Capitolo 38: un irriconoscibile Mauro

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MODIFICATO

[Camilla]
<<Matteo ha sentito tutto quello che ha detto Rebecca. La domanda è: perché ha reagito in quel modo?>> ragionai ad alta voce mentre sellavo Dorinne, che quel giorno era particolarmente irrequieta.
Luca alzò le spalle, mettendo la testiera e il morso a Balèm. <<A quanto ho capito, non ha mai ricevuto affetto, o amore. Forse non sa semplicemente come comportarsi...>>
Mi voltai di scatto a guardarlo stupita. <<Come mai non lo stai prendendo a parole?! Di solito quando si tratta di lui non fai altro che dargli la colpa, mentre adesso addirittura lo giustifichi?>>
Non fraintendetemi: ero contenta di non doverlo trattenere ogni volta per i suoi istinti omicidi verso quel ragazzo, ma che addirittura lo difendesse... beh, era strano... molto strano.
<<Cosa mi stai nascondendo, Lu?>> indagai.
Lo sentii borbottare qualcosa di incomprensibile, poi sbuffò. <<Oh, al diavolo! Ti ricordi Rob, il ragazzo che abita assieme a Matteo?>> mi chiese.
Annuii, iniziando ad intuire qualcosa.
<<Beh, mi ha chiamato e mi ha raccontato cos'ha passato il suo caro amico. Tutto qui...>>
Alzai un sopracciglio mentre portavo Dorinne vicino alla scaletta e le salivo in groppa. <<Ti ha chiamato? E perché poi?>> mi chiesi ad alta voce.
<<A quanto pare ieri sera Matteo è tornato a casa ubriaco marcio e pieno di lividi, che per inciso gli ho procurato io stesso...>>
<<Vanne fiero sai?>> lo interruppi ironica, alzando gli occhi al cielo.
Continuò, ignorandomi. <<Sta di fatto che mi ha chiesto il motivo delle sue condizioni, dato che sospettava che c'entrassi io in qualche modo. Così, mi raccontò cosa ha passato: ha detto che Matteo è stato sbattuto fuori casa dai suoi genitori quando aveva quindici anni perché, secondo loro, era la vergogna della famiglia; visse da Rob per un anno, poi hanno cercato casa insieme>> spiegò.
<<E Zaryan?>> chiesi ancora, entrando in campo e stringendo il sottopancia.
<<Rob mi ha spiegato che da puledro era intrattabile, era aggressivo e irrequieto. Matteo fu l'unico a poterlo avvicinare e riuscì a salvarlo e ad acquistarlo prima che lo abbattessero. Il resto poi è confuso; Rob ha detto solo che i due hanno stretto una sorta di tacito accordo: essere i migliori, sempre, per dimostrare a tutti coloro che lo guardavano con disprezzo quanto realmente valgono. Per me è un modo per riscattarsi, per avere quelle certezze che prima non avevano. Credo sia anche per questo che ha reagito in quel modo al concorso...>>
Mi accigliai. <<Questo però non gli dava il diritto di fare ciò che ha fatto>> sbottai alterata, accarezzando il collo di Dorinne.
Lu annuì. <<Hai ragione; non sto cercando affatto di giustificarlo, voglio solo tentare di capirlo...>>
Non potei fare altro che annuire.
Ci dirigemmo in campo e, dopo che arrivò anche Mauro, iniziammo a trottare e a scaldare i cavalli: circoli, mezze volte, diagonali, trotto seduto, trotto sull'inforcatura, trotto senza staffe battendo la sella sui lati corti e stando seduti su quelli lunghi, il tutto accompagnato da qualche battutina da parte di Lu riguardo al mio fondoschiena e i rimproveri di Mauro che lo mettevano a tacere.
<<Ehi piccola! Sai che da qui ho proprio un bel panorama?>>
<<Luca sta zitto e concentrati sul tuo cavallo prima che il panorama te lo faccia vedere io, con la differenza che sarà pieno di stelle che ridono e pecorelle volanti!>>
Io, dal canto mio, prestavo poca attenzione ai due, concentrandomi invece su Dorinne, che si distraeva in continuazione ed era tesa come una corda di violino.
Tentavo in ogni modo di rilassarla, ma non mi stava minimamente ad ascoltare. Anche per farla partire al galoppo dovetti usare le maniere forti, mettendo gambe a volontà. Mauro se n'era accorto ma preferì non commentare, e gliene fui grata: nessuno conosceva Dorinne meglio di me, perciò ero io a dover capire cosa stava succedendo quel giorno.
Il problema era che non si era mai comportata in quel modo.
Iniziammo a saltare, forse in quel modo sarei riuscita ad attirare la sua attenzione.
Niente da fare: anche con la distanza perfetta continuava a fare barriera; si era fermata anche tre volte. La rimisi al passo, la fronte corrugata per la preoccupazione.
"Cos'hai oggi, piccola peste?"
Mauro mi fece cenno di raggiungerlo e quando gli fui accanto mi passò un frustino. Il suo sguardo era duro e freddo, privo di emozioni.
Sgranai gli occhi: in quei mesi non l'avevi preso in mano neanche una volta.
<<Mauro ma cosa...>>
<<Prendilo e non discutere>> mi interruppe. La sua voce mi spaventò: era bassa e cupa; mai l'avevo visto così.
<<Faglielo sentire bene: deve capire chi comanda>>
<<Mauro io non comando proprio nessuno!>> esclamai indignata. <<Non lo farò mai: se è una giornata no non è di certo colpa sua!>>
Il mio istruttore, o almeno, quella persona che aveva le sembianze del mio istruttore, serrò le labbra.
<<Scendi, ora>> mi ordinò.
<<Cosa...>>
<<Scendi, ho detto!>> mi interruppe, con un tono che non ammetteva repliche e che mi spaventò.
Obbedii intimorita.
Mauro afferrò saldamente le redini e montò in sella. Dorinne si agirò nervosa, ed iniziai a preoccuparmi: non era un buon segno.
L'uomo non vi badò e le piantò i talloni nella pancia, facendola scattare in avanti.
Mi portai le mani davanti alla bocca, mentre assieme a Lu, congelato in sella a Balèm, osservavo inorridita quello che per anni era stato il mio istruttore, il mio mito, frustare Dorinne sul posteriore.
La cavalla era fuori di sé e scalciava terrorizzata. Un nitrito di puro terrore e dolore mi riscosse e corsi verso di loro, afferrando Mauro per un braccio e trascinandolo a terra prima di afferrare Dorinne per le redini, impedendole di scappare: tremava violentemente.
Nel frattempo Luca si era precipitato sull'uomo e lo teneva fermo mentre gli urlava contro. <<Ma si può sapere cosa ti è preso?! Mai ti sei comportato in questo modo!>>
<<Tu sai cos'ha passato Dorinne! Sai di cosa ha paura! E ti metti a frustarla in quel modo?! Ma che razza di uomo sei?!>> lo guardai con disprezzo. Luca lo lasciò andare con una spinta.
Non era mai arrivato a tanto, ma davvero non riuscivo a capire cosa gli fosse preso. Dov'era il mio istruttore, quell'uomo che aveva sempre creduto in me e mi aveva insegnato tutto ciò che sapevo? Sembrava ormai scomparso...
Mi concentrai su Dorinne, che aveva gli occhi neri pieni di terrore. <<Piccola peste... ehi... ssh, va tutto bene, è finito, è tutto finito... nessuno ti farà più del male... ehi, Dorinne ascoltami. Ascoltami piccola peste: non devi avere paura di me. Noi siamo sorelle, vero? E le sorelle non si feriscono a vicenda. Ssh, buona piccola... così brava>> continuai a sussurrarle, accarezzandola e guardandola dritta negli occhi. Pian piano si calmò e le sue orecchie, prima appiattite sul capo, tornarono dritte.
<<Mio dio... cos'ho fatto?>> sentii mormorare e mi voltai, notando che Mauro si teneva la testa tra le mani e stava... piangendo? Non l'avevo mai visto piangere...
Alzò lo sguardo e vidi che i suoi occhi rossi erano tornati quelli di sempre, pieni di vita e di sarcasmo, mentre prima erano vuoti, freddi, spaventosi. Era tornato.
Ma allora chi era quello che aveva frustato Dorinne?
Incrociò i miei occhi stupiti, chiedendomi silenziosamente perdono. <<Mi dispiace...>> singhiozzò. <<Mi dispiace, non so cosa mi sia preso... non ho mai fatto una cosa del genere in vita mia! Io non volevo... mi dispiace!>>
Non resistetti e corsi da lui, stringendolo in un abbraccio: non potevo farne a meno; sì, aveva sbagliato, aveva fatto la cosa più brutta di questo mondo, ma si era pentito subito dopo, tornando se stesso. Perché ero sempre più certa che quello che avevo visto in sella a Dorinne non fosse lui.
<<Non fa niente, Mauro... ti perdono>> gli dissi stringendolo ancora più forte, prima di staccarmi, sorridendo debolmente.
Lui ricambiò, abbassando lo sguardo.
Luca mi affiancò. <<Mauro, puoi spiegarci cos'è successo? Insomma... eri come un'altra persona...>>
Il nostro istruttore sospirò, riacquistando la calma che lo contraddistingueva. <<Ve lo spiegherò...>>
Si appoggiò ad un piliere e disse brevemente: <<soffro di disturbo della personalità... avrei dovuto parlarvene, ma non me la sono mai sentita; mi capita molto raramente, prendo dei medicinali, ma stavolta... credo che sia stato più forte del normale. Non dovete preoccuparvi, non è niente di grave, solo che a volte divento un'altra persona, come avete visto. Non è curabile, ma posso cavarmela con dei farmaci...>>
<<Disturbo della personalità?!>> esclamai e lui annuì.
<<Perché non ce ne siamo mai accorti?>> chiese Lu.
<<Perché è iniziato tutto da un anno a questa parte, e comunque riuscivo a tenerlo a bada con le medicine che mi prescrivono; stamattina devo essermene dimenticato, e vi chiedo scusa>> spiegò con tono sommesso.
All'improvviso drizzò le spalle e tornò quello di sempre, deciso e spiritoso. <<Beh, adesso basta. È stato un incidente, grave lo so, ma prometto che non accadrà più! Pronti a riprendere la lezione?>>
Io e Luca sorridemmo. <<Ovvio che si!>>
Tornai da Dorinne e, dopo un'altra carezza, rimontai in sella con l'aiuto del mio ragazzo, dato che Mauro voleva stare un po' alla larga, e a buone ragioni, dalla cavalla.
Luca tornò da Balèm e risalì in sella.
Stavamo per tornare a galoppare quando nel campo entrarono Matteo e Zaryan.
Udii Dorinne nitrire minacciosa, ma la calmai con delle carezze.
<<Che ci fate voi qui?>> chiesi, ma senza rancore o rabbia nella voce; ero semplicemente curiosa.
<<Ci alleniamo anche noi>>

Una Cavalla Difficile {Wattys2017}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora