Capitolo 11. -M

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Sul suo volto appare un sorriso sorpreso. "Sì, perché? Mi segui, per caso?". 

Ok, ok, ok.
Il ragazzo che ascolto ogni sera in radio, che sceglie le canzoni perfette per il mio stato d'animo è davanti a me ed è lo stesso con cui ho fatto una figuraccia di dimensioni catastrofiche.
Quando gli ho rivolto la parola, non pensavo lui seriamente! Insomma, mi aspettavo un "no" e la conversazione finiva lì. E invece adesso qui davanti a lui che lo fisso come una creatina, cercando un modo per rispondergli decentemente.
Maledetta fermata dell'autobus. 

Mi sistemo i capelli dietro l'orecchio, sperando che non noti troppo il mio disagio. "Sì, ascolto spesso la vostra radio e mi sembrava di aver sentito la tua voce, da qualche parte". 

Lui sorride, ridendo appena. "Beh, diciamo che quando sono in radio mi impegno a parlare meglio di quando sono al telefono con mia madre, ma... apprezzo che tu mi abbia riconosciuto". 

Anche io rido. La maledirei, la madre, per avergli donato un sorriso così bello. "Ho orecchio" rispondo, stringendomi nelle spalle. 

Annuisce, senza abbandonare il sorriso sulle labbra. "Ah, sì? Suoni uno strumento?". 

"No, no" rispondo, senza smettere di ridere. "Ma ascolto molto la musica quindi mi sono abituata a concentrarmi sui suoni". 

Mi fa un gesto di approvazione. Restiamo per qualche secondo in silenzio. "Prendi spesso questa fermata". La sua non è una domanda ma una constatazione che mi sorprende, attivando qualcosa nel mio stomaco.

"Sì, è la più vicina alla mia scuola e a quanto pare hanno chiuso la metro che prendevo di solito, quindi... Vada per l'autobus. In ogni caso non mi importa più un granché. Ormai frequento l'ultimo anno". 

Si stringe nelle spalle con una risata di scherno. "Sì, immagino... A quale scuola vai?". 

Perché tutte queste domande?! "Al liceo quello vicino allo stadio". E perché io rispondo?!

Dall'espressione sembra che nella sua testa si sia accesa una lampadina. "Ah, sì, ho capito! Che bello il liceo, goditelo fino all'ultimo". 

Questa volta sono io a ridere di scherno. "Mi dicono tutti così, ma io non vedo l'ora che arrivi l'estate, così da poter fare gli esami di fine anno e andarmene per sempre". Mi sorprendo che io abbia detto così tanto di me ad uno sconosciuto

"Sì, anche io la pensavo come te, ma adesso come adesso tornerei volentieri indietro... Bello il quinto, comunque. È l'anno in cui cominci a fare tutte quelle cose che non farai mai, solo perché è l'ultimo anno. Mi ricordo che una volta, con un mio amico abbiamo allagato i bagni. Ma non ci hanno mai accusati. Bei tempi" mi racconta, con un sorriso amaro.

Mi rendo conto che effettivamente quello che dice è vero. Comincio a provare immediatamente simpatia per lui. "Vale fare un'interrogazione dopo che sei andato a letto alle quattro e ti sei alzato alle sette?".

Scoppia a ridere, annuendo. "Eccome, a me è capitato più di una volta".

Prima che io abbia il tempo di rispondere, l'autobus si ferma davanti a noi e ci avviciniamo al mezzo. Lo guardo per far salire prima lui ma con un gesto teatrale mi indica la porta dell'autobus. "Va' pure te per prima. Dovessi cascare di nuovo, ti riprenderò".

Scoppio a ridere, imbarazzata. Sì, se l'è ricordato. Che bella la vita. Salgo, impegnandomi a non cadere un'altra volta e scelgo il solito posto vicino al finestrino.

Lui mi segue, sedendosi davanti a me, con aria disinvolta. "Sei riuscita a non cadere, le mie congratulazioni".

Mi acciglio leggermente. "Ti ricordo che non mi conosci abbastanza da poterti permettere di prendermi in giro. Per quanto tu ne possa sapere, potrei anche offendermi".

non lasciarmi vincereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora