Capitolo 46

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Vidi che Emily aveva nella cintura dei pantaloni una pistola, sapevo che prenderla era sbagliato ma non ci pensai una seconda volta e l'afferrai, la caricai e poi sparai sia a Jack Hyde che a Adam Lincoln. Tutti rimasero sorpresi da quel gesto, lo rimasi anche io, non ho mai fatto una cosa del genere, è vero, so sparare, ma non ho mai sparato a qualcuno, e tra tutta questa situazione il bello è che ho agito in questo modo per l'istinto, sentimento che non mi ha mai dominata, ma ahimè! Questa volta ho lasciato vincere uno stupido istinto primordiale e so che per questo atto subirò delle conseguenze. Papà mi guarda male, Daniel è sorpreso, mamma ha le lacrime agli occhi, Estelle e Anastasia sono sconvolte, l'unica in questo momento sta provando seriamente positivi è Emily, mi guarda orgogliosa eppure io dentro mi sento uno schifo, non volevo sparargli senza motivo ma ero stufa della loro presenza nella mia vita

Andrea: Mr Grey se vuole chiamo un'ambulanza
Christian : si, chiamala assolutamente

La donna prese il telefono e disse tutto ciò che serviva ai soccorsi per arrivare qui. Nonostante tutto mi sentivo male per aver sparato a quei due individui così pian piano me ne andai. Mi allontanai da quel corridoio per andare ad un'altro adiacente. Quando esso finì trovai una grande porta tutta di legno, non sapendo cosa fare e soprattutto incuriosita da cosa si potesse nascondere dietro; la aprì e mi ritrovai in un immenso studio, i colori predominanti erano il grigio delle pareti, dei quadri, del pavimento e dalle finestre si poteva benissimo vedere il colore del cielo. Era di un intenso grigio, davvero bellissimo.
Oggi il colore del cielo di Seattle rispecchia sia il mio stato d'animo sia le emozioni che provo. Nello stesso momento nel mio cuore ci sono: odio per avergli sparato, felicità per avergli dato una lezione, tristezza per mio padre che ha perso l'azienda ma allo stesso tempo gioia per esser riuscita a scovare Hyde e Lincoln.
Pian piano mi avvicinai perché volevo osservare da più vicino il cielo; ma quando arrivai alle finestre vidi che seduto in una poltrona c'era un ragazzo che, come me, stava lo osservando. Lui era alto e snello, occhi verdi e capelli sul marroncino chiaro, è abbastanza muscoloso e ha uno sguardo dolce. Entrambi ci guardavamo a vicenda e siccome mi sentivo in imbarazzo iniziai il discorso

Diana / Catherine: ciao, io sono Catherine e tu chi sei ?
Uomo : io sono Isaac Tanner, il figlio di Adam Lincoln, ma tu, chi sei ?
Diana / Catherine: io sono la figlia di Grey
Isaac: ci avrei scommesso, gli assomigli tanto

Nei suoi occhi e nel tono della sua voce traspariva ammirazione, è bello che una persona provi stima per il proprio capo, ma se la porvi non gli fai di certo fallire l'azienda !

Diana / Catherine: mi spieghi perché ti sei messo contro mio padre? Cosa ti ha fatto di brutto ?

Il tatto che avevo mandò a farsi benedire e al suo posto si presentò la curiosità

Isaac : fino da quando ero piccolo non avevo un padre, mia mamma era la donna più buona e dolce del mondo ma quando io ero un bambino morì. Così venni affidato a mio padre, lui non mi ha mai voluto, e non allena una settimana dopo mi ha rinchiuso in un collegio per ricchi. Non l'ho più visto fino al giorno della mia laurea. Quando mi disse il piano io mi proposi subito di aiutarlo, perché il mio cervello mi disse che se mi sarei impegnato a fargli avere quell'azienda lui mi avrebbe apprezzato, ma a quanto pare non è così. Mi ha sempre odiato e detestato, e io sono stato uno stupido a cadere nella sua trappola e mi dispiace per aver mandato la GEH in rovina, sai, stimo realmente tuo padre
Diana / Catherine: ti capisco. Anche io non ho avuto un padre, e molto probabilmente se aiutarlo a far affondare un'azienda mi avrebbe portato nelle sue grazie lo avrei fatto. So cosa significa vivere senza un genitore

Mi rispecchio tanto con questo ragazzo, entrambi siamo cresciuti senza papà, so che solo per farsi accettare si è pronti a tutto è molto probabilmente se mio padre mi avrebbe chiesto una cosa del genere lo avrei fatto

Isaac: grazie per il conforto, ma non lo merito

Si alzò e si avviò verso la porta

Diana / Catherine: dove vai ?
Isaac: a costituirmi, mi sono realmente pentito, voglio pagare per questo errore perché mi aiuterà a ripulirmi la coscienza
Io annuì e lo seguì a ruota fino al corridoio dove ci sono gli ascensori e le collaboratrici di papà. Quando tornai vidi che  erano arrivate la polizia e l'ambulanza; infatti Jack e Adam non c'erano più e il poliziotto che stava parlando con mio padre andò incontro ad Isaac gli mise le manette e lo portò via dalla GEH.
Christian : torniamo a casa
Mi prese per la mano e mi trascinò dentro l'ascensore. Quando uscimmo dalla GEH trovammo difronte a noi l' Audi nera di mio padre,
Christian : sali
Ascoltai ciò che mi disse e salì in macchina sotto il suo sguardo arrabbiato e poi salì anche lui. Il tragitto fu lungo e silenzioso, dentro la macchina c'era la tensione più pura, e tra la GEH e l'Escala l'unica cosa che mi disse fu
Christian: ho sempre odiato le armi
E alla fine scese dalla macchina lasciandomi sola
Taylor : vi accompagno di sopra ?
Scossi la testa
Diana / Catherine: potresti accompagnarmi al Fairmont Olympic?
Taylor : certo
Rientrò in macchina e poi partimmo.
Quando arrivai all'hotel rientrai subito nella mia camera, mi stesi sul letto e sbuffai, "ma tutto a me deve capitare ?" E dopo questa piccola frase mi ritrovai in un vortice di emozioni e pensieri, e per quanto ero assorta da essi feci fatica pure a sentire che avevano bussato. Svogliatamente per andare a vedere chi è la persona che mi cerca .

50 sfumature di Diana GreyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora