Capitolo 18. -J.

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Eccola di nuovo la normalità.
In un certo senso, mi è mancata e sono felice che sia tornato tutto come prima. Alla fine questa vacanza, nel bene e nel male, è stata una bellissima esperienza.
Ho pur sempre visitato la città dei miei sogni, quella in cui volevo andare fin da bambino. Ho fatto tantissime foto che terrò sempre come ricordo della mia prima volta a Parigi.
Sì, questa è solo la prima volta.
Le altre verranno. Me lo sento.

Adesso, però sono ancora rintanato nella mia città natale e devo fare ancora un bel po' di cose prima di potermene andare. Ad esempio, finire gli esami. Laurearmi. Un paio di cosucce, insomma.
Il meteo, però, non è dalla mia parte. Infatti, diluvia.
Non affatto contento di questo tempaccio, prendo l'ombrello ed esco di casa, diretto alla mia solita fermata dell'autobus.
Mi rendo subito conto che già mi manca una cosa di Parigi: il sole. O meglio, senza dubbio piove anche lì, la differenza sta tra questa città che fa schifo e Parigi che è semplicemente stupenda, quindi anche quando piove rimane bellissima.

Arrivo alla fermata pieno di nostalgia, ma poi noto una piccola figura familiare. È stretta nel suo giubbotto e cerca di coprirsi come meglio può dalle irrefrenabili gocce d'acqua. È una visione simpatica e davvero molto carina che mi fa improvvisamente mancare di meno Parigi.
"Ehi, guarda chi c'è" la saluto, avvicinandomi.

La ragazza di un metro e cinquanta -credo- che incontro spesso alla fermata, si volta mentre noto che è ricoperta d'acqua dalla testa ai piedi, con le braccia incrociate e il viso contratto in un'espressione corrucciata. "Ciao" mi risponde con aria scocciata.

La compatisco abbastanza. Riconosco il suo umore: è uguale al mio. Evidentemente entrambi odiamo il mal tempo.
Decido però di provare ad alleggerire i toni. "Ti sei dimenticata l'ombrello?" le chiedo, sorridendo appena. Non posso non fare a meno di notare quanto sia buffa.

"Evidentemente sì".
Uh, acida, la ragazza.
Scoppio a ridere e lei mi fulmina, così cerco di moderarmi. Mi ricorda proprio una bambina, così decido di coprirla con il mio ombrello, mentre cambio canzone.
Sento il suo sguardo su di me ma decido di rimanere concentrato sulla mia playlist, visto che non riesco a trovare una canzone che ho voglia di sentire.
Sposto gli occhi su di lei solo quando si decide a parlare.

"Dovrei intenderlo come un atto di gentilezza?" mi chiede, senza abbandonare la sua strana sfacciataggine.

Dopo essermi allontanato, per gioco, e dopo che lei mi ha riavvicinato per non continuare a bagnarsi, riesco a notare una cosa che non avevo mai notato prima. C'è qualcosa in lei che è strano. È... bella, in qualche modo, nel suo essere scocciata. Vederla completamente ricoperta d'acqua, fragile e impacciata mi fa sorridere di dolcezza. Certo, non ha la stessa bellezza di Genevieve, ma ne ha una tutta sua, che è speciale e rara. Quel tipo di bellezza semplice e genuina, quella bellezza che ti fa sentire il cuore leggero come una piuma e che riesce ad illuminare qualsiasi tipo di umore, anche quello più scuro.

Si volta, sentendosi osservata, e si asciuga il trucco colato sotto gli occhi. "Smettila di ridere di me, lo so che ho il trucco sbavato, poi me lo sistemo" borbotta, con un rossore sulle guance che la rende ancora più carina.

"Credimi, non stavo pensando per niente a quello" le dico, sinceramente. Il suo trucco sbavato è l'ultima cosa che mi sono preso la briga di notare.
Lei mi guarda confusa, ma poi vedo il mio autobus arrivare e salgo, lasciandola sotto la pioggia. Sorrido, ripensando a quanta tenerezza possa farmi quella ragazza: è come un gattino. Carina e cucciolosa da un lato ma irascibile e scontrosa dall'altro.
A me piacciono un sacco i gattini.

Il mio telefono squilla e mi affretto a rispondere quando scopro che è Bob. "Ciao, Bob, che succede?".

"Ehi, James. Nulla, volevo solo dirti che stasera devi fare due ore di puntata. Dave si è rotto una gamba perciò devi prendere tu la sua ora in radio. Ce la fai o è un orario scomodo? Peter già è in studio" mi spiega, con aria annoiata: probabilmente è tutta la mattina che non parla d'altro.

Sgrano gli occhi, preoccupato. Dave è un altro speaker radiofonico, come me, che copre le ore che io non posso gestire poiché ho le lezioni in Accademia. È molto più bravo ed esperto di me e cerco sempre di imparare da lui, quando lo ascolto alla radio. Perciò, sono sinceramente dispiaciuto del suo incidente. "Ok, ehm... No, va bene, non è un orario scomodo". Vorrà dire che salterò le lezioni pomeridiane di oggi. Devo ricordarmi di chiedere a Cam di registrare la lezione. "Comunque mi dispiace per Dave. Come si è rotto una gamba?"

"Quell'idiota fa skate, ecco come. Ha quasi cinquant'anni, potrebbe anche smettere" borbotta Bob, con fare sconsolato.
Bob e Dave si conoscono da una vita e scommetto che Bob abbia cercato di convincere più volte Dave a smettere di andare sullo skateboard, ma evidentemente non ci è mai riuscito.

"E come sta ora?" domando, sperando per lui che non sia nulla di grave.
Un po' più egoisticamente, spero di non doverlo sostituire ancora: non posso permettermi di perdere troppe lezioni, anche se si parla di lavoro.

"È in ospedale, dice che gli fasceranno la gamba e dovrà andare in giro con le stampelle non so per quanto." La voce di Bob è stanca, ma si può benissimo sentire la sua preoccupazione: lui e Dave, data anche la loro profonda amicizia, hanno aperto la radio insieme. Sono uno la mente, l'altro il braccio. Non c'è uno senza l'altro. "Mi ha detto che tornerà a parlare in radio domani e non vuole sentire ragioni. È proprio un matto da legare" commenta, con una risata.

Rido anche io, sollevato a quella notizia. "Beh, nessuno può fermarlo. A tra poco, Bob."

"A tra poco, James. E grazie".

"Di niente, Bob".

-

In un'ora arrivo in radio. Sarei arrivato prima, ma i pessimi mezzi di questa città non me lo hanno permesso. La puntata sta per iniziare così mi sbrigo a dare la playlist a Peter, ad infilarmi le cuffie e ad accendere il microfono.

"Buonasera, gente!" dico, appena in tempo, vedendo Peter sospirare di sollievo. "Qui il vostro Hermes su Whistle Radio. Sono davvero triste nel dirvi che il povero DJ-Dave si è rotto una gamba, a quanto ho saputo, ma resterà fuori uso per poco, non temete. Domani già lo risentirete, ancora più energico! Per oggi però dovrete sopportarmi per più tempo, mi dispiace. Ma non preoccupatevi, ho preparato una playlist speciale per voi. Stasera voglio parlarvi di amori sbagliati. Sì, sapete, quando pensate che ci sia quel qualcosa che funzioni, che ci sia qualcosa tra voi e un'altra persona e invece è solo la solita friend-zone. Uomini o donne che siate, basta, non possiamo più permetterci di cadere sempre in questa triste trappola. Quello che secondo me bisogna fare è berci un po' su, mentre si ascoltano canzoni deprimenti. Tu, amico che mi stai ascoltando, se stai soffrendo per amore, questa è per te".

Spengo il microfono mentre Peter fa partire la canzone e sospiro. Mi dovevo sfogare con qualcuno. E quel qualcuno sono i soliti duemila ascoltatori che mi seguono ogni volta.
Ormai sono diventati il mio psicologo personale.
Tanto nessuno mi conosce.
A parte, forse, una persona.

non lasciarmi vincereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora