Capitolo 9: Porto Selvaggio

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MODIFICATA

Luca imboccò l'autostrada verso la costa e guidò per una buona mezz'ora, mentre io ero sempre più confusa.
All'improvviso riconobbi la strada: mi stava portando a Porto Selvaggio. Era una pineta enorme, terminante in una piccola conca con una spiaggia di ciottoli. D'inverno era isolata e silenziosa, il mio luogo preferito. Mi strinsi di più a Luca, sorridendo felice.
Lasciammo la moto nel largo spiazzo che fungeva da parcheggio e ci incamminammo tra gli alberi. Lu mi teneva stretta per la vita ed io avevo la testa appoggiata al suo petto, data la differenza d'altezza.
<<Come mai questa sorpresa?>> chiesi piano.
Lui sorrise. <<Volevo fartela prima, ma dovevo assicurarmi di una cosa; e poi, dovevo aspettare il momento giusto>> rispose misterioso.
Scossi impaziente la testa e mi strinsi di più al suo fianco.
Arrivati al limitare della pineta, Lu tirò fuori dallo zaino che aveva portato con sé una coperta e la stese per terra; mi fece cenno di sedermi ed io obbedii, mentre lui prese un grande plaid e si sedette accanto a me, coprendoci entrambi.
<<Hai fame?>> mi chiese.
<<Beh, è sera e non abbiamo ancora cenato, tu che dici?>> ridacchiai prendendolo in giro.
Luca sorrise divertito e frugò nello zaino prima di passarmi un panino alla nutella e uno con il prosciutto.
Gli sorrisi e lo baciai velocemente prima di addentare con gusto il panino al prosciutto cotto.
Parlammo del più e del meno, guardando come la notte scendeva su quel luogo meraviglioso; non c'era luce artificiale, ma era tutto illuminato dal romantico bagliore argentato della luna piena e delle stelle. Era una notte magnifica.
Si stava facendo tardi, ma Luca non accennava a voler tornare indietro; e neanche io volevo: non faceva neanche troppo freddo. Il mio ragazzo guardò l'ora e mi sussurrò: <<manca poco>>
Lo guardai confusa e lui si spiegò. <<La seconda parte della sorpresa>> sorrise furbo.
Roteai gli occhi ed annuii, ormai rassegnata, tornando ad ammirare il cielo limpido e scintillante e la superficie calma del mare, talmente piatta che sembrava uno specchio dove si riflettevano gli astri e la volta celeste.
Mi sistemai meglio tra le gambe di Luca e mi appoggiai al suo petto, mentre le sue braccia mi tenevano stretta a sé. Stavo quasi per addormentarmi quando sentii uno scalpiccio ed un rumore di ciottoli smossi.
Drizzai subito la schiena, la sonnolenza ormai svanita, ma Lu mi sussurrò all'orecchio: <<ssh, tranquilla. Attenta a non fare rumore>>
Lo guardai con una domanda muta negli occhi; Lu mi baciò e sorridendo mi indicò il punto da dove provenivano i rumori. <<Guarda, e ascolta>>
Nonostante il bagliore lunare, non riuscivo a distinguere bene gli oggetti nell'oscurità, perciò prestai più attenzione all'udito. Sembravano zoccoli... e quelli... sì, quelli erano proprio nitriti!
Intravidi delle sagome scure avanzare fuori dalla pineta: due, cinque, otto, dieci... undici. All'improvviso le vidi scattare e mettersi a correre sulla spiaggia e nell'acqua.
Il mio cuore si fermò: erano cavalli, undici cavalli dai manti bianchi e grigi. C'erano anche un paio di puledri sauri.
Mi voltai verso Lu con gli occhi sgranati e lui mi sorrise. <<Questo è probabilmente l'ultimo branco di cavalli selvaggi nel Salento... vengono qui solo d'inverno, mentre nella stagione calda si spostano più a nord, verso luoghi più isolati>> spiegò in un sussurro.
Osservammo insieme i cavalli che giocavano e si rincorrevano in acqua; non riuscii a trattenere un sorriso.
Ad un certo punto uno dei puledri si allontanò dal branco e, notandoci, si diresse verso di noi. Mi irrigidii: le cavalle selvagge erano molto protettive nei confronti dei loro piccoli, per non parlare poi del capobranco.
Il puledro ci osservò per qualche secondo, poi iniziò a nitrire per richiamare l'attenzione del branco.
Luca fece per alzarsi e andarsene, ma lo bloccai. <<Se ce ne andiamo all'improvviso ci inseguiranno... meglio alzarsi lentamente e far capire loro che non rappresentiamo una minaccia>>
<<E come? Sono selvaggi, non i cavalli problematici, ma comunque domati, del maneggio>> commentò scettico.
Mi strinsi nelle spalle. <<Non ne ho idea>>
Luca mi guardò stupito e fece per parlare, ma lo interruppi. <<Arrampicati su quest'albero, io agirò d'istinto, sperando che questo mio dono, che dite tutti che posseggo, non mi abbandoni proprio ora>> sorrisi.
<<Ne sei sicura, piccola? Non voglio che ti faccia male...>>
Scossi la testa e vidi il capobranco avvicinarsi circospetto, così spinsi Luca verso l'albero. <<Più che sicura. Tu ora sbrigati e cerca di non fare tanto rumore, grande come sei>>
Lu sospirò e annuì, baciandomi. <<Fai attenzione>> si raccomandò e salì velocemente sull'albero.
Ecco un'altra cosa che amavo di lui: rispettava le mie decisioni, sempre, e soprattutto si fidava di me.
Sorrisi e mi voltai ad affrontare lo stallone grigio pomellato che non mi toglieva gli occhi di dosso, con la speranza che il mio presunto dono, o talento che fosse, non venisse a mancare proprio in quel momento.
Respirai profondamente e mi mossi verso di lui, che si fermò subito, sospettoso. Feci qualche passo per uscire dall'ombra degli alberi e posai un ginocchio a terra, chinando il capo in segno di rispetto. Sentii dei passetti sui ciottoli, ma non osai alzare lo sguardo; intuii che il puledro si stava avvicinando, curioso, ma lo stallone scattò nitrendo e sbarrò la strada al piccolo.
Quando quello fu tornato al branco, il grigio mi si avvicinò circospetto. Lentamente, tesi la mano destra davanti a me, col palmo aperto rivolto verso il basso; lo stallone allungò il collo, annusando la mia mano. Si ritrasse un poco, poi la sfiorò appena col muso, indietreggiando subito dopo. Rimasi immobile ad aspettare, sebbene il braccio iniziasse a farmi male.
Il cavallo, dopo aver esitato un altro paio di minuti, si avvicinò, toccando nuovamente la mia mano; con circospezione, la girai all'insù, permettendo al capobranco di annusarmi il palmo, dopodiché alzai leggermente la testa, incrociando lo sguardo glaciale del cavallo. Le sue iridi color del ghiaccio mi studiavano con attenzione, ma non sembrava più spaventato o aggressivo.
Lentamente mi alzai in piedi, guardando lo stallone negli occhi: il mio sguardo non era di sfida, bensì di rispetto, e probabilmente fu quello a convincere il grigio. Si lasciò accarezzare la guancia mentre mi osservava incuriosito. Sorrisi. <<Ehi bello, visto che sono innocua?> dissi dolcemente.
Le orecchie del cavallo si drizzarono subito nel sentire la mia voce. <<Ti dispiace se ti presento il mio amico?>> gli chiesi con un sorriso; lui si limitò a muovere un orecchio.
Mi allontanai piano e chiamai: <<Lu, scendi avanti. Ma attento a non fare movimenti bruschi; non voglio che si spaventi>>
Ricevetti un verso di assenso e tornai dal grigio: osservandolo bene, poteva avere all'incirca undici anni, ma era veramente alto, ed una muscolatura niente male. <<Io sono Camilla; lo sai, amo tantissimo i cavalli, e quelli selvaggi mi incuriosiscono moltissimo: siete magnifici, così liberi e fieri... vorrei tanto essere come voi>>
Eh sì, perché anche se non mi potevo lamentar per niente della mia vita, mi ero sempre sentita fuori posto, come se non riuscissi mai a trovare la mia strada. Da quando stavo con Luca quella sensazione si era affievolita, ma era sempre lì: svaniva solo quando montavo in sella. Era quello il mio posto.
Sentii alle spalle i passi di Lu e gli occhi del grigio scattarono verso di lui. Notai però che sembrava quasi riconoscerlo e non mostrò alcun segno di nervosismo. I due si osservarono in silenzio per qualche minuto, poi lo stallone sbuffò e si allontanò, tornando dal branco al galoppo, non prima di avermi lanciato un'ultima occhiata.
Mi voltai verso il mio ragazzo. <<Perché ho l'impressione che tu abbia già visto quel cavallo, e che quel cavallo abbia già visto te?>> chiesi mentre gli avvolgevo il collo con le braccia.
Lu mi circondò la vita e sorrise. <<Vengo qui ogni sera da oltre una settimana. Sempre alla stessa ora, questo branco viene qui a mangiare e a giocare. Lo stallone mi notò sin dalla prima sera, ma si limitava a tenermi d'occhio, come me del resto...>> Posò un bacio sulle mie labbra, poi un altro e un altro ancora.
Sorrisi divertita. <<Come mai tutto questo?>> chiesi, accarezzandogli i capelli.
Lu mi guardò stupito. <<Ma come? È il tuo regalo di compleanno naturalmente!>> esclamò.
Alzai un sopracciglio. <<Compleanno? Lu, il mio compleanno è...>> mi fermai di colpo, riflettendo.
<<Domani>> concluse Luca, poi guardò l'orologio, sempre tenendomi stretta. <<O meglio, tra sette, sei, cinque, quattro, tre, due, uno... auguri piccola mia>> mi prese il viso tra le mani e mi baciò con passione.
Era vero: con tutti i pensieri che avevo in testa, avevo perfino dimenticato che fosse il mio compleanno.
Lu si staccò. <<Adesso sei una sedicenne Cami... ma resterai sempre la mia bellissima piccola!>>
Risi di cuore e lo abbracciai stretto. <<Grazie, grazie di tutto>> gli sussurrai all'orecchio.
Lu mi strinse a sé come se potessi sfuggirgli da un momento all'altro. Ci sedemmo di nuovo sulla coperta ad osservare il branco. <<Secondo te quanti anni ha lo stallone?>> chiesi, osservandolo vigilare.
<<Non più di dodici anni di certo>> mi rispose Lu ed io annuii, d'accordo con lui. <<Ti va di tornare qui ogni week-end?>> mi chiese.
Sorrisi felice ed annuii con forza, girando la testa per baciarlo a stampo, poi guardai di nuovo il grigio e notai come la sua criniera splendeva di riflessi argentati alla luce della luna. <<Silver...>> mormorai senza accorgermene.
<<Cosa?>> domandò Lu. <<Potremmo chiamarlo Silver... è un nome perfetto per lo stallone, che dici?>> gli risposi.
Luca guardò il grigio per qualche secondo e annuì. <<Assolutamente perfetto>> concordò e si girò verso di me. <<...come te>> mi sussurrò all'orecchio ed io rabbrividii, alzandomi in piedi per poi sedermi nuovamente a cavalcioni su di lui, baciandolo con passione.
Luca mi circondò con le braccia, accarezzandomi la schiena, e approfondì il bacio. <<Ti voglio>>
Sorrisi. <<Andiamo a casa>>

~

Luca mi prese in braccio a mo' di sposa e mi posò sul letto, baciandomi.
Gli tolsi la maglia e sfiorai la scritta sulla sua spalla. <<Voglio farmi anch'io un tatuaggio>> pensai ad alta voce.
Lu si bloccò un attimo per guardarmi negli occhi. <<Ne sei sicura?>>
Annuii. <<È da un po' che ci penso>>
Il ragazzo sopra di me sorrise. <<Vedremo cosa possiamo fare...>> e riprese a baciarmi.

Una Cavalla Difficile {Wattys2017}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora