Capitolo 12. -J

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I compleanni di mia sorella Sarah sono sempre stati una gran confusione. Bambini che corrono ovunque gridando e ridendo a squarciagola, adulti che mangiano più dei bambini e gli animatori così sudati ed esausti che a fine serata quasi non si reggono in piedi. Non hanno di che lamentarsi, dopotutto il cibo è gratis anche per loro.

Quello che rende tutto ciò sopportabile è vedere mia sorella felice. Adora le feste di compleanno, che siano le sue o di qualcun altro le è indifferente. Le persone di cui mi devo preoccupare sono però molto più grandi di Sarah e molto più stupide. Ovviamente mi riferisco ai miei genitori.

Dopo aver spazzolato un panino al volo, mi dirigo verso papà e Tess che stanno discutendo animatamente con i genitori di qualche amico di Sarah.

Una signora abbastanza -molto- in carne sta sorridendo cordialmente a mio padre. "Sarah è davvero una bambina eccezionale! Alcune volte resta da me, sai, è bello vedere che gioca così piacevolmente con i miei figli! Sappi che è sempre la benvenuta, se vuole venire!".

"Grazie, Martha, te ne sono grato. Sono sicuro che a Sarah piaccia molto giocare con i tuoi bambini, sono così vivaci!" risponde mio padre, con un sorriso.

"Beh, a cinque, sei anni che cosa si pretende da dei bambini?". Risata di gruppo a cui non riesco a trovare spiegazione.

Poi vedo Tess prendere coraggio e presentarsi. "Sì, è vero. Se non si è vivaci da bambini, quando allora? Piacere comunque, mi chiamo Tess".

La signora che mio padre ha chiamato Martha stringe la mano di Tess con un sorriso amichevole. "Piacere! Ti ho vista qualche volta venire a prendere Sarah a scuola! Sarà molto affezionata a te!".

Tess arrossisce, modestamente. "Beh, giochiamo sempre insieme e penso che questo sia importante per lei". Tess sposta lo sguardo e mi nota. "James!".

Dannazione, Tess. Non potevi restare zitta?
Con un sorriso finto mi avvicino al gruppo degli adulti noiosi, con le mani nelle tasche dei jeans. "Ciao Tess, ciao papà". Poi stringo la mano agli altri due e mi presento.

Martha mi squadra, con orgoglio, come se fossi suo nipote. "Oh, devi proprio essere un bravo fratello, non è vero? Sarah è davvero fortunata ad averti".

Tra quanto esattamente finirà quest'inferno? "Beh, sì, ci vogliamo bene, tra fratelli è normale" rispondo, stringendomi nelle spalle.

Lei scoppia a ridere come se avessi appena raccontato una divertentissima barzelletta."Sì, sì è vero!".

Colgo l'occasione di quella breve frase per dileguarmi. "Bene, è stato un piacere, ma sembra che mia madre mi stia chiamando". Con un ultimo sorriso, giro le spalle, camminando per la palude dei festoni, le aguzze vette dei cappellini da festa e facendo zig zag tra i pericolosissimi e indistruttibili... amici di mia sorella. Mi affaccio in cucina, dove mamma sta togliendo la torta dal frigo.

"Mamma, dovrei parlarti..."

Lei si volta per un attimo verso di me, per poi prendere un numero notevole di piatti. "Ti sembra questo il momento? Non mi interessa se hai messo incinta qualcuna delle tue, sono già nervosa di mio!"

Resto a bocca aperta. Cosa ha appena detto? "Ma che... Non ho messo incinta nessuno!" Vero...? "È una questione totalmente diversa!".

"Sì, beh ma può aspettare, no?" mi chiede, mentre mette accuratamente sei candeline intorno alla torta, accendendole una ad una.

"Veramente..." comincio, cercando di obiettare, ma lei mi interrompe.

"Perfetto. Tieni, porta la torta di là". Poi, sbrigativa, si mette a cercare bevande analcoliche in frigo.

Ancora una volta mia madre mi lascia sbigottito. Sospiro. In effetti, può aspettare. Non è nulla di che... Solo la mia Accademia che ha organizzato un viaggio a Parigi. Sì, dai. Può aspettare, non è tutta la vita che aspetto questo momento, dopotutto.
Sospiro, voltandomi verso il tavolo in salotto, l'unico posto libero dove mettere la torta.

"Ecco la torta per Sarah!" urlo per sovrastare il chiasso dei bambini, che dopo avermi udito, saltano di gioia, soprattutto Sarah.

"Che bello!" urla, se possibile più di me. "Voglio mangiarla tutta!".

"Certo, così poi ti senti male" la rimprovero, poggiando la torta sul tavolo. Lei mi segue e si mette seduta sulla sedia, ammirandola dall'alto. Poi guarda di nuovo me, regalandomi un sorriso a trentadue denti... mi correggo, trentuno: l'ultimo le è caduto proprio ieri, lasciando uno spazio enorme sugli incisivi. Rido, pensando a lei tra qualche anno, che rivede le foto di questo compleanno, con una sé stessa sdentata. Per adesso non le importa, continua ad esultare per la stampa della torta. C'è la faccia di Violetta sopra. Violetta, quella magrolina della Disney, quella con cui è andata in fissa mia sorella e nonostante questo prego qualcuno che non mi chieda mai di andare al concerto.

Il resto del compleanno non è del tutto insopportabile, ma quando se ne vanno tutti via, ormai con la notte già calata, non posso fare a meno di tirare un sospiro di sollievo.

Sarah dorme sul divano col dito in bocca. A sei anni non dovrebbe farlo, ma si addormenta solo così. La prendo in braccio e lei si lamenta.

"Per la mia piccola principessa è ora di fare la nanna" le sussurro dolcemente.

"Ma non sono stanca..." biascica, impastata di sonno.

Rido appena mentre salgo le scale e apro la porta della sua camera con le spalle. Le tolgo il vestitino e le infilo il pigiama. È come vestire una bambola, dato che dorme in piedi. La aiuto poi ad infilarsi sotto le coperte e lei si addormenta prima che riesca a darle la buonanotte.

Scendo giù di corsa e vedo che sono rimasti solo mamma, papà e Tess. Bene, colgo l'occasione di dire del viaggio a tutti.

"Mamma, papà, Tess..." esclamo, rompendo il silenzio imbarazzante che si era creato.

"Ciao, James" mi saluta mio padre.

"Ho una cosa importante da dirvi" comincio, mentre loro mi fissano aspettando che io continui. "La mia Accademia ha organizzato uno stage di studio a Parigi per una settimana e io, grazie alla mia media, sono stato scelto per partire. Quindi... Beh, è tutto in realtà" concludo, nervoso dalle loro espression sbigottite.

"Oh, James, ma è meraviglioso!" esclama Tess, felice.

"È un'ottima occasione, sono fiero di te" aggiunge mio padre, con un gran sorriso.

Guardo per ultimo mia madre per sentire la sua risposta. Lei guarda con la coda dell'occhio mio padre, poi mi sorride. "Certo, James, vai. Sono sicura che ti divertirai. Ma saluta Sarah e per bene. Non la prenderà bene".

Dannazione, è vero. "Già... mi preparerò il discorso allora".

Subito dopo mio padre e Tess si dileguano, lasciando da soli me e mia madre.

"Visto? E anche quest'anno è andata" le faccio notare, mentre ci accasciamo insieme sul divano coperto di carte da regalo e festoni.

Con la coda dell'occhio vedo mia madre annuire. "Anche quest'anno è andata".

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Ciao a tutti!
Mi dispiace enormemente se in questi giorni sono sparita! Non so neanche più da quanti giorni non pubblico un capitolo! Mi odio LOL.
Ho appena finito di scriverlo e mi metto subito a scrivere l'altro, così magari recupero!

Con affetto, 
Mars :3



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