Capitolo 51. -M

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Nove meno un quarto.

Pronta per uscire, mi guardo per un'ultima volta allo specchio. Ultimamente mi fa sempre strano, molto strano, guardarmi allo specchio. Sulla mia faccia è presente un ricorrente paradosso: sorrido ma nei miei occhi leggo una profonda sofferenza. 
Ad occhi non molto attenti risulto serena e basta.
James lo noterebbe.
Ma lui non è qui. 

Per mascherare la mia malinconia ci sono andata pesante col trucco. Ho uno smokey eyes riuscito meglio di quanto mi aspettavo, matita nera dentro e fuori, ciglia finte e un rossetto lucido... chiaro. Ho ceduto, alla fine, non mi sono voluta mettere anche sulle labbra un colore pesante. In più, alle feste il rossetto dura quanto il primo cocktail. 

Mi sento bella, e devo riconoscere alla mia immagine riflessa che lo sono. Il vestito nero a tubino fascia il mio corpo e sì, evidenzia il mio essere minuta e magrolina, ma mi sento sicura al suo interno. Mi sento sicura perché so che non dovrò fare colpo proprio su nessuno, questa sera. Quindi non mi importa di quello che penseranno gli altri. Voglio divertirmi e lasciarmi andare, per una volta.
Ok, non che non l'abbia mai fatto... ma ne ho bisogno. Visto che quello di cui ho veramente bisogno non è qui con me.
Devo accontentarmi. 

Scendo le scale e trovo i miei genitori intenti a cucinare un piatto di pasta biologico.

"Dovete ancora cenare?" gli domando, accigliata. 

"Sì, tesoruccio, siamo tornati molto tardi dal lavoro oggi" mi spiega mia madre, con un sospiro. Mi guarda di sfuggita, alzando lo sguardo dai fornelli. "Uh, oggi hai la festa universitaria, vero?". 

"Sì, una specie" rispondo, sorridendo. 

"Divertiti, tesoro" mi dice mio padre, strizzando l'occhio. "Ma non fare troppo tardi". 

"Ci proverò" ridacchio.

Prendo le chiavi della macchina dal piattino vicino alla porta e, dopo un ultimo saluto ai miei, esco di casa. 

Ferma al semaforo, clicco sul navigatore del telefono così che mi guidi fino a casa di Adrian, con la musica della radio come compagnia. 
Mi sbrigo a cambiare stazione quando scopro che sono sintonizzata su Whistle Radio e che c'è un nuovo DJ Hermes a parlare. 

Mando giù un grosso nodo in gola e mi costringo a stamparmi un sorriso in faccia. 

Parcheggio fuori casa di Adrian solo dopo aver fatto il giro dell'isolato quattro volte. Alla faccia della festa in stile americano, qui ci sono troppe macchine per contenere tante persone in una sola casa!

Infatti, appena mi presento alla porta, la gente che c'è è impressionante; posso affermare che quasi sicuramente c'è almeno mezza università. E l'altra metà dovrà ancora arrivare.

Varco la soglia di casa e comincio di già a spalleggiare tra la gente per riuscire a passare. Allungo il collo, alla ricerca dei miei due nuovi amici. Intravedo la figura longilinea e perfetta di Vanessa al tavolo dei cocktail e mi avvicino. Porta un vestito attillato, rosa antico e vellutato. I capelli hanno la solita piega impeccabile e le scarpe sono adatte per durare al massimo due ore. Ma conoscendola quel poco, a costo di prendere una storta ci resterà fino a fine serata.

Decido di farle un piccolo scherzo, e la raggiungo silenziosamente per poi esclamare: "Ciao, scusami sto cercando un modo veloce per attaccare bottone, ma non ho ago e filo".

Lei salta dalla sorpresa e si volta confusa. Resta per un attimo a bocca aperta, ma si riprende velocemente. "Melanie!". 

"Ti prego, Mel. Nemmeno mia madre mi chiama Melanie" la rimprovero, prendendo un bicchiere dalla pila e versandomi un po' di sangria. La butto giù in solo sorso, mentre al mio orecchio arriva il verso di approvazione della mia amica.

non lasciarmi vincereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora