Capitolo 29. -M

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Il sole è solo nel cielo e spacca le pietre, ma nonostante questo fa freddissimo. Mentre cammino per prendere la mia solita fermata dell'autobus, mi metto a pensare all'accaduto di circa due settimane fa. Subito dopo aver svoltato l'angolo, Leo ha urlato come una cornacchia... sicuramente l'avrà sentito anche lui.

"E' lui?" mi ha chiesto, e io ho annuito. "Oh cielo, è carino!".

"Io dico che ci devi uscire" mi ha detto Agatha e io l'ho guardata male. Proprio lei parla, che non riesce a spiccicare parola con i camerieri.

"Agatha ha ragione!" ha esclamato poi Leo. "Devi chiederglielo. Ho visto come ti guarda, ti dirà di sì".

Ripensandoci adesso tutto ciò mi sembra assurdo, ma... Al diavolo, lo faccio. Tanto mi sto dirigendo verso la solita fermata dell'autobus, quindi lo incontrerò, e se lo incontrerò glielo chiederò. Stringo una finta mano con una me stessa immaginaria, nella mia mente, così da non poter sfuggire. Lo. Devo. Fare. Anche se quelle stessa me che ha stretto la mano sa benissimo che le probabilità di incontrarlo sono minime.

E invece, mentre mi avvicino sempre di più alla fermata, riconosco una figura longilinea, con una tracolla sulle spalle e le cuffie nelle orecchie. Porca paletta. OK, devo provarci almeno.

"Ciao" gli dico, sorridendo. Lui alza gli occhi dal telefonino e dopo avermi riconosciuto, sorride e ricambia il saluto. Bene. Ho perso la voce. Forza... MEL. "Ehm... mi stavo chiedendo...". Lui si acciglia per farmi continuare, ma non ce la faccio. Rimango a guardarlo per alcuni secondi, ma non posso lasciare la frase a metà. "Chi fosse il tuo amico, l'altro giorno". Il suo viso si oscura subito. -Ecco, brava Mel! Non avresti saputo fare di meglio! Di tutte le cose che potevi chiedergli, quella?!-. La mia vocina interiore minaccia di farci suicidare mentre lui mi risponde: "Perché chiedi di lui?".

"Ehm... " faccio, sotto un suo sguardo tra il sospettoso e l'arrabbiato. Cosa rispondo?! "Interessa al mio amico Leo...".

Lui mi fissa per un secondo poi scoppia a ridere. "Mi dispiace per il tuo amico, ma Cam è interessato, anzi direi ossessionato dalle ragazze, quindi...".

"Oh" dico, sospirando mentalmente di sollievo. Speravo fosse etero così da non creare nessun tipo di fraintendimento. Restiamo in silenzio, ma ormai l'occasione mi è sfuggita di mano. Me la sono lasciata scappare, ma almeno ho avuto l'astuzia di riparare.

"Senti, ti volevo chiedere una cosa" mi fa lui, torturando il filo delle cuffiette.

"Dimmi pure" rispondo, indecisa se guardare il filo che sta soffrendo o i suoi occhi. Ovviamente vincono gli occhi.

"C'è una band che suona vicino al centro stasera" comincia.

"E?" chiedo, senza capire.

"Beh, non so... ti piace ascoltare musica dal vivo?".

"Sì, molto". Dove vuole arrivare?

"Perfetto" risponde lui, felice.

Io lo guardo, confusa. "Scusa, ma perfetto cosa?".

"Vieni con me" dice lui, alzando le spalle.

Oh.

Mio.

Dio.

Mi ha chiesto di uscire? L'ha fatto davvero? Insomma, a me? Ma è un sogno, sto vivendo la realtà? Come mi chiamo, dove sono, come faccio a respirare?!

"Non ti va?" mi chiede lui, vedendo la mia espressione, probabilmente da ebete.

"Certo che mi va!" esclamo, forse un po' troppo entusiasta. Ma lui ride, indicandomi un autobus.

"E' il tuo" mi dice. "E stai attenta a non cadere".

Lo guardo male, ma lui mi sorride... strano. "A stasera" mi dice, mentre le porte dell'autobus si chiudono. La sua figura si allontana sempre di più e io rimango a guardare fuori, con la testa completamente vuota.

Poi realizzo. USCIRO' CON LUI! Non resisto, e mi metto a saltellare sul posto, ridendo come una scema. L'intero autobus si volta e mi guarda. Io sorrido a tutti, scusandomi. Ritornano al loro posto, mentre io mi tengo una mano sulla bocca per cercare di non scoppiare a ridere di nuovo.

Il pomeriggio ho raccontato tutto a Leo e Agatha, che ora sono in webcam, aiutandomi a decidere cosa mettere.

"Vestito?" chiedo, tirandone fuori uno nero.

"NO!" grida Leo. "Fascia quel culo con dei jeans!".

"Mai troppo eleganti al primo appuntamento" dice Agatha, imitando la voce del fratello.

"Beh, bella roba" commento, lanciando un po' di magliette sul letto. "Ma sopra che mi metto?".

"Mmh..." fa Leo, mentre io continuo a cercare nel mio armadio. -Oh, ecco dove erano le parigine-, penso piegandole.

"Allora, o un maglione figo, oppure una maglietta e ti muori di freddo" propone infine.

Tiro fuori un maglione largo, a righe blu e bianche che sembra una specie di poncho e poi prendo un paio di scarpe con un piccolo tacco di color caramello. "Va bene?" dico, mettendomi la stampella del maglione all'altezza delle spalle, per farlo vedere.

"Brava la mia ragazza".

Sorrido, sollevata. "Grazie, Leo".

"Mi raccomando, non troppo trucco, né rossetto, è anti-bacio. E poi per tua fortuna hai già le labbra rosse, ti odio. Ok, buona fortuna, stronza! Facci sapere appena torni a casa, non importa l'ora!".

Annuisco e li saluto, chiudendo la chiamata. Mi trucco poco, come da ordini, e mi sistemo i capelli, facendo qualche boccolo. Prendo la borsa e ci metto dentro le cose necessarie, quando suonano il campanello. Il mio cuore perde un battito, facendomi sussultare e la borsa mi cade dalle mani. Mi affaccio alla finestra per vedere se è lui e sì. E' lui.

Scendo le scale di corsa e mi sistemo i capelli, portandoli sulle spalle, prima di aprire. Quando apro la porta, la prima cosa che penso è che tutto questo è troppo per me. Insomma ritrovarsi uno alto, moro, occhi chiari, che ti sorride (e che sorriso) e con cui stai per uscire insieme non è per me. Non sono stata così brava quest'anno, eppure Babbo Natale ha deciso di farmi il regalo in ritardo.

"Sai" dice, ridendo. "Mi sono dimenticato di chiederti il numero".


non lasciarmi vincereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora