"Allora, tu passi in copisteria e rileghi la tesi, io faccio scorta di caffeina e controllo la situazione al quartier generale. Roger?" mi chiede un Cam ansioso dall'altra parte del telefono.
Io, una borsa pesantissima appesa ad una spalla, uno scatolone con i fogli della tesi tra le mani e il telefono incastrato tra l'orecchio e la spalla, rispondo: "Roger. Sperando che ci siano copisterie aperte di sabato mattina alle otto" commento, abbastanza nervoso, mentre attraverso sulle strisce, correndo e superando anche a spallate le persone che ancora devono finire di svegliarsi.
Per me il risveglio oggi non è stato un problema: sono rimasto sveglio tutta la notte a casa di Cam per finire la tesi. Che sì, è un progetto di coppia. Siamo stati tutta la notte a modificare le foto al computer e a bere caffè come fosse acqua. Nonostante quello, lotto ancora contro le mie palpebre che vogliono chiudersi a tutti i costi.
"Abbi fede, compagno. Sono sicuro che riusciremo ad uscirne sani e salvi. In caso contrario, è stato un onore combattere al tuo fianco".
"D'accordo, ma tu smettila di parlare in questo modo" lo rimbecco, con un sospiro.
"Si chiama allegerire la tensione, amico. Muovi quel culo, qui sono già arrivati tutti".
"Non mettermi ansia, Cam!" sbotto, infastidito. "Siamo i quinti, abbiamo tutto il tempo".
"Il tempo è relativo".
"Vaffanculo, Cam" dico, freddo e pungente, togliendo una mano da sotto lo scatolone per attaccargli in faccia.
Corro, facendo sempre attenzione alle preziosissime cose che trasporto fino ad arrivare davanti alla copisteria che, indovinate? E' chiusa.
"PERCHÉ?" impreco, senza preoccuparmi del volume della mia voce. "PERCHÉ DIO, A ME?".
Senza sprecare ulteriore fiato, svolto a destra, diretto alla seconda copisteria. Spiaccico il viso contro il vetro e intravedo delle figure umane muoversi all'interno. "Aprite!" dico, cercando di forzare la porta chiusa a chiave. "Vi prego, è questione di vita o di morte!".
Un uomo sulla sessantina si avvicina alla porta, e comincio a scusarmi con Dio per aver mal riposto la mia fede, quando il signore mi indica il cartello appeso alla porta. Aprono alle nove. Mi rimangio tutto, Dio.
"Oh, andiamo!" urlo, per farmi sentire. "Mi devo laureare, oggi!".
Lui si stringe nelle spalle, lasciandomi solo al mio destino. Il mio telefono squilla ancora, e con qualche altra imprecazione, lo prendo dalla tasca. "COSA VUOI, CAM?" sbraito ancora una volta, mentre mi incammino cercando di fare mente locale, per dirigermi verso un'altra copisteria.
"Te lo dirò una volta sola e con molta calma e non lo ripeterò" annuncia lui, repentorio. "NON HO LA MINIMA IDEA DI DOVE SIANO FINITI I QUATTRO GRUPPI PRIMA DI NOI, FATTO STA CHE NON CI SONO E ORA STANNO ASPETTANDO TE, JAMES". Meno male che aveva detto "con calma".
"COSA?!" urlo a pieni polmoni, mentre sento il mio cuore abbandonarmi per un microsecondo, per poi recuperarlo, pompando violentemente nella mia cassa toracica. "TI PREGO DIMMI CHE SEI UN COGLIONE ED È UNO SCHERZO".
"Sono un coglione, ma non è uno scherzo" mi corregge.
Ok, penso che stia arrivando un attacco di panico.
"Dimmi che sei riuscito a rilegare la tesi" mi prega.
"NO, NON CI SONO RIUSCITO, CAMERON" gli riferisco, irritato. "Senti, peggio per loro" dico, mentre la ragione comincia piano piano a tornare. "Noi sapevamo che eravamo i quinti, non è colpa nostra se questi STRONZI non si sono presentati. Quindi, ora aspettano il tempo necessario affinché la tesi sia pronta. Roger?" chiedo, fingendomi calmo e sotto controllo.
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non lasciarmi vincere
Romance(CONCLUSA) Questo libro parla di una storia, e a me piace pensare che sia vera. Una come tante. Una tra un milione. Questo libro parla di una storia, una storia di sogni. Loro sono i veri protagonisti, qui. Quelli che danno alla vita un senso, ch...