Capitolo 3: un brutto momento

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MODIFICATO

[Camilla]
La mattina dopo fui svegliata dal mio sonno agitato da una mano che mi scuoteva. Aprii gli occhi lentamente: era Sofia.
<<Cami, ti vuoi alzare?>>
La ignorai e mi rimisi a dormire.
<<Ehi, dai. Mi spieghi cos'è successo ieri? Tu e Lu eravate strani ieri sera, e stamattina mio fratello se n'è andato presto, senza salutare nessuno e con la faccia scura...>>
Sospirai e mi misi seduta sul letto. Le raccontai ogni cosa: avevo bisogno di un consiglio, e lei era l'unica che poteva darmelo.
Finito il mio monologo, Sof aveva gli occhi che le brillavano. <<Visto?>> urlò. <<Gli piaci, è innamorato di te! Cavoli ti ha baciata, è magnifico!>> Era eccitata, anche troppo.
<<Si certo, peccato che mi abbia ignorata dal secondo successivo...>> replicai con voce amara.
Lei mi guardò con un sorriso incoraggiante. <<Sarà imbarazzato: lo conosci, è sempre stato timido>>
"Per me si è pentito..." pensai amaramente, ma non espressi il mio pensiero a Sofia, così mi alzai e andammo a pranzare, dato che, com'è giusto che sia, avevo dormito tutta la mattina.
Luca non c'era, ed iniziai ad agitarmi: e se mi avesse ignorata? Non l'avrei sopportato. Avevo avuto un piccolo attimo di felicità vera, concreta, ma me l'avevano tolta subito; lui me l'aveva tolta subito. Dovevamo chiarire.
Dopo pranzo io e Sof salimmo in camera per fare i compiti, per modo di dire, dato che tutto stavamo facendo tranne che studiare.
Verso metà pomeriggio la porta si spalancò e vidi una scena a cui non avrei mai voluto assistere: Luca che baciava con foga Rebecca, una di quelle ragazze che aprono le gambe a tutti. Si staccarono, accorgendosi di noi, e Lu mi guardò sorpreso e dispiaciuto.
Le lacrime iniziarono a scendere contro la mia volontà. Non era possibile, come poteva farmi una cosa del genere?!
<<Piccola...>> Lu fece un passo verso di me, ma lo bloccai con la mano, mentre un singhiozzo traditore lasciava la mia gola. Uscii dalla camera e corsi via: volevo stare sola, ne avevo bisogno.

[Sofia]
"Brutto stupido, idiota e deficiente di un fratello, questa non la passi liscia; non puoi trattare così la mia migliore amica"
Mi avvicinai a lui e gli diedi un forte schiaffo, che gli fece girare la testa. <<Ma sei cretino?!>> urlai. <<Prima la baci, poi ti porti una troia a casa! Hai almeno la minima idea di quanto stia soffrendo per colpa tua?>>
Luca non rispose, ma abbassò lo sguardo, con gli occhi lucidi. <<Mi dispiace...>> mormorò pianissimo.
Sbuffai. <<Non mi ci faccio niente del tuo dispiacere; ora Camilla sta soffrendo come Dio solo sa e non ho idea di come aiutarla!>>
<<Al maneggio...>> sussurrò sempre più piano. <<Stare con Dorinne le farà bene>>
Annuii. <<Oggi non provare ad avvicinarti a lei, chiaro?>> ringhiai.
Lui annuì mestamente ed io uscii come una furia, cercando la mia migliore amica. La trovai, come pensavo, in giardino, sopra l'albero più grande che c'era, e piangeva disperata. <<Cami...>> la chiamai. Non potevo raggiungerla: non sapevo arrampicarmi, ed inoltre soffrivo di vertigini.
<<Voglio stare sola Sof>> singhiozzò.
Non riuscivo a vederla così. Giurai che un giorno o l'altro avrei ucciso Luca per quello che le aveva fatto. <<Va bene, come vuoi, ma starai sola con Dhalia o Dorinne. Ora andiamo>> Mi voltai di spalle.
<<Come scusa?!>>
Sorrisi: funzionava sempre. Me la ritrovai davanti in meno di venti secondi. <<Andiamo al maneggio. Prendo io le tue cose e le chiavi della Vespa. Tu aspettami accanto al mio bolide>>
Lei annuì e accennò un sorriso, abbracciandomi.
Corsi in casa, afferrai la borsa di Camilla e le chiavi, lasciai un post-it ai miei genitori, che erano usciti dopo pranzo, e raggiunsi la mia Best nel garage.

[Luca]
Ero un vero stronzo. Come avevo potuto portarmi una ragazza a casa senza pensare a come si sarebbe sentita Camilla? Mi lasciai cadere a sedere sul letto, prendendomi la testa tra le mani. Avevo combinato un casino.
Rebecca mi si avvicinò e ricominciò a strusciarsi su di me.
La allontanai infastidito. <<Vattene Rebecca>>
Lei si accigliò. <<Come sarebbe a dire "vattene"? Mi hai chiamata perché volevi sfogarti; ora non dirmi che stai pensando a quella sfigata di Camilla? E rifiuti me, che posso farti sentire così bene?>> gracchiò, accarezzandomi gli addominali.
Quel gesto, invece di eccitarmi, mi fece infuriare ancora di più. <<Non osare parlare di lei in questo modo! Ora fuori da casa mia>> urlai.
<<Ma...>> tentò ancora lei.
Mi alzai e la presi per un braccio, gettandola fuori dalla porta di casa. <<Vattene!>>
Andai in cucina a prendere un bicchiere d'acqua e mi accorsi del bigliettino di mia sorella. Sospirai; non potevo andare. Avremmo chiarito quando avrebbe voluto lei, ora doveva solo distrarsi e fare ciò che la rendeva felice.
Salii in camera e mi stesi sul letto. "Sono un vero coglione" Dovevo farmi perdonare dalla mia piccola: non potevo vivere senza di lei.

[Camilla]
Strinsi le gambe e Dorinne accelerò il galoppo. Quel giorno era più docile e rilassata, anche se non mancavano i suoi momenti di pazzia, ma ci stavo facendo l'abitudine.
<<Va bene Camilla, ora chiudi di nuovo>> mi disse Mauro e così feci: mi portai poco più indietro col busto e tirai impercettibilmente le redini, tenendo i talloni vicini alla pancia perché non si mettesse al trotto. Dorinne ridusse subito la falcata.
Dopo mezzo giro di campo, Mauro disse: <<allunga>> ed io strinsi le gambe, facendo avanzare la cavalla.
<<Okay, passo; brava>>
Obbedii e accarezzai Dorinne sul collo, complimentandomi con lei.
Il mio istruttore abbassò un ostacolo e lo rese una crocetta di cinquanta centimetri all'incirca, mettendo poi una barriera a terra per indicare il punto di battuta. <<Adesso vieni su questa croce al trotto, da mano destra, quando scendi continua al galoppo a mano destra fino all'angolo, passa di nuovo al trotto e torna sul salto. Fallo quattro volte da destra, poi cambia di mano e vieni da sinistra; la stessa identica cosa>>
Annuii e spronai Dorinne: quel giorno sembrava proprio che riuscisse a capire come mi sentivo e cercasse di aiutarmi. Sorrisi al pensiero e mi preparai ad affrontare il, pur piccolo, salto.

~

Stavo facendo una doccia veloce a Dorinne quando Mauro mi raggiunse. <<Va tutto bene? Sei strana oggi, e non ho visto Luca in giro: di solito state sempre insieme>>
Sospirai, avvertendo una fitta di dolore nel sentire il suo nome. <<Abbiamo litigato>> ammisi e, notando la faccia perplessa del mio istruttore, mi spiegai meglio. <<Ieri sera mi ha baciata, poi mi ha ignorata subito dopo e per finire oggi pomeriggio è entrato in camera sua e di Sofia baciandosi appassionatamente con una troia>> raccontai brevemente con voce amara.
Mauro restò in silenzio per un po', scrutando pensieroso Dorinne. <<Lo ami, vero?>>
Sussultai sorpresa, ma annuii.
<<Forse non sono bravo in amore come lo sono con i cavalli, ma una cosa la so per certo: Luca ti ama, basta guardare come gli si illuminano gli occhi quando sorridi>>
Abbassai la testa, non sapendo se crederci o no.
<<Non so dirti esattamente perché Luca sia andato da quella ragazza, ma forse ha solo paura che il suo amore non sia ricambiato... voi ragazzi siete ciechi nel vedere i sentimenti di chi vi ama, non riuscite proprio a capire. Parla con lui al più presto, chiarite, perché in questo modo vi fate solo del male>> e sorrise benevolo. <<Quando finisci di farle la doccia, portala nel paddock; Sofia ti aspetta lì con Dhalia>>
Annuii e accennai un sorriso. <<Non credevo che fossi così saggio, Mauro>>
<<Ci sono molte cose che ancora non sai di me>> mi sorrise furbo e si allontanò.
Sospirai, ripensando alle sue parole: avrei parlato con Luca.



Una Cavalla Difficile {Wattys2017}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora