Capitolo 44: "try everything"

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MODIFICATO

2 mesi dopo

Il veterinario controllò la zampa di Dorinne, ormai libera di ogni stecca o fasciatura, e provò a farla camminare, sempre toccando l'osso.
<<Prova a farla trottare>> mi disse. <<Voglio vedere come si comporta>>
Feci una piccola corsetta, tenendo la lunghina, e Dorinne, dopo una piccola esitazione, mi seguì.
<<Bene... ora galoppa>>
Schioccai la lingua e corsi più veloce, facendola partire al galoppo.
<<D'accordo, può bastare. Avvicinala>> disse e la portai davanti all'uomo, che tastò ancora la zampa. Dopo qualche secondo si tirò su soddisfatto.
<<Quindi?>> chiesi ansiosa. <<Come sta?>>
Il veterinario sorrise. <<La tua cavalla sta benone; sono molto soddisfatto del modo in cui si è risaldato l'osso, non avrei mai sperato fino a questo punto>> annunciò, facendo spuntare a tutti un sorriso di gioia, e abbracciai il collo della mia piccola peste.
<<Sia ringraziato il cielo! Tornerà a saltare?>>
L'uomo inclinò la testa. <<Vorrei farle una radiografia, prima che ricominci a montarla, ma posso dirti con certezza che con ostacoli bassi non avrà problemi. Sono meno sicuro invece quando gli ostacoli cominciano ad alzarsi... ti consiglierei di non farla saltare più di 1.10 m o 1.15 m. Dopo la radiografia ti dirò con precisione>>
Storsi leggermente le labbra; non era esattamente quello che avrei desiderato sentire, ma mi rendevo conto che già il fatto che Dorinne potesse tornare a saltare ostacoli bassi era un miracolo: raramente cavalli che avevano subito una frattura ad una zampa riuscivano a galoppare come prima, figurarsi tornare quelli di sempre e compiere grandi sforzi.
L'unico cavallo nella storia che conoscevo che era tornato a gareggiare dopo un infortunio alla zampa era Seabiscuit, un cavallo da corsa americano degli anni 30-40. Era stato considerato un autentico miracolo.
Dorinne stava bene, si muoveva con tranquillità e poteva saltare: era molto più di quanto avessi mai potuto sperare.
<<La ringrazio>> rivolsi un cenno del capo al veterinario, che fece lo stesso. <<È il mio lavoro; sono felice per te. Per la radiografia... vorrei farla entro questa settimana, in modo tale che dalla prossima potrai ricominciare a muoverla e montarla>>
Acconsentii. <<Va bene, quando è possibile per lei?>>
Gli occhi dell'uomo guizzarono tra me e Mauro, appoggiato allo steccato assieme a Luca e ai miei amici. <<Domani andrebbe bene?>>
Guardai il mio istruttore, che annuì. Mi rivolsi nuovamente verso il veterinario. <<Domani sia>>

~

<<Forza, tornate!>> ci incitò Mauro dopo aver alzato un po' il verticale.
Feci una carezza a Dorinne per incoraggiarla e la spronai al galoppo. Arrivammo davanti al piccolo ostacolo di appena una settantina di centimetri e saltò; dopo qualche falcata la rimisi al passo, accarezzandole il collo.
Mauro alzò ancora. <<Brave, tornate di nuovo>>
Nell'angolo riprendemmo il galoppo per saltare ancora.
Eccoci qua, di nuovo insieme, di nuovo due anime intrecciate nell'ebrezza del vento e della velocità. Non avevamo mollato, non ci eravamo arrese ed eravamo tornate. Ora però bisognava continuare a crederci, non rallentare, non potevamo permetterci di allentare il ritmo o sarebbe stato tutto inutile. Il veterinario era stato chiaro: se riprendevamo a lavorare non dovevamo poi lasciarla a riposo per troppo tempo. La radiografia era andata per il meglio, ancora meglio di quando si aspettasse il veterinario, che aveva stabilito che Dorinne poteva tranquillamente tornare a saltare, ma dovevamo fermarci dopo una certa altezza, cioè all'incirca 1.30 m, ma ci aveva esplicitamente vietato percorsi tanto alti: ostacoli singoli si, gabbie okay, diritture, spezzate e girate va bene, ma niente percorsi. Solo ed esclusivamente percorsi di un metro, massimo 1.10 m. A noi andava più che bene: potevamo volare ancora, non allo stesso livello di prima, certo, ma insieme, sempre e per sempre.
Saltammo e di nuovo passo. E andammo avanti così, un salto dopo l'altro, sempre più in alto, sempre più vicine al cielo, mentre tutti, Luca, Sofia, Rebecca, Giaki, Matteo, mamma e papà, Federica e Francesca, Sarah, Laura e Jessica (queste ultime ormai facevano parte della nostra grande famiglia) ci guardavano commossi.
Dopo un verticale di 1.10 m Mauro sorrise. <<Bravissime; fai un giro completo al passo, permettile di recuperare un po', poi ricominciamo a saltare>>
Annuii e mi stesi sul collo leggermente sudato di Dorinne, accarezzandola dolcemente. <<Siamo tornate, piccola peste... niente ci può fermare: né le coliche, né una frattura... niente. Noi siamo più forti di tutto ciò che il destino ci manderà contro>> le sussurrai lasciandole un bacio nella criniera lunga e irregolare, dato che non la tagliavamo da un po'.
Dorinne mi rispose con un breve ed incerto nitrito che mi fece raddrizzare la schiena e scrutarla interrogativa. Era strana quel giorno; c'era qualcosa che non andava.
<<Va tutto bene, piccola peste?>> sussurrai, non ottenendo in risposta neanche un nitrito o un movimento del capo.
Aggrottai le sopracciglia e mi chinai, sfiorando con le dita la zampa sinistra, quella che aveva subito la frattura. <<Dorinne ti fa male? Se è così devi farmelo capire e ci fermiamo subito, intesi?>>
Un debole sbuffo, nient'altro.
<<Dorinne>> la chiamai seria. <<Ti fa male o no?>>
Scrollò il capo e la interpretai come una negazione.
<<E allora cosa c'è che non va?>>
Di nuovo scosse la testa.
Sbuffai; non me la raccontava giusta.
<<Pronte?>> chiese Mauro.
Esitai un istante, guardando la cavalla sotto di me, preoccupata. <<Pronte>> dissi. Strinsi le gambe e Dorinne alzò la testa, partendo al galoppo pochi istanti dopo. Le diedi un paio di colpi di tallone per farla avanzare e lei aumentò la falcata. Aggrottai le sopracciglia: era più scattosa del solito.
"Ma che diamine le prende oggi?" mi chiesi; non era da lei comportarsi in quel modo.
La portai davanti al salto, alto circa 1.15 m, e la sentii tremare violentemente.
"Ma cos..."
Non feci neanche in tempo a terminare il pensiero che Dorinne si impennò improvvisamente, si bloccò e sgroppò.
Mi sentii volare via dalla sella e sbattere contro qualcosa di duro e freddo. Il dolore si propagò e tutto si fece nero.

Una Cavalla Difficile {Wattys2017}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora