MODIFICATO
[Luca]
<<Ciò che mi stai chiedendo, ragazzo, è impossibile>>
<<Ma se non proviamo lei morirà!>>
<<Sono mortificato, ma questo va contro tutte le regole sull'igiene!>>
<<Al diavolo le regole! Qui stiamo parlando della vita di una ragazza! Dottore la prego, voi siete qui per salvare delle vite, lo dite voi stessi; allora perché rifiutare di fare almeno un tentativo?>>
<<Semplicemente perché la tua è un'idea folle. Non puoi pensare che la ragazza si svegli solo perché ha vicino un animale>>
<<Camilla e quell'animale, come lo chiamate voi, hanno un legame molto più profondo di quanto possiate immaginare. Dorinne è l'unica che possa darle la forza necessaria per svegliarsi e continuare a vivere>>
Il medico mi guardò accigliato. <<Ho detto no. E non cambierò idea>> decretò voltandosi e andandosene.
La mia rabbia esplose. <<Codardo! Lei è un assassino! Non è Camilla che non vuole vivere, è lei che la sta uccidendo non permettendo a quella cavalla di vederla! Questa è eutanasia, non lo sa che è proibita in Italia?! Assassino!>> gli urlai dietro, mentre le lacrime scendevano. Venni avvolto in un abbraccio rassicurante. Mamma.
<<Sapevi che non sarebbe stato facile Lu...>>
<<Mamma ti prego, convincili. A te daranno ascolto>>
Lei esitò. <<Tesoro mio... in fondo hanno ragione: non possono ignorare le regole sull'igiene>>
<<Allora se non faranno entrare Dorinne, porteremo Camilla da lei>>
Mamma sospirò. <<Lu non possiamo staccare le macchine>>
<<Un modo troveremo. Per favore...>> supplicai.
Annuì e mi baciò la fronte. <<Farò tutto il possibile tesoro mio>>~
I medici non si lasciarono convincere facilmente, ma alla fine, dopo due giorni di discussioni, acconsentirono alla mia idea.
Trasferirono Camilla in una stanza isolata al piano terra, molto vicina ad un'uscita secondaria: da quella porta sarebbe entrata Dorinne. Prima di lasciarla passare, però, la lavarono con molta attenzione e solo quando il responsabile del reparto diede il via libera ci fu concesso di far entrare Dorinne nella stanza.
Portai la cavalla accanto al letto, sganciai la lunghina e, dopo una carezza a Camilla ed una pacca sulla groppa della cavalla, uscii, chiudendomi la porta alle spalle.
Il dottore che seguiva Camilla, lo stesso contro cui avevo discusso due giorni prima, mi guardò accigliato. <<Cinque giorni. Se entro questi non si sarà ancora svegliata, saremo costretti a staccare la spina>>
Sospirai turbato, ma annuii e l'uomo se ne andò. Appoggiai la schiena al muro e mi lasciai scivolare a terra. Si sarebbe svegliata, ne ero certo. Bisognava solo aspettare.[Dorinne]
Lei era lì, in quel letto, pallida e fredda come non l'avevo mai vista; sembrava quasi che non respirasse. Alle braccia erano collegati molti fili che partivano da degli aggeggi meccanici inquietanti; emettevano un fastidioso bip bip che segnava lo scorrere del tempo.
Sfiorai la guancia di Camilla e nitrii debolmente. Non reagì, ma non mi arresi.
Me ne stetti lì accanto a lei, senza staccarle gli occhi di dosso. Le sarei stata vicina fino al suo risveglio. Perché lei era la ragazza che mi ha salvata, mi ha aiutata, mi ha restituito la libertà ed io questo non potevo dimenticarlo.
Stavolta toccava a me: lei aveva mantenuto la sua promessa; ora ero io che dovevo mantenere quella che avevo fatto a Luca. Poggiai la testa accanto alla sua, e aspettai, paziente, che aprisse gli occhi, mi sorridesse e pronunciasse quel soprannome con cui lei sola poteva chiamarmi.~
Le restai accanto per giorni, non allontanandomi da lei se non per uscire pochi minuti per i miei bisogni. Bevevo poco e non mangiavo assolutamente nulla. Non mi importava di indebolirmi, mi sarei nutrita appena lei l'avesse fatto di nuovo.
Faceva male vederla lì in quelle condizioni, guardarla e non poter fare niente se non aspettare e trasmetterle la mia forza e il mio affetto. Speravo solo che bastasse.
Il quinto giorno entrarono nella stanza di Camilla degli uomini vestiti di bianco. Li guardai storto, ma non ero stupita che fossero li: venivano ogni giorno a controllare, credo, la salute della mia amazzone.
Stranamente entrarono anche Luca e alcuni uomini che riconobbi perché lavoravano al maneggio.
Non capivo: non entrava mai nella stanza un così alto numero di persone tutte insieme, e questo iniziò a farmi innervosire.
Gli uomini vestiti di bianco stavano parlando tra loro e sentii uno di loro dire:<< il tempo è scaduto. È ora di staccare la spina>>
Staccare la spina? Cosa significava? Non lo sapevo, ma il mio istinto non mi suggeriva nulla di buono; e il mio istinto non aveva mai fallito. Iniziai a temere seriamente ciò che avrebbero fatto alla mia amazzone.
Luca mi si avvicinò e mi mise la lunghina. <<Andiamo Dorinne>> Aveva la voce rotta e gli occhi rossi e lucidi. Non mi mossi, ma gli chiesi spiegazioni con lo sguardo. Lui tirò su col naso. <<Non ha funzionato Dorinne. È finita. Credevo che Camilla avrebbe percepito la tua presenza e si sarebbe svegliata, ma evidentemente mi sono sbagliato. Lei non vuole più vivere. Dobbiamo accettarlo>> mormorò.
I miei occhi si spalancarono. "No" pensai. "Non può essere vero!"
Si stava arrendendo. Stava rinunciando a lei. E io non potevo accettarlo, perché se lui poteva fare a meno di Camilla, io non ci riuscivo. E allora tanto valeva che morissi anch'io.
Ma io non volevo morire. Io volevo vivere. Volevo ancora galoppare con Camilla, volevo saltare assieme a lei. Non avrei permesso a quegli uomini di ucciderla. Quando Luca fece per portarmi fuori dalla stanza mi riscossi e puntai gli zoccoli sul pavimento, nitrendo. "No!"
Gli uomini del maneggio scattarono, come se si aspettassero la mia reazione. Mi circondarono e con le corde cercarono di portarmi via. Nitrivo e mi ribellavo senza sosta, ma ero debole, affamata e stanca. Tuttavia non mi sarei mai arresa. Mai.
Luca però mi stava lentamente trascinando verso la porta, e i ferri non mi aiutavano: scivolavo continuamente sul pavimento. Strinsi i denti.
"No. No!"
<<Portate via quell'animale>> insorse un uomo vestito di bianco. <<Subito!>>
<<Dorinne ti prego! Non c'è più speranza>> mi pregò Luca e a quelle parole lo guardai indignata. Abbassò gli occhi sotto il mio sguardo accusatore. <<Non mi voglio arrendere Dorinne... ma sono umano. E oltre un certo limite non posso andare>>
Addolcii leggermente lo sguardo: in fondo aveva ragione; tutti abbiamo dei limiti. Ma se lui aveva scoperto i suoi, non voleva dire che quelli fossero anche i miei. Mi agitai più di prima, determinata, ma ero sempre più debole. Non avevo fatto i conti con la stanchezza.
"Ti prego Camilla. Svegliati... non puoi arrenderti!" la pregai con il pensiero. Gli uomini stavano per spegnere le macchine. "No, no! Ti prego". Nitrii con tutte le mie forze. "Sorellina!"
All'improvviso vidi il viso di Camilla accigliarsi e di nuovo tornò la speranza. Due secondi dopo la mia amazzone sobbalzò e alzò il busto di scatto, spalancando gli occhi. <<Dorinne!>> urlò. Poi sbatté le palpebre e si riscosse, guardandosi attorno confusa. Tutti erano fermi e in silenzio, stupiti.
Appena incrociò i miei occhi la mia amazzone si aprì in un sorriso che mi era mancato più dell'aria. <<Dorinne...>> mormorò tendendo le mani.
Sentii le lacrime salire e bagnarmi le guance mentre mi precipitavo al suo fianco e mi beavo delle sue carezze.
<<Oh piccola peste... sono qui... sono qui...>> continuava a dire mentre le scendevano le lacrime. Strofinai il muso contro il suo volto. Era un miracolo: lei era di nuovo con me.
<<Piccola!>> Luca arrivò accanto a me e prese una mano di Camilla. <<Piccola mia non sai quanto mi sei mancata>>
Lei sobbalzò e liberò la mano dalla sua presa, allontanandosi da lui, come se ne avesse paura. Il suo sguardo spaventato si posò su di me per un istante, quasi in cerca di protezione, e tornò su Luca, che la guardava preoccupato
<<Camilla, stai bene?>> chiese accorato allungando una mano.
Lei si ritrasse si nuovo. <<Tu chi sei? E come conosci il mio nome?>>
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Una Cavalla Difficile {Wattys2017}
RomanceMIGLIOR POSIZIONE: #1 in narrativa generale dal 17/06/17 al 22/06/17 #5 in narrativa generale il 4/12/16 #4 in narrativa generale il 12/1/17 #2 in narrativa generale il 22/06/17 Camilla è una ragazza come tante, con una grandissima passione per i ca...