Capitolo 40: amore e dolore

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MODIFICATO

[Camilla]
Non facevo altro che piangere. Lacrime, dolore e un peso nel petto. Non reagivo a nulla, non mi importava di nulla se non sapere come stava Dorinne. Erano ore, o almeno così mi sembravano, che il veterinario era rinchiuso nel box assieme alla mia cavalla.
Stretta nell'abbraccio di Lu mi guardai intorno: Giaki, mamma e papà erano poco lontano e parlottavano tra loro; Sofia, Rebecca, Lisa, Sarah e le gemelle si abbracciavano in un angolo; Mauro era appoggiato al muro con gli occhi chiusi e la testa all'indietro; e poi c'eravamo io e Luca, seduti per terra accanto alla porta del box.
Chiusi gli occhi con un sospiro, esausta anche di piangere: perché doveva capitare tutto a noi? Sembrava che il destino si divertisse ad abbattersi su di noi solo per vederci annaspare per rimanere a galla, allontanandosi poi quando voleva e tornando quando si annoiava della nostra serenità.
Come dice Ammaniti in un suo libro, la vita non ci appartiene, ci attraversa, ed io l'avevo capito nel modo più crudele.
Ma io non volevo essere manovrata come una marionetta, non volevo che qualcuno decidesse per me. Volevo essere indipendente, decidere io per me stessa, ma quel qualcosa che ci manovrava era più grande di me e non potevo fare altro se non chinare il capo, anche se non era nella mia natura. Quello che potevo fare però, era andare avanti, sempre, senza mollare...
Ma avevo bisogno di Dorinne. Senza di lei io non valevo nulla.
Sentii Luca irrigidirsi e stringermi più forte. Aprii gli occhi, guardandolo confusa e notai che il suo sguardo duro fissava qualcosa all'entrata delle scuderie, con la mascella serrata e le sopracciglia aggrottate.
Mi voltai, sussultando nel vedere Matteo avanzare a testa bassa tenendo Zaryan, quello stallone aggressivo che aveva aggredito la mia cavalla, per la lunghina.
Sentii i muscoli di Luca tremare letteralmente per la rabbia e prima che potessi rendermene conto era già in piedi e si dirigeva spedito verso i due. Scattai verso di lui per tenerlo sotto controllo: chissà perché prevedevo un imminente spargimento di sangue, e non scherzo!
<<Tu!>> esclamò il mio ragazzo, facendo alzare di scatto gli occhi di Matteo. <<Ti rendi conto di ciò che hai fatto?!>> ruggì, afferrandolo per la maglia.
Zaryan nitrì minaccioso, agitandosi e strattonando la lunghina. Matteo si divincolò dalla presa di Luca per trattenere il suo stallone.
Ci fece un cenno col capo, invitandoci a seguirlo, mentre si dirigeva verso un box e ci faceva entrare Zaryan; sganciò la lunghina e chiuse la porta prima di voltarsi dalla nostra parte con gli occhi bassi.
<<Che voi mi crediate o no>> iniziò a bassa voce <<Mi dispiace per quello che è successo... Zaryan è sempre stato aggressivo verso tutti tranne che con me, ma mai aveva attaccato un cavallo che dopotutto era abbastanza lontano da dove si trovava lui>>
Per un attimo non credenti alle mie orecchie: non capitava certo tutti i giorni che Matteo si scusasse, anzi, era un evento più unico che raro.
Afferrai il braccio di Lu per trattenerlo, dato che stava per scoppiare.
<<Perché l'ha fatto?>> chiesi con voce rotta.
Il ragazzo sembrò pensarci su. <<Credo che sia accaduto per via del nostro accordo e della sua paura di non riuscire a mantenerlo>>
<<Che cosa?!>> esclamammo in coro io e Lu. <<Perché Zaryan dovrebbe avere paura? Cosa c'entra Dorinne col vostro accordo?>> chiesi.
<<Semplicemente teme che Dorinne possa superarlo in bravura, quando avevamo promesso di essere i migliori; Zar ha molte qualità, ma accettare le sconfitte e mantenere la calma non fanno parte di queste... ha considerato di certo Dorinne come una minaccia e l'ha attaccata per questo. E purtroppo non posso biasimarlo>> spiegò, accarezzando lo stallone che nel frattempo si era affacciato alla finestrella del box e ci scrutava insospettito.
Luca li guardò entrambi con rabbia e rancore.
Sospirai; in fondo, credevo di capire i motivi di Zaryan, anche se non accettavo il suo comportamento e non potevo perdonarlo. Non prima almeno di sapere in che condizioni fosse la mia piccola peste.
Feci un passo avanti, posando una mano sulla spalla di Matteo, che mi guardò incredulo.
<<Anche se non posso perdonarti, almeno non subito, posso capirti>> iniziai, sotto lo sguardo stupito e rabbioso di Lu. <<Non sono arrabbiata, Matteo, né voglio vendetta; ti sei pentito e ce lo hai dimostrato. Mi basta questo>> lo rassicurai e lo vidi alzare la testa di scatto.
<<Cosa?! Sul serio non sei arrabbiata? Chiunque lo sarebbe, e a buone ragioni... sono io la causa, dopotutto...>>
Scossi la testa. <<Non importa di chi sia la colpa: è successo e basta; forse si poteva evitarlo, ma ormai ciò che è stato è stato, non possiamo fare nulla per cambiarlo. L'unica cosa che possiamo fare è accettarlo e andare avanti>>
Ora tutti e tre mi guardavano come se provenissi da un altro pianeta.
Mi voltai verso Zaryan, che aveva perso il suo solito sguardo minaccioso, e tesi cautamente la mano, pronta e ritirarla subito in caso avesse cercato di mordermi.
Lo stallone la fissò con diffidenza prima di avvicinare il muso e annusarla.
Non mostrava segni di aggressività, così mi arrischiai a ruotare il polso per farmi annusare il palmo.
Zaryan rimase immobile e mossi piano le dita per accarezzargli la guancia.
Il suo sguardo incrociò il mio è dentro vi lessi pentimento e una richiesta di perdono.
Scossi la testa, sorridendo leggermente. <<Non è a me che devi chiedere scusa, Zaryan. Devi chiedere scusa a Dorinne, ma soprattutto a te stesso>> mormorai e lui si scostò di scatto, rientrando nel box e dando le spalle alla porta.
Sospirai e tornai accanto a Luca, stringendogli la mano per rassicurarlo.
Matteo mi fissava, non sapendo come comportarsi, così parlai io: <<questa rivalità tra noi non porterà altro che guai. Perché allora non smetterla?>>
Il ragazzo fece una smorfia. <<Non puoi chiedermi tutto d'un tratto di diventare amici per la pelle come se non fosse mai successo niente>> sbottò incrociando le braccia.
<<Non pretendo certo questo>> gli concessi, inclinando il capo. <<Vorrei solo che ci parlassimo da persone civili, come stiamo facendo in questo momento...>>
Matteo ci pensò su. <<Sarà difficile lasciare da parte le divergenze ma... sì, credo che si possa fare>> sorrise appena. <<Diciamo che... faccio fatica a fidarmi delle persone>> confessò, ma lo bloccai.
<<Mi sembra normale: dopotutto, sia tu che Zaryan avete avuto un'infanzia difficile... è ovvio che vi serva tempo>>
Mi guardò. <<Come lo sapete?>> chiese.
Alzai le spalle con un piccolo sorriso. <<Rebecca, ieri pomeriggio, quando è venuta al maneggio, e Rob, ieri sera, dopo che sei tornato a casa ubriaco marcio>> risposi.
<<Rob, maledetto traditore>> mormorò, ma potei vedere l'ombra di un sorriso sul suo volto; doveva volergli molto bene.
<<E...>> feci poi <<per quanto riguarda Rebecca?>> chiesi con una piccola esitazione.
Matteo si finse indifferente. <<Rebecca cosa?>>
Alzai gli occhi al cielo e Luca emise un piccolo sbuffo, seguito da una risatina. <<Non fare il finto tonto, sappiamo che hai ascoltato tutto quando Reb ha detto di amarti>> lo accusò.
Matteo tornò improvvisamente serio. <<Lei non può amarmi, la sua è solo una stupida cotta, una maledetta ossessione per il cattivo ragazzo di turno>> ringhiò.
<<Una cotta che va avanti da molti anni, se non vado errato... piantala di cercare scuse>> lo fermò Luca. <<Il ragazzo ideale di Rebecca è tutt'altro che il cosiddetto "bad boy">>
<<E allora perché dovrebbe essere innamorata di me, che la tratto sempre da schifo?>>
<<Perché lei non può scegliere chi amare, Matteo>> risposi io. <<E la stessa cosa vale per te>>
Mi guardò, non capendo il senso delle mie parole. <<Cosa c'entro io?>>
<<Neanche tu puoi fare a meno di amarla; solo che devi ancora ammetterlo a te stesso>>
Il suo sguardo si fece duro. <<Ti sbagli, io non la amo; io non sono capace di amare!>>
<<E allora perché ieri sera ti sei ubriacato e sei andato da lei?! Apri gli occhi Matteo: sei innamorato, non puoi farci niente. E poi, cosa significa che non sei capace di amare? Chi a questo mondo ne è in grado? Ma sai almeno cosa significa amare?>> quasi gli urlai e lui scosse la testa, improvvisamente intimidito dalla mia furia. <<No, non lo so...>> mormorò.
<<Amare significa provare affetto e attrazione verso qualcuno, desiderare il suo bene e la sua felicità, anche se questo farà male a te, provare dolore quando soffre, essere felice quando ride, voler essere sempre al suo fianco, voler essere il motivo dei suoi sorrisi, voler essere sempre nei suoi pensieri... L'amore non si può spiegare, devi sentirlo dentro>> Feci una pausa ad effetto. <<Provi affetto nei confronti di Zaryan e Rob?>>
Annuì.
<<Ti senti bene quando sei con loro?>>
Annuì ancora.
<<E con Rebecca non provi le stesse sensazioni, solo amplificate all'infinito?>> conclusi abbassando la voce.
Matteo chiuse gli occhi e strinse i pugni, inspirando profondamente. <<Si... la amo...>>
Sorrisi e voltai il capo per cercare Rebecca con lo sguardo, trovandola ancora assieme alle gemelle, Sarah, Lisa e Sofia.
<<Va da lei>> gli dissi. <<Scusati per ieri sera e dille ciò che provi. Ha già sofferto abbastanza, e anche tu; smettetela di farvi del male stando separati. E non preoccuparti per quello che è successo ieri: lei capirà>>
Tenne gli occhi incollati alla ragazza per un tempo che mi parve eterno, poi sospirò e annuì. <<D'accordo>> disse deciso e si diresse verso il gruppetto.
Luca mi abbracciò da dietro, posando il mento sulla mia testa. <<Ti invidio, piccola... riesci sempre a controllarti, anche in situazione così gravi...>>
Sorrisi leggermente. <<Sai, avevi ragione stamattina...>> gli dissi. <<Forse non sa semplicemente come comportarsi...>>

Una Cavalla Difficile {Wattys2017}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora