Capitolo 20. -L

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"Mia sorella è una stronza" confesso allo specchio. Con un sospiro, apro il rubinetto e metto le mani a conca, per prendere un’abbondante quantità d’acqua e infilarci la faccia dentro. Mi strofino gli occhi, prendendo un asciugamano e tamponandomi il viso.
Va decisamente meglio.
Ritorno con lo sguardo sul  mio riflesso, per poi individuare, sulla mensola dello specchio, il mio profumo. Lo prendo e me ne spruzzo un po’ sul collo. Questo profumo non è solo la mia fragranza preferita. È anche la mia armatura personale. Quella che mi serve per affrontare ogni giorno la vita con mia sorella.
Ce ne vorrebbe una vera di armatura, in realtà.

Mi decido a lasciare il bagno e tornare in salotto, sperando di non trovare un campo di battaglia. Fortunatamente, non trovo né Agatha, né Derek.
Così, esco di casa, per trovarlo sul pianerottolo. Non appena mi vede, mi sorride. "Se è un problema, posso tornare a casa a piedi" propone, poggiato al muro.

"Non scherzare, Derek. È  il minimo che possa fare per farmi perdonare. Quello che è successo con mia sorella mi imbarazza tantissimo e non mi scuserò mai abbastanza con te" mi sbrigo a rispondere, morendo dalla voglia di sotterrarmi e sparire dalla sua vista.

Lui ride, mentre usciamo ci chiudiamo in ascensore. Spingo il tasto “0” e aspetto che questo vecchio montacarichi si decida a funzionare. "Stai tranquillo, Leonard. Non è successo niente, davvero" mi dice lui, sorridendo gentilmente. Ricambio, ma solo grazie ad un enorme sforzo.

Non riesco a stare fermo e la mia gamba sinistra trema, senza che io possa controllarla. Derek, invece, è completamente a suo agio.
Beh, in effetti quello che ha fatto la figura di merda sono io, non lui. Lui è stato solo quello che ci si è ritrovato in mezzo, poverino.
Forse avrei fatto meglio a starmene zitto, a farmi gli affari miei. E pensare che volevo fare una cosa carina per mia sorella, una volta tanto.

Finalmente giungiamo a destinazione. Usciamo dall’edificio e ci dirigiamo verso la mia macchina parcheggiata. Una volta dentro chiedo a Derek dove abita e metto in moto mentre lui mi spiega la strada.

Da tre settimane a questa parte, vado frequentemente in palestra. Quando ho detto a mia madre e a mia sorella che mi ero iscritto, sono entrambe scoppiate a ridere fragorosamente. E ci sono davvero poche cose che fanno ridere Agatha.
Però, non me ne sono fatto un problema. Riderò io il giorno in cui loro diventeranno grasse e flaccide, mentre invece io sarò un’opera del Bernini. E poi, già sto vedendo i risultati.
Ed è proprio in palestra che ho incontrato Derek.
Ci siamo avvicinati piano piano, trovandoci soli in tutta la palestra, poiché non c’è molta gente che si allena in pausa pranzo. Perciò abbiamo cominciato a chiacchierare mentre tiravamo su pesi e mentre facevamo gli addominali. Mi è sembrato molto simpatico. Abbiamo parlato del più e del meno, ma non siamo mai scesi sul personale.
Però, nel suo modo di pensare, ci ho trovato molto di Agatha. Quindi ho pensato: perché non presentarglielo?
Non l’avessi mai fatto.
Non appena Derek ha messo piede dentro casa, lei ha subito storto il naso. Poi, quando lui ha allungato il braccio, per stringerle la mano, lei non solo non ha ricambiato il saluto, ma l’ha anche squadrato da capo a piedi. Infine, ha guardato me, alzando un sopracciglio, ha girato i tacchi e se ne è andata, lasciando me e il povero Derek a dir poco interdetti.
Una vergogna e un imbarazzo simili l’ho provati solo molti anni fa, all’asilo, quella volta in cui mi sono fatto la pipì addosso nel bel mezzo del corridoio.
Neanche a dire che Derek è brutto. È biondo, perciò non è il tipo che piace ad Agatha, ma questo non giustifica la sua maleducazione.

"Scusa, ancora Derek, davvero.” esalo, mentre ripenso alla pessima figura che ho fatto. “Di solito mia sorella non fa così fatica a fare nuove amicizie" gli spiego ulteriormente. Ho come l'impressione che non finirò mai di scusarmi con lui.

"Leonard, smettila di scusarti, dico sul serio. È stato divertente, invece. Non so perché, ma tua sorella è buffa" mi tranquillizza, abbassando il finestrino.

Scuoto la testa, accendendo la radio a basso volume. "È ingrata, non buffa. Chiamami Leo, comunque".

"D'accordo, Leo", lo vedo annuire con la coda dell'occhio.

Sì, ma così non mi dai la certezza di avermi perdonato, Derek. "No, parlo sul serio. Mi sento davvero troppo dispiaciuto per quello che è successo, quindi tu ora devi dirmi un modo per farmi perdonare. Per favore niente pugni in faccia".

Lui ride. "La cosa più bella al mondo per me è la pizza. Quindi offrirmi una pizza è il modo migliore per farti perdonare da me".

Lo guardo per pochi secondi per assicurarmi che stia dicendo sul serio. "Tutto qui? Un pezzo di pizza e per te è tutto risolto?".

Annuisce, con un gran sorriso. "Puoi dirlo forte".

Sospiro, sollevato da quella proposta. "Oh, che bello. Se tutti facessero pace con me così, nessuno mi odierebbe".

Lo sento ridere, per poi sospirare. Lo vedo muovere la testa a ritmo di musica, che la solita stazione radio sta proponendo. Non so perché ma questo suo comportamento così naturale mi fa sorridere.
Non è uno che si vergogna, Derek. Al contrario di me. Non gliene importa, a quanto sembra, che sia andata male con mia sorella. È onesto e questa cosa mi piace molto di lui.

Arriviamo sotto casa sua e lui si volta verso di me per salutarmi. "Grazie per il passaggio, ci vediamo in palestra".

"Certo" rispondo, con un sorriso. Lui scende ma poi si affaccia dal finestrino.

"Non dimenticarti che mi devi una pizza!".

Inclino la testa per riuscire a vederlo in viso. "Non me lo dimenticherò mai!".

Mi sorride ed entra in casa mentre io faccio inversione a U.
Maledetta Agatha.
L'assurdo motivo per il quale abbia risposto così male ancora non lo capisco. Sono infuriato con lei, è da troppo tempo che non la vedo uscire con qualcuno. Ora che li presenta l'occasione se la fa sfuggire! Che razza di stupida! La prossima volta me lo prendo io.

"Ehi, cretino, è verde!" urlo a quello davanti, suonando il clacson: è stato fermo per cinque minuti buoni. Già sono frustrato di mio, gli idioti alla guida non mi mancano. E poi sono concentrato a pensare a come farla pagare a Agatha. Potrei finirle in modi inutili le matite nere e l'eyeliner, oppure potrei tagliarle le sue magliette preferite, oppure scolorirle. Rasarle i capelli mentre dorme? Ci sono! Rompergli tutti i reggiseni!

Anche se in realtà non la odio così tanto. In effetti le mie guance sono infuocate, ma non per la rabbia. Penso di essere arrossito, ed essermene reso conto solo adesso. Beh, dopotutto Derek è un bel ragazzo, è per questo che gliel'ho voluto presentare. È simpatico, gentile, un vero gentiluomo, ha due occhi stupendi, un fisico mozzafiato, non fuma...
Oh, mannaggia.

Forse, inconsciamente, non l'ho presentato ad Agatha per fargli trovare un ragazzo. Ma piuttosto per una sua approvazione, che mi è stata data. Rido appena, rendendomi conto che con la sua maleducazione mi ha voluto dire: "sì, per me va bene". Certe volte mi sorprendo di come lei mi capisca prima ancora che ci riesca io. Derek non è come Oliver, è più gentile ed educato, il problema è che è etero. Sospiro, pensando che se resto in silenzio e non lo dico a nessuno, o meglio non do la certezza ad Agatha, forse le cose andranno diversamente, e non finiranno in tragedia com'è successo con Oliver.

O forse non succederà proprio niente, ma il punto è che quella stronza di mia sorella è riuscita a farmela, ancora una volta. Se la strozzo nel sonno, è considerato omicidio colposo?

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Primo POV di Leo! Vi piace?
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Con affetto,
Mars 🌙

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