Capitolo 57. -M

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A svegliarmi è un fascio di luce sulle palpebre. Apro gli occhi lentamente e con una certa fatica. Mi sposto alla mia sinistra per evitare che la luce continui ad accecarmi ma qualcosa mi intralcia. Mi volto e noto un corpo addormentato.
I capelli scuri gli ricadono disordinati sul volto, l'espressione serena e pacifica di una persona ancora profondamente stretta tra le braccia di Morfeo. Sorrido davanti a quella visione, per poi pensare al modo più semplice per sgusciare via senza svegliarlo.
Decido di strisciare fino ai piedi del letto. Mi accorgo che non ho nulla addosso e raccolgo quella che sembra essere la mia camicia di ieri sera da terra e me la infilo velocemente. No, non è la mia. È decisamente troppo grande. Annuso il colletto e ne ho la certezza: James non usa profumi, solo bagnoschiuma e noto con gioia che l'odore è lo stesso di sempre. Esco e richiudo piano la porta, facendo una smorfia quando cigola.

In punta di piedi mi dirigo in cucina, per poi aprire il frigo e prendere una bottiglia di latte. Mi accorgo che il suo peso è un po' anomalo, quindi la stappo e odoro.

"Dio santo!" impreco piano, allontanandola dalla faccia. Controllo la data di scadenza sul tappo: è scaduto da un mese. Scuoto la testa, giudicando il suo modo di tenere il cibo.

Così controllo scaffali, credenze, apro sportelli, ma in questa casa sembra non esserci proprio niente. Certo, lavora molto quindi la maggior parte delle volte mangerà fuori casa, ma così è esagerato.

C'è solo una cosa da fare: andare a comprare la colazione. Decido che potrebbe essere anche una sorpresa carina da fargli così torno in camera, pregando che non abbia notato nulla e mi infilo i jeans. Mi tolgo la sua camicia e mi rimetto la mia. Mi infilo le scarpe e riesco dalla camera, legando i capelli in una coda alta per poi afferrare la borsa e il giacchetto che erano rimasti sull'attaccapanni. Esco di casa silenziosamente, scendo le scale del palazzo e mi ritrovo in mezzo alla strada.

Parigi è ancora silenziosa e dormiente, proprio come lui. Mi accorgo di camminare piano, come se avessi timore di svegliarla. Gli unici rumori sono il canto di alcuni uccellini, il fruscio del vento e qualche macchina in lontananza, probabilmente qualcuno che rientra a quest'ora o qualche povera anima che va a lavoro.
Mi dirigo verso la croissanteria che ho notato ieri sera. Fortunatamente è già aperta. Varco la soglia e un buonissimo odore arriva alle mie narici e al mio stomaco, che brontola dalla fame.
Un signore di mezz'età esce dal retrobottega e mi sorride cordiale. Mi chiede in francese cosa desidero e io mi faccio consigliare, visto che dal bancone sotto i miei occhi prenderei tutto.
Mi consiglia i croissant al cioccolato, che sono la sua specialità, ma anche quelli al burro e alla crema. Decido di prenderne due per gusto. Niente giudizi: ho fame, e so che ne avrà anche lui.
Guardo impaziente il signore prendere i cornetti con le pinze e sistemarli su un vassoio di carta, per poi incartarli e spostarsi in cassa. Io ho già i soldi precisi pronti, perciò quando lui mi dice il prezzo li metto immediatamente sul rendiresto. Cinque secondi dopo sono fuori dal negozio, con un vassoio incartato e caldo tra le mani. Mi sbrigo a tornare a casa, decidendo di svegliarlo mettendogli i cornetti sotto il naso.

Quando mi trovo davanti alla porta, però, mi sento una perfetta idiota.

Le chiavi.
Le. Chiavi.
Sono chiusa fuori, e la mia bella sorpresa adesso può anche sparire.

"Dannazione!" impreco.

Sto per prendere il telefono e chiamarlo, ma la porta si apre.
Davanti a me però non c'è James, bensì una ragazza dai lunghi capelli corvini, la pelle scura e un sopracciglio alzato.

"Tu devi essere Melanie, giusto?" mi chiede, con un forte accento indiano.

"Sì, infatti" le sorrido, cordialmente. "E tu devi essere... Priya, vero?".

"L'unica e sola" annuisce, con un sorrisetto furbo. Mi prendo un momento per guardarla dall'alto in basso per capire quanto possa essere più carina di me. La gelosia non è un bel sentimento, ma non posso proprio farne a meno. Priya è molto carina: dalla forma degli occhi alla lucentezza dei suoi capelli, dal colorito della sua carnagione alla carnosità delle sue labbra, non c'è molto che io possa fare per renderla meno bella. Comincio a sentire una strana sensazione, che mi fa stringere il cuore in una morsa di dolore. "Vuoi entrare?". La sua domanda mi riporta alla realtà e sbatto un le palpebre un paio di volte.

non lasciarmi vincereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora