Capitolo 27. -M

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Salgo le scale della metro, e una volta fuori sorrido felice. Nevica. Per un attimo mi sento le guance andare in fiamme a ripensare agli avvenimenti con James. Comincio a camminare velocemente guardandomi intorno. Arrivo a scuola, e sorrido raggiante ai miei amici, che mi guardano insospettiti.

"Buon giorno!" esclamo allargando le braccia. "Non è una giornata fantastica?".

"Uhm..." fa Agatha, guardando per un secondo il fratello. "No?".

"Sì! Nevica! E' la giornata più bella del mondo, voglio andare a scuola e studiare!".

Loro due sgranano gli occhi. "Santo cielo, hai cominciato a farti di stupefacenti" commenta Leo, preoccupato.

"No, ma che! Sono seria! Forza, entriamo!" dico, saltellando verso la scuola, dopo il suono della campanella. Gli altri due ci mettono un po' a raggiungermi e continuano a guardarmi strano per il resto del giorno. Una volta finite le lezioni, stanno per salutarmi ma io li blocco.

"No! Facciamo qualcosa, è così una bella giornata! Pranziamo insieme da qualche parte e poi ci facciamo un giro" propongo, con un sorriso che mi tira tutta la faccia.

Loro si guardano ancora. "Sì, alla fine hai ragione" dice Leo, prendendomi sotto braccio. "Sarà che questa neve ti rende fin troppo euforica, ma è proprio una bella giornata".

Prendiamo diversi autobus per finire in un piccolo ristorante in centro. Prendiamo posto e io continuo a guardare fuori dalla finestra, sospirando di gioia. Con la coda dell'occhio vedo gli altri due scuotere la testa. Ci portano i menu e dopo aver scelto ognuno un piatto arriva un cameriere.

"Volete ordinare?" dice, tirando fuori carta e penna.

"Sì, per me delle fettuccine ai funghi porcini, grazie" dice Leo, voltandosi verso il cameriere, che però ha occhi solo per Agatha.

"Per me un'omelette al formaggio" dico, mentre lui annota, per poi guardare di nuovo Agatha, che ricambia, sorridendo come un'ebete. Io e Leo ci guardiamo, capendo la situazione. Lo scruto da testa a piedi indagando se possa andare bene per Agatha: asiatico, muscoloso, bel sorriso. Sorrido, approvando.

"Per te?" le chiede il cameriere. Visto che Agatha non risponde, impegnata a guardarlo, Leo le da una lieve gomitata, con un colpo di tosse.

"Oh" fa lei, ricomponendosi. "Io... ehm... penne al salmone".

"Perfetto... acqua?" continua lui, sorridendo.

"Sì, naturale" risponde lei.

"Ti porto altro?".

"No... grazie...". Rimangono alcuni secondi a fissarsi, poi lui sbatte un paio di volte le palpebre, prende i menu e gira i tacchi, tornando in cucina. Mentre cammina allunghiamo il collo tutti e tre per verificare che abbia un bel di dietro. E direi proprio di sì. Ci ricomponiamo, e io e Leo fissiamo Agatha, impegnata a fare chissà cosa sul telefono. Sentendosi osservata alza lo sguardo. Poi Leo strilla come una bambina e si mette a saltare sul posto, mentre Agatha cerca di calmarlo.

"Posso dire che hai fatto colpo?!" dice Leo, elettrizzato.

"Cosa? Ma che dici?" esclama lei, arrossendo. Evento più unico che raro.

"Altroché! Oh, mio Dio Agatha è un figo da paura, te lo appoggio in pieno! Sono così felice! Finalmente potrò darti consigli su come vestirti agli appuntamenti!" esclama, battendo le mani entusiasta.

"Smettila! Stai dicendo un sacco di fesserie! E' solo venuto a prendere gli ordini!".

"Sì, ma non ti toglieva gli occhi di dosso!" esclamo, ridendo.

"Ma no..." conclude, con la voce bassa. Dopo alcuni minuti arriva di nuovo lo stesso ragazzo con i nostri ordini. Li poggia davanti a noi, e di nuovo lui e Agatha si scambiano sguardi.

"Se vi serve altro" dice, guardando Agatha. "Chiamatemi". Lei annuisce, sorridendo.

"Questo è troppo per il mio cuore!" esclama Leo, quando il cameriere si è allontanato. Agatha non vuole sentirne parlare, così mentre mangiamo parliamo del più e del meno, ridendo a qualche battuta di Leo. Alla fine ci alziamo e paghiamo ognuno per conto suo. Usciamo dalla porta, infilandoci sciarpe e cappelli.

"Uh! Ho scordato i guanti dentro!" esclama Leo, rientrando velocemente. Dopo pochi minuti riesce con un sorriso. "Non me lo sarei mai perdonato, erano di papà!".

Poi mi prende sotto braccio e mi sussurra all'orecchio. "Gli ho dato il numero di Agatha, non dirglielo!".

Io sgrano gli occhi e mi contengo appena dall'esultare. "Vi ho detto basta!" esclama poi Agatha e noi scoppiamo a ridere.

Svoltiamo l'angolo e finisco faccia a faccia con lui. E' in questi momenti che desidero avere la capacità di volatilizzarmi.

non lasciarmi vincereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora