Capitolo 4. -J

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Sono le otto in punto e non sto saltando di gioia.
Ovviamente.
Sospiro, allacciandomi l'ultimo bottone della camicia e sistemandomi il colletto.

Esco dalla mia stanza e Sarah, la mia sorellina, mi vede, dall'interno della sua camera. "Dove vai?" mi chiede, curiosa. Papà e Sarah hanno un tipo diverso di rapporto. Si vedono quasi quotidianamente, lui la porta al parco, le fa dei regali e tutte queste cose da finto riccone. Odio il fatto che faccia parte della sua vita, ma purtroppo anche lei è legata a lui. Ha il diritto di vederlo e quando crescerà si farà la propria opinione. C'è una piccola, minuscola probabilità che lui possa cambiare e diventare il padre perfetto per Sarah. Lo spero per lei, ma non mi illudo. Con Tess sicuramente ha un bell'aiuto ma sono convinto che, dentro di lui, rimarrà lo stronzo, falso ed egoista di sempre.

Sorrido a Sarah. "Come, non ti ricordi? Vado nella tana del lupo cattivo, come ogni venerdì".

Lei rotea gli occhi. "Papà non è il lupo cattivo" mi corregge, facendomi intenerire. Se solo sapesse...
Entro un secondo in camera sua, per lasciarle un bacio tra i capelli. Lei mi sorride e poi riprende a colorare con i pastelli. "Non fare tardi" le dico, uscendo.

"Nemmeno tu!" mi risponde e io rido.

Scendo le scale, per ritrovarmi in salotto. Recuperando le chiavi e il giubbotto, incrocio lo sguardo di mia madre, seduta sul divano, che guarda un canale di cucina in tv.

Mi guarda per meno di un secondo, prima di tornare sullo schermo. "Salutamelo" mi dice, freddamente.

"Sì, tranquilla". Non lo farò. So che quello è il suo modo per togliersi il peso dalla coscienza. Ma so anche, che non vuole nessun tipo di contatto con lui, nemmeno dei saluti inviati, come quello. È complicato, ma da quando lo fa, sembra stare meglio.
Esco di casa e salgo in macchina.

-

Il luogo in cui abita mio padre è nulla di che, un loft in centro che si è comprato con gli ultimi soldi in banca. Grazie a Tess, comunque, ha persino un'aria accogliente, per quanto tutti i mobili siano rigorosamente in stile moderno senza neanche un briciolo di fantasia. Suono il campanello e sospiro, aspettando pazientemente.

Ad aprirmi è Tess con il suo solito sorriso contagioso. "Oh, Jamie! Sembra che sia passato un anno da venerdì scorso!".

Io le ricambio il sorriso abbracciandola calorosamente. "Ti sembrerà sempre meno, vedrai! Oppure sempre di più, di solito sono uno che si fa desiderare."

Lei scoppia a ridere dandomi un piccolo schiaffo sul braccio. "Idiota! Solo ora mi rendo conto che non mi sei mancato affatto!"

"Beh, allora tolgo il disturbo..."

Mi guarda, con aria di sfida. "Ma certo, fai pure, sappi che il mio purè di patate non si offenderà se lo lasci tutto a noi!"

Non riesco a resistere alla cucina di Tess, che è decisamente migliore di quella di mia madre. Per quanto io non trovi gusto in quello che mangio, Tess è sempre brava a farmi cambiare idea. Così alzo gli occhi al cielo. "Solo per il purè allora!"

Lei mi sorride e mi guida in cucina, anche se so benissimo dove si trova. Sorprendo mio padre a sfornare il pollo e guardo Tess, confuso. "Si è impegnato anche lui oggi" mi dice. "Ha detto che voleva aiutarmi in cucina... non è dolce?"

Io faccio di sì con la testa, sforzando un sorriso, mentre nella mia testa penso che sia solo un brutto bastardo egoista figlio di...

"James! Sei arrivato finalmente! Siediti, siediti che è pronto!"

Tess mi strizza l'occhio e faccio come mi dice mio padre, sedendomi a tavola. "Che profumino..." dico, sincero.

Cominciamo a mangiare e piano piano gli argomenti per parlare finiscono, creando un silenzio imbarazzante e decisamente fastidioso. Infine papà fa la domanda fatale. "Allora, Jamie, come va all'accademia?"

Annuisco, addentando una coscia di pollo. "Bene. Tra un po' ho quel colloquio con quel fotografo di cui ti avevo parlato e... sono nervoso."

Mio padre alza le spalle, rivolgendomi un occhiolino. "Ah, io non mi preoccuperei, sei così bravo che sicuramente andrai alla grande."

Mi acciglio, guardando il piatto sotto il mio naso. "Sì, ma non esagerare, non sono poi così bravo" gli ricordo. Odio quando fa il lecchino.

Tess sbuffa divertita. "Il solito modesto. Hai finito, caro? Così passiamo al dolce".

Mio padre annuisce lasciando che lei gli tolga il piatto. "Non preoccuparti, ti prenderebbe chiunque. Insomma, sei mio figlio!"

Vorrei tanto rispondergli: non rimetterai le cose a posto cercando di entrare nelle mie grazie, ma a uno sguardo di Tess mi calmo e annuisco. In fondo, non mi vedrà mai più come suo figlio e basta, ma come il figlio che deve riconquistare.

È successo tutto qualche anno fa, quando la sua attività stava andando male, i soldi non c'erano più e litigava sempre con mia madre, proprio per questo. Io facevo ancora il liceo e non mi interessavano i suoi problemi, cercavo solo di distrarre Sarah mentre al piano di sotto i miei strillavano in continuazione. Poi si è scoperta la realtà. Non avevo mai avuto un bel rapporto con mio padre, perché era troppo severo e non mi diceva mai quello che volevo sentirmi dire, ma dopotutto mi ero abituato. Ma a quella notizia, l'ho odiato profondamente: aveva speso tutti i soldi della sua società nel gioco. E ora che si trovava a chiudere, non sapeva più come fare. Mia madre si è arrabbiata a tal punto da chiedere il divorzio: lei è sempre stata una donna che lavora mattina e sera senza mai stancarsi e che non dice mai no ai figli, anche senza i soldi per comprare quello che chiedono. Mio padre, invece, posso tranquillamente dire che non se n'è mai preoccupato.

Così, adesso, eccomi qua... di fronte a lui. Penso che Tess sia la miglior cosa che potesse capitargli, ma Tess potrebbe essere la miglior cosa per chiunque, a mio avviso. Non sono ancora convinto che lui sia veramente innamorato di lei, ma chissà come e in quale modo, Tess lo adora. Non si rende conto di quanto sia fortunato. Qualunque uomo dovrebbe sentirsi onorato ad averla al suo fianco, ma mio padre non è di certo uno di quelli che ci fa caso.

Alle dieci li saluto entrambi per recarmi nello studio di registrazione della radio. Mentre guido non posso smettere di pensare al fatto che forse, ma dico forse, sto diventando come lui, con le donne. Chiunque mi si avvicini la scanso. C'è qualcosa che non va in me? O è solo un brutto gene di famiglia?

Lo odio.
Mi odio.

non lasciarmi vincereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora