Capitolo 13: paura

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MODIFICATO

[Luca]
<<Lu... ho paura. Cosa ne sarà del branco ora?>> mi chiese Camilla, tremando.
La abbracciai stretta. <<Coraggio piccola>> le accarezzai dolcemente il viso. <<Andrà tutto bene. Domani torneremo a controllare con Mauro e gli altri, okay?>> tentai di rassicurarla, anche se ero preoccupato quanto lei.
Annuì, non ancora rassicurata, ma non lo sarei stato neanche io.
Sospirai. <<Andiamo a casa; in questo momento non possiamo fare niente>> La feci salire sulla moto e tornammo a casa.
Mentre stavamo abbracciati nel mio letto notai che non dormiva, ma fissava il vuoto preoccupata.
La capivo fin troppo bene: anche io ero in pensiero per Silver e gli altri, ma in quel momento potevamo fare ben poco e sarebbe stato meglio riposare per quello che ci avrebbe aspettato l'indomani.
Le lasciai un bacio sullo collo e le accarezzai dolcemente la schiena, il braccio e il fianco. <<Riposa un po'>> le sussurrai.
Finalmente la sentii sospirare e rilassarsi leggermente. Continuai a baciarle il collo fino a quando non si addormentò. Le diedi un ultimo bacio sulla fronte e mi accoccolai tra il suo collo e la sua spalla, addormentandomi avvolto da quel profumo che amavo ogni giorno di più.

[Camilla]
Quando raccontammo tutto a Mauro, lo vidi spalancare gli occhi e agitarsi. <<Grazie per avermi avvisato ragazzi, avete fatto bene: stanotte io e gli altri andremo a controllare la situazione>>
Alzai un sopracciglio. <<Un momento>> bloccai il mio istruttore prima che corresse via ad avvisare gli altri uomini.
Si voltò verso di me con uno sguardo interrogativo.
<<Verremo anche noi>> esclamai decisa.
Lu annuì e l'uomo sospirò, passandosi una mano dietro il collo. <<Non so se è una buona idea...>> esitò.
<<Io non ti stavo chiedendo il permesso>> replicai. <<La mia era un'affermazione, non una domanda>>
<<Concordo>> si aggiunse Luca. <<Noi abbiamo scoperto questa cosa e non ce ne staremo con le mani in mano>> replicò.
Mauro ci guardò per qualche istante, poi ci rivolse un sorriso teso. <<Avvisate i vostri genitori e venite con me a preparare i van>>
<<I van?>> chiesi mentre mi dirigevo verso il box di Dorinne per salutarla. Si affacciò alla finestrella del box e le diedi un buffetto affettuoso sul muso. Mi rispose con uno sbuffo amichevole.
<<Si, andremo con i cavalli>> mi rispose Mauro e mi voltai a guardarlo stupita. <<Saremo più veloci che a piedi se i cacciatori dovessero scappare>> spiegò e mi ritrovai d'accordo con lui.
Per tutto il giorno organizzammo i mezzi, pulimmo i box e sistemammo i finimenti.
Quando avevo chiamato mia madre per spiegarle che non sarei tornata a casa per la notte, dire che si era preoccupata è un eufemismo, ma la spuntai, dopo avermi raccomandato prudenza, attenzione e, soprattutto, di non fare stupidaggini; le mamme...
Alle nove di sera prendemmo i cavalli dai loro paddock per pulirli. Misi la capezza a Dorinne e la portai davanti al suo box. Senza accorgermene, iniziai a parlarle a bassa voce. <<Sai, piccola peste... ho paura per stasera: se i cacciatori hanno dei fucili potrebbero farci del male. Ma se non andiamo sarà il branco ad essere in pericolo e questo non lo voglio. I cavalli selvaggi sono preziosi, puri, incontaminati dalla malvagità dell'uomo: devono essere protetti, non cacciati>> confessai. Avevo davvero paura, tanto che mi tremavano le ginocchia ed il mio stomaco era chiuso in una morsa.
Dorinne si voltò verso di me, fissandomi in modo rassicurante. In quel momento dimenticai il terrore che mi attanagliava. Le accarezzai il ciuffo nero e le lasciai un bacio sul puntino bianco che aveva sulla fronte. <<Grazie piccola peste>>

[Dorinne]
<<...i cavalli selvaggi sono preziosi, puri, incontaminati dalla malvagità dell'uomo...>>
Incontaminati dalla malvagità dell'uomo... aveva ragione: io stessa sapevo quanto gli umani sapevano essere crudeli, senza un minimo di comprensione e di rispetto verso gli altri.
Ma lei non era così, lei ascoltava, lei capiva... e soprattutto, lei non ordinava, lei chiedeva. E per questo mi ero affezionata a lei... per il suo cuore puro ed il suo spirito libero e ribelle, così simile al mio.
Mi voltai verso di lei, guardandola per cercare di trasmetterle forza; aveva paura, lo percepivo chiaramente. Questa volta toccava a me infonderle coraggio, dopo che lei mi aveva aiutata innumerevoli volte. Stava diventando qualcosa di più di una semplice amazzone. Stavo iniziando a considerarla mia sorella.
Anch'io ero spaventata: i miei simili rischiavano di essere catturati e di perdere il loro dono più prezioso, la libertà, proprio come me, o perfino di essere uccisi con quelle armi infernali che sparavano fuoco e metallo. Non l'avrei permesso, avrei fatto di tutto per aiutarli.
La ragazza finì di spazzolarmi e mi sellò, ma non strinse il sottopancia. Senza mettermi il morso e la testiera mi portò davanti al van. Iniziai ad agitarmi: odiavo stare rinchiusa lì dentro.
Camilla percepì il mio nervosismo e mi sussurrò parole rassicuranti nell'orecchio.
Dopo essermi calmata, salii sul mezzo e la ragazza mi fece un'ultima carezza prima di chiudere la rampa. Trassi un profondo respiro e mantenni la calma fino a quando non mi fecero uscire da quello spazio striminzito e infernale.
<<Bravissima, piccola peste>> mi sorrise Camilla, dandomi una carota, che mangiai con gusto.
Mi mise la testiera, strinse il sottopancia e salì in groppa. Subito ci affiancò Balèm con sopra il ragazzo che accompagnava sempre la mia amazzone.
<<Pronta?>> le chiese.
Camilla annuì e, insieme ad altri uomini a cavallo, ci incamminammo in una pineta fino ad arrivare ad una spiaggia di ciottoli. Era un posto magnifico.
Circa un'ora dopo, delle ombre si mossero e riuscii a distinguere dei cavalli grigi. Il branco. Quello che mi colpì, però, fu il capobranco: era enorme, con il mantello pomellato e due occhi azzurri come il ghiaccio.
Si accorse subito della nostra presenza, ma si rilassò leggermente quando Camilla e Luca si avvicinarono a lui, dopo essere smontati.
Incuriosita, mi affiancai alla mia amazzone.
Lo stallone fissò i suoi occhi di ghiaccio nei miei, osservandomi a sua volta. Sentii un nodo allo stomaco e distolsi lo sguardo.
<<Dorinne, lui è Silver>> mi disse Camilla.
Il grigio allungò il collo ed iniziò ad annusarmi; mi scostai e Silver mi guardò maliziosamente.
"Ma chi si crede di essere?!" pensai. Rotei gli occhi sbuffando, ma lo annusai anch'io. "Però devo dire che ha un odore niente male..."

[Camilla]
Osservai con un sorriso i due che si annusavano, allontanandomi un po'. <<Sembra che si piacciano>> commentai.
Lu annuì divertito.
<<Ragazzi...>>
La voce di Mauro, in sella al suo sauro listato, Max, ci fece girare di scatto: stava fissando un punto tra gli alberi. <<Sono qui>>
Luca scattò verso Balèm, mentre io corsi da Dorinne, facendole voltare di scatto la testa, e le montai in groppa velocemente.
Lu si avvicinò a Silver, incitandolo a correre dal branco, che iniziò ad agitarsi.
Ci schierammo tutti davanti ai cavalli, pronti.
Posai una mano sul collo di Dorinne e lei si voltò a guardarmi. Rimasi stupita da quello sguardo: era decisa ad aiutare il branco, e riusciva a infondere coraggio anche a me. Sorrisi, lasciandole un bacio tra la criniera.
Quando i cacciatori uscirono dall'ombra degli alberi con i fucili in mano, Mauro e gli altri uomini li circondarono a cavallo, impedendo loro di avanzare verso il branco. Io e Lu restammo invece ai nostri posti.
<<Cosa possiamo fare per voi, signori?>> ghignò un uomo in tono beffardo, rivolto a Mauro.
Lui ignorò la domanda e trattenne Max per le redini. <<Siete a conoscenza che in questa zona c'è il divieto di caccia?>> disse duramente.
<<Non penso che la cosa ti riguardi>>
<<Mi riguarda, invece, se di mezzo c'è la vita di un cavallo>>
L'uomo rise sotto i baffi e puntò il fucile contro Mauro, che sbarrò gli occhi. Mi portai una mano davanti alla bocca, con gli occhi pieni di terrore.
<<Io credo proprio di no... indietro o sparo>> ordinò.
Mauro obbedì lentamente e capii cosa dovevo fare. Spronai Dorinne ed incitai il branco a correre via.
Lu afferrò al volo le mie intenzioni e mi imitò.
I cavalli scattarono ed i cacciatori imbracciarono confusamente i fucili, ma gli uomini di Mauro smontarono e iniziarono a picchiarli.
Approfittai della confusione e diedi una pacca sulla groppa di Silver. <<Corri Silver! Sbrigati!>>
Lui corse fino al limitare della pineta, ma si fermò e si guardò indietro per controllare che nessuno del branco rimanesse indietro. Notai con orrore che un puledro era inciampato e stava ruzzolando sui ciottoli.
Silver reagì subito: lo raggiunse in poche, enormi falcate e lo spinse via finché quello non raggiunse il resto del branco. Poi si voltò verso me e Lu, fissandoci combattuto, non sapendo cosa fare.
<<Silver vattene!>> gridò Luca.
Il grigio si voltò e galoppò fino alla pineta. Stava per scomparire di nuovo tra gli alberi quando nell'aria risuonò il rumore di uno sparo.
L'ultima cosa che vidi prima che Dorinne si impennasse spaventata, coprendomi la visuale, fu Silver che cadeva a terra con un nitrito acuto.

Una Cavalla Difficile {Wattys2017}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora