"Tesoruccio!"
La voce di mia madre dal piano di sotto mi fa sobbalzare.
"Sì?" urlo in risposta.
"È pronta la cena, pasticcino!"
Sospiro. I miei cento manichini mi guardano e mi giudicano. Sembrano dirmi: ancora non gliel'hai detto?
"No!" esclamo ad alta voce. "Ancora non gliel'ho detto! Quelli mi sbattono fuori di casa se glielo vado a dire!"Per cinque secondi rimango in silenzio guardando fuori dalla finestra. Poi realizzo di aver appena parlato con i miei disegni. Mi copro la faccia con le mani pensando che ormai il mio livello di pazzia sia arrivato alle stelle. Sto decisamente impazzendo e per questo... Basta. Devo dirglielo, meglio tardi che mai.
Mi alzo di scatto dalla scrivania, spegnendo la lampada da studio e esco, per poi scendere le scale di corsa.
La tavola è già pronta, con la cena nei piatti e lo sguardo dei miei fisso su di me."Fiorellino, tutto bene?" mi chiede mia madre, con un'espressione preoccupata in viso, dopo essersi scambiata un'occhiata veloce con mio padre.
Fiorellino? Ogni giorno si inventa un nomignolo diverso? Perché non può semplicemente chiamarmi Mel? Giusto, perché è mia madre ed è fatta così.
"Sì" rispondo, cercando di non sembrare troppo ansiosa. Mi siedo, osservando il cibo, il più sano in circolazione. "Questo hamburger non è di carne vero?".
"Tesoro!" esclama mia madre portandosi una mano al cuore. "Certo che no! Non siamo assassini!".
Puah, assassini. Ci manca veramente poco e diventiamo vegani. E se è così io mi trasferisco. Io non mangio la carne semplicemente perché non mi piace, anche se sospetto che mamma me l'abbia cucinata da schifo apposta, tanto tempo fa, per non farmela mangiare. Che cara.
"Mel, cara" mi chiama mio padre. "Sei sicura di stare bene?".
Sospiro, ancora. È arrivato il momento. "È che... devo dirvi una cosa da un sacco di tempo e non so come dirvelo...".
Mia madre si copre la faccia con le mani. "Non dirmi che non sei più vegetariana! Oh, ti prego, pasticcino, il mio cuore non reggerebbe".
Alzo gli occhi al cielo. "No, mamma tranquilla, non mangio carne..."
Mio padre corruga la fronte, indicandomi con un forchetta. "Allora sei incinta? Sappi che lo vado a pestare quel figlio...".
Rido appena. "No, no papà stai tranquillo...".
"Ah ci sono!" esclama mia madre con un sorriso a trentadue denti. "Sei lesbica! Oh, tesoro sappi che a noi non importa un fico secco, basta che ce la presenti questa ragazza eh... Oh cielo, non dirmi che è Agatha!".
Spalanco la bocca a quella deduzione a dir poco assurda di mia madre e dopo qualche secondo sono in grado di replicare. "Santo Dio, NO!"
Lei si stringe nelle spalle. "Beh, perché non è mica brutta come ragazza, solo che è etero, tesoro... almeno penso...".
Mi porto gli indici alle tempie. "MAMMA!"
"Che c'è?" mi chiede, sobbalzando appena.
"STAI ZITTA E FAMMI PARLARE."
Mia madre rivolge uno sguardo a mio padre, che annuisce dandomi ragione. "Beh, allora parla".
Ci provo, ma le parole mi muoiono in gola. "Io... io... voglio... voglio fare..."
"La prostituta?" mi suggerisce mio padre preoccupato.
Cristo santo, ma cos'hanno stasera?! "NO!".
Mio padre rilassa le spalle. "Oh, meno male...".
Sbatto un pugno sul tavolo, facendoli sussultare. "Voglio studiare moda! Ok? Smettetela con tutte queste fesserie! Non voglio venire a lavorare nella vostra azienda e tanto meno ereditarla; voglio studiare moda, disegnare vestiti, cucirli... ho già così tante idee, ma per nulla al mondo verrò a lavorare con voi, non mi piace!" Riprendo fiato e li guardo.
Sono rimasti a bocca aperta e mi guardano come se fossi un'aliena.
Ecco, lo sapevo. Non dovevo dirlo. Abbasso lo sguardo, con il groppo alla gola. Poi, un suono arriva alle mie orecchie e quasi stento a crederci. I miei stanno ridendo a crepapelle."Oh, cielo tesoro!" esclama mia madre, dopo aver ripreso fiato, con una mano sulla pancia. "Che spavento! Pensavo fosse chissà cosa! Certo che puoi studiare moda, sai a noi che ci cambia se vieni a lavorare nell'azienda o no. Se ti piace moda, fai moda!". Scoppia nuovamente a ridere, nel vedere la faccia di mio padre.
Lui aggiunge: "Ma poi, col cavolo che la lascio a te l'azienda! Al solo pensiero mi metto le mani nei capelli, finirebbe in rovina!".
"Grazie papà..." gli rispondo io, ma in realtà ho un sorriso in viso e il cuore che mi batte forte.
Mi accarezza una guancia, con un sorriso dolce. "Sto scherzando, bimba".
Così mi alzo e li abbraccio a tutti e due. "Grazie, grazie, grazie!".
"Era davvero questo che ti preoccupava?" mi chiede mia mamma. Io annuisco. "Ma pensa! Mai lo avrei immaginato".
Sorrido mentre delle lacrime di gioia mi escono dagli occhi per l'emozione, ringraziando il destino di avermi donato due genitori così... beh, non c'è una parola per descriverli, ma sono fantastici.
Per il resto della cena non faccio che ridere e scherzare con i miei, sentendomi talmente leggera da poter fluttuare. Mi sono tolta un peso così pesante, non ce la facevo più a portarlo. A fine cena corro su in camera e la prima persona che chiamo è Leo."Oi, Mel".
"Leo! Metti il viva-voce così sente anche Agatha!" esclamo, mentre mi metto seduta sul letto a gambe incrociate.
"Ok, aspetta". Passano due secondi e poi sento di nuovo Leo: "Fatto".
"Mi sentite?".
"Sì" dicono in coro, per farmi parlare.
Chiudo gli occhi, sorridendo talmente tanto da farmi dolere le mandibole. "Ho detto ai miei che voglio andare a studiare moda e a loro va bene? Ci pensate? A loro va bene!".
Allontano un poco il telefono dall'orecchio per le grida di Agatha e gli strilli acuti di Leo. "Oddio, non ci credo! Hai visto, brutta fifona?! Te l'avevo detto che ti avrebbero appoggiato!" strilla ancora Leo, aggiungendo poi una risata.
"Sì, infatti" aggiunge Agatha. "Sei proprio una cretina. Come ti senti adesso?".
Sospiro, sdraiandomi sul letto. "Una meraviglia! Mi sento il cuore più leggero!".
Scoppiamo tutti e tre a ridere e dopo altri dieci minuti di chiacchiera ci salutiamo, chiudendo la telefonata.
Stringo il cuscino tra le braccia, felice. Ora che ci penso è stato quel ragazzo sull'autobus a convincermi. Non mi ricordo bene cosa mi ha detto, ma mi ha motivato, e lo realizzo solo ora. Inconsciamente mi ha spinto a fare la cosa che più temevo fino a un'ora fa. Sorrido, pensando a lui.
Com'è che si chiama? Ah sì, James. Si chiama James.
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Salve, cari lettori!
Mi ha un sacco emozionata questo capitolo, spero che vi emozioni anche a voi!
A presto,
Mars.
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non lasciarmi vincere
Roman d'amour(CONCLUSA) Questo libro parla di una storia, e a me piace pensare che sia vera. Una come tante. Una tra un milione. Questo libro parla di una storia, una storia di sogni. Loro sono i veri protagonisti, qui. Quelli che danno alla vita un senso, ch...