Capitolo 22: verità

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MODIFICATO

[Luca]
Ci sedemmo nella stanza dove si trovava Camilla: ci serviva un posto appartato, e il bar o il corridoio non erano proprio i luoghi migliori per parlare di certe cose.
Mi sedetti su una delle due sedie, con Sofia sulle gambe, mentre Rebecca si sedette davanti a noi, torturandosi le mani e tenendo lo sguardo basso.
<<Allora...>> esordì mia sorella. <<Sono l'unica a non sapere chi ha obbligato chi a fare cosa. Quindi, prima che Rebecca inizi a spiegarci perché, vorrei prima capire cosa ha fatto>>
Feci per parlare, ma Rebecca mi anticipò. <<Ho costretto Luca a lasciare Camilla>>
Sofia aggrottò le sopracciglia. <<Altrimenti...?>>
La ragazza esitò. <<Altrimenti l'avrei fatta uccidere>> mormorò.
Dovetti trattenere Sofia per impedirle di saltarle addosso. <<Tu sei pazza! Sei senza cuore, come ho fatto ad abbassare la guardia solo per un secondo? Sei un essere meschino e crudele>> le urlò contro, cercando di divincolarsi dalla mia presa.
Rebecca ascoltava in silenzio, tenendo ostinatamente la testa abbassata. Quando Sofia tacque per riprendere fiato ne approfittò per parlare. <<Un cuore ce l'ho, Sofia, ma è stato talmente maltrattato che ora è inerme, un semplice muscolo. Per troppo tempo nessuno mi ha mai dimostrato affetto, da molti anni, e questo è il risultato. L'unico ad averlo fatto è stato Luca, per quel breve periodo che stemmo insieme>>
Sofia trattenne a stento la rabbia. <<Anche se fosse... da chi l'avresti fatta... uccidere?>> tremò nel pronunciare quella parola. Rebecca sospirò.
<<Sof... vedi, Rebecca è... lei...>> balbettai.
<<Mio padre è un boss mafioso>> concluse la ragazza, sempre con lo sguardo basso, come se se ne vergognasse.
Sofia sobbalzò e si strinse di più a me, come a cercare protezione, guardando la ragazza con paura e stupore.
<<Io lo odio! Lo odio perché non c'è mai stato per me, mi ha sempre lasciata sola, credendo che inviarmi regali potesse riempire quel vuoto che ho dentro>> singhiozzò.
<<Però lo hai chiamato per dirgli di uccidere la mia migliore amica! Come puoi avere così poco rispetto per la vita degli altri?>> scattò di nuovo Sofia.
<<Non gli parlo da un anno. Ma se Luca si fosse avvicinato a Camilla, allora si, l'avrei chiamato. E poi, non ho più preso seriamente la morte da quando...>> si bloccò.
<<Da quando...?>> chiesi io.
Rebecca scosse la testa. <<È meglio se vi racconti tutto dall'inizio, per non creare confusione>> Prese un grosso respiro ed iniziò. <<I miei genitori si sono conosciuti per caso in un parco di Palermo. Erano entrambi molto giovani, e mio padre non era ancora entrato nella mafia. Si innamorarono e si sposarono qualche anno dopo. Ma credo che il loro amore andò sempre più a ridursi, fino a quando non nacqui io. Mio padre, ormai membro della mafia, convinse mia madre a trasferirsi qui, per proteggerci. Dopotutto, anche se non si amavano più, credo che mia padre nutrisse un profondo affetto verso la mamma, e anche verso di me. Passavano gli anni, e le visite di mio padre, impegnato a diventare sempre più potente anno dopo anno, si fecero sempre più rare. E poi... poi mia madre morì di cancro al seno>> iniziò a piangere. <<Avevo solo dieci anni. Me lo dissero in faccia, senza curarsi del fatto che fossi solo una bambina; le loro parole furono: "tua madre è morta, da oggi vivrai con la signora Lucia". La signora Lucia era, ed è ancora, la governante di casa mia; le voglio bene, ma niente più sostituire una madre. Mio padre venne al funerale; mi abbracciò e mi disse soltanto un "mi dispiace" prima di prendere l'aereo e ripartire. Da allora viene a trovarmi solo due volte l'anno, ma spesso mi invia regali e moltissimi soldi da spendere in tutto quello che voglio. Ma lui... lui non c'è mai stato per me. Solo domande di circostanza, solo parole vuote. Lo odio, lo odio con tutta me stessa>> Il suo pianto si fece violento. Non mi piaceva vederla così, dopo tutto quello che aveva passato.
<<Quando vidi Camilla per la prima volta>> continuò. <La odiai, perché ne suoi gesti, nel suo sorriso, nella sua voglia di vivere rividi mia madre. Mamma era esattamente come lei, ed io non potevo sopportarlo. Per questo mi sono comportata così in questi anni, ma vederla ora, in bilico tra la vita e la morte, mi ha fatto ricredere. Ancora una volta vi chiedo scusa>>
Sofia si mise le mani davanti alla bocca. Fu un attimo: non sentii più il peso di mia sorella sulle gambe e la vidi stringere, per non dire soffocare, Rebecca in un abbraccio che fece scoppiare la ragazza in un pianto liberatorio. Sorrisi a quella scena: Sofia l'aveva perdonata.
Mi alzai a mia volta e mi unii all'abbraccio. <<Ti perdoniamo, Rebecca>> le sussurrai. La vidi sorridere radiosa rifugiarsi nella nostra stretta, singhiozzando più piano.

Una Cavalla Difficile {Wattys2017}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora