Sono le undici di sera, il sole se n'è ormai già andato e le stelle fra un po' si faranno spazio tra il cielo scuro della notte.
Sono seduta sul muretto davanti alla villa già da parecchio tempo, ormai i proprietari se ne sono andati e attorno a me tutto è in silenzio.
Non c'è nessuna luce accesa nelle altre casa, nessuna macchina o persone che passa nei dintorni.
Direi che forse è meglio andare, ormai sono le undici e mezzo di sera, il tempo passa troppo in fretta.
Prima di scavalcare il cancello prendo dallo zaino dello scotch nero e lo attacco, da dietro, alla telecamera per non farmi riconoscere.
Poi indosso dei guanti in lattice per non lasciare impronte e quindi non essere riconosciuta.
Mi avvio verso il cancello, provo uno, poi due ed infine tre tentativi, ma il cancello sbatte in continuazione provocando un rumore assordante, ho paura di svegliare qualcuno o, addirittura, il cane.
Ritento facendo più attenzione a far meno rumore, appena salgo sul muretto mi rimetto apposto lo zaino nero che avevo sulle spalle e percorro lentamente il muro, nascondendomi dietro ad alti cespugli.
Arrivo alla fine del muretto, faccio un profondo respiro e mi lancio, cadendo sull'erba leggermente bagnata a causa della pioggia.
Mi faccio un po' male alle ginocchia, probabilmente avrò qualche graffio ma nulla di importante.
Dovrò entrare dalla porta sul retro che si trova proprio davanti a me, mi avvicino alla piccola entrata di legno massiccio ed estraggo una forcina che tenevo fra i capelli.
Prima di entrare disattivo i sistemi di sicurezza, prendo un cacciavite dallo zaino, svito l'apparecchiatura appesa al muro e taglio il filo che mi aveva detto Josh, lo faccio senza pensarci un secondo: o la va, o la spacca, no?
Con mia fortuna va tutto secondo i piani, ma prima di aprire del tutto la porta indosso il passamontagna e poi entro definitivamente: mi trovo in una piccola stanza, probabilmente è una specie di ripostiglio, ci sono alcune giacche appese ad un appendiabiti, alcune paia di scarpe messe in un angolo e anche qualche ombrello.
Davanti a me c'è un'altra porta, appena la apro mi ritrovo alla fine di un lungo corridoio, a terra si estende un lungo tappeto dal colore marroncino con decori di vario tipo.
Alla fine del corridoio, in alto, riesco a vedere una telecamera, alla mia destra e alla mia sinistra ci sono alcune stanze.
Mi dirigo in fondo al corridoio dove c'è una rampa di scale imponente, i gradini sono chiaramente di un materiale molto pregiato.
Arrivo ad un altro ma piccolo corridoio dove ci sono altre stanze, cerco quella matrimoniale e, appena entro, trovo un grande letto, un armadio dalle ante molto alte e una grande finestra.
A fianco ci sono due porte, una conduce ad un grande bagno, l'altra alla cabina armadio dove trovo, con mia sorpresa, gli interruttori per le telecamere.
Li disattivo come mi ha insegnato a fare Josh ma tengo addosso il passamontagna per sicurezza.
Tra i cassetti del mobile trovo varie collane, bracciali e orecchini che sembrano molto pregiati: li prendo tutti senza nemmeno pensarci e li metto nello zaino.
Riesco anche a prendere qualche piccola borsa dalla marca importante e a farcela stare nella cartella.
Vado in qualche altra stanza, in una trovo una semplice camera, sembra di una ragazzina; decido di lasciar perdere, non mi va di mettere le mani nelle cose di quella povera ragazza, è già troppo se sono finita fin qua.
Ne trovo una che sembra un ufficio, lascio perdere i vari documenti che sono sparsi sulla scrivania e vado dritta verso qualche cassetto.
Trovo una collana e alcuni anelli sopra alla scrivania, li afferro e li metto nello zaino con il resto delle cose.
Controllo l'orologio al polso, segna le dodici, mi sembra di essere appena entrata, il tempo è passato veloce.
Estraggo la mappa dalla tasca posteriore dei jeans e controllo le stanze: le ho controllate tutte ma... «Aspetta.» dico tra me e me.
Nella mappa è segnata una stanza proprio davanti a me, dietro alla libreria probabilmente.
Sposto prima il mobile in legno e poi una pianta accanto ad esso: davanti a me si nasconde una piccola porta in legno bianco.
Provo ad aprirla con la forcina essendo chiusa e riesco ad aprirla: altre libreria sono riempite da vecchi libri, probabilmente qualche documento.
Dentro ad un cassetto trovo alcune banconote: ne prendo alcune ed esco dalla piccola stanza rimettendo a posto il mobile e la pianta.
Decido che è meglio uscire dalla villa, ma proprio in quel momento sento delle sirene: probabilmente qualche vicino di casa ha visto qualcosa.
Scendo velocemente le scale ed esco dalla porta sul retro, sento il cane abbaiare e capisco che qualcuno è entrato nel giardino.
Mi tolgo con fretta i guanti e il passamontagna, li infilo veloci nella cartella e inizio a correre: le voci dei poliziotti si fanno sempre più pressanti.
Scavalco il muretto e mi butto a terra dall'altra parte, corro tra il grande bosco finché non arrivo ad un piccolo fiume.
Vado dentro, l'acqua mi arriva alle caviglie, in questo modo perderanno le mie tracce.
Percorro il lungo fiume che mi conduce ad un ponto, sopra ad esso scorrono delle auto.
Raggiungo la strada salendo una collinetta un po' ripida, Wolden Street.
Questa strada conduce all'appartamento di Logan.
Corro velocemente lungo la strada poco trafficata dalle macchine, arrivo in una periferia e cerco la piccola casa di Logan, appena la trovo busso insistentemente alla porta.
«Caroline?» lo abbraccio forte a me, un po' confuso ricambia.
«Che succede?» domanda preoccupato. «Dov'è Harry?» continua.
Sospiro a causa della corsa: «Se mi ai entrare ti racconterò tutto.»
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My drug » h.s.
Fanfiction[...] Le sposto una ciocca di capelli dietro l'orecchio e la vedo sorridere e poi passarsi la lingua sulle labbra per ammorbidirle. Non resisto più, il mio autocontrollo è sotto zero: le prendo il viso fra le mani e la bacio, chiedendo con la lingua...