schienale cominciando a scrutare fuori dal finestrino leggermente aperto, mentre un filo di aria le accarezza il viso lasciandolo libero dai capelli, così da vederlo meglio.

Arriviamo al campus dopo una quindicina di minuti di viaggio che, però, sembravano non terminare mai a causa del silenzio che c'era tra me e la mora.

Vedo Caroline andare verso la sua stanza, ma la afferro per il polso prima che posso raggiungerla e la faccio girare verso di me.

«Che vuoi?» domanda acida.

«Vieni da me.» sgrana gli occhi per qualche secondo, per poi cimentarsi in una piccola risata sarcastica.

«Perché dovrei?» domanda, con ancora un sorriso divertito stampato sul viso.

Non le rispondo, mi limito a trascinarla verso gli appartamenti maschili.

«Harry io non ci vengo! Se scoprono che sono nella stanza di un ragazzo mi espelleranno!» cerca di sciogliere la sua presa dalla mia, ma cede quando capisce che sono più forte di lei e che quindi è inutile.

«Se la finisci di urlare nessuno ti scoprirà.» sbuffa e mi segue, mentre con la coda dell'occhio noto che ha incrociato le braccia.

La trovo carina quando si arrabbia, ma in questo momento preferirei che se ne stia zitta e mi ascoltasse.

Fa un'espressione di disgusto, forse per il gran disordine che c'è nella mia stanza, poi però mi chiede: «Perché mi hai portata qui?»

Mi osserva mentre appoggio le chiavi della macchina sulla scrivania e mi distendo su uno dei due letti incrociando le braccia dietro al collo.

«Non fare uso di quella robaccia.» schivo la sua domanda, cambiando discorso; forse non sapevo nemmeno io perché l'avevo portata nella mia stanza, ho una tale confusione in testa che non riesco a capire nulla.

E non è colpa dell'alcol.

«Sembri mia madre.» sghignazza.

Scuote un paio di volte la testa e si
siede sul letto davanti al mio.

«Caroline sono serio, non fare più una cosa del genere, ti prego.» mi ricompongo sul letto, sedendomi in modo che entrambi siamo faccia a faccia l'uno con l'altro e appoggiando i gomiti sulle ginocchia.

Corruga la fronte un paio di volte.

«Perché me lo stai dicendo? Pensavo non ti interessasse nulla di me.» dice con calma.

Controllo l'orologio che ho al polso e la guardo: «Facciamo un gioco, abbiamo ancora tutta la serata davanti.» schivo ancora una delle sue domande, non ho voglia di risponderle o, semplicemente, non voglio.

«Facciamo il gioco delle 20 domande.» continuo, passandomi una mano sui capelli per ricomporli e le do il via.

La prima domanda che mi porge è: «Perché sei sempre incazzato con tutte? Parli solo con Jade, mentre con le altre ragazze non accenni nemmeno un sorriso.»

Mi passo ancora una mano tra i capelli, ma questa volta è perché non credevo che mi facesse una domanda del genere o, almeno, non ora.

Non ora che ho scoperto che si droga.

«Caroline...» sospiro, mentre deglutisco rumorosamente. «Sia chiaro che quello che ti dico deve rimanere tra me e te, ti prego.» per qualche motivo mi fido di lei, sono convinto che non aprirà bocca con nessuno.

My drug » h.s.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora