La casa Baxter

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Pensai che io avevo una enorme casa e che questo affetto famigliare non lo avevo mai sentito. In casa rimanevamo sempre soli io e mio fratello, dato che i miei genitori lavoravano quasi tutto il giorno.
Mi si avvicinò Sharon, scuotendo un peluche a forma di coniglio. Io gli feci un sorriso e lei, arrampicandosi un po', si sedette vicino a me.
<<Io sono Sharon ed ho 4 anni, ma tra un mese ne farò 5>> disse con un grande sorriso. Mi porse il peluche sulle gambe e disse
<<Lui è Mikey>>
<<Ciao Mikey!>> salutai il pupazzetto
Giselle, che pareva essersi ripresa, si avvicinò e disse alla figlia
<<Sharon, non disturbare il ragazzo>>
<<Non mi disturba affatto>> la interruppi. Mi piaceva la vivacità della bambina, ci contenta mi tirava la maglia.
Una cosa che mi aspettai e che mi chiedesse
<<Sai giocare a battaglia navale?>> con una vocina stridulante
Io guardai Giselle, che fece un sorriso ed annuì con la testa. Io allora feci cenno si sì alla bambina che mi prese per mano e mi portò sul tavolo. Prese quattro fogli di carta con tanti quadrati. Lei non aveva il gioco di battaglia navale, ma se lo era costruito lei. Io sorrisi ed iniziammo a giocare.
Dopo varie partite, la bambina mi aveva letteralmente stracciato e Deborah disse
<<Ti prego, dimmi che la hai fatta vincere>>
Io la guardai e non le risposi. La bimba intanto esultava contenta, quando una voce provenire dal corridoio disse
<<Ora del bagno Sharon!>>
Sharon fece un salto e mentre correva verso il corridoio urlava <<Paperelle!!>> contenta.
Deborah mi fece cenno di seguirla. Io mi alzai e la seguii. Andammo in corridoio ed aprì la seconda porta a destra.
Appena entrammo trovai una stanza con un letto a castello, un armadio, un mobile ed una scrivania.
<<Dormi sopra>> disse Deborah
Io arrossii e rimani sorpreso e dissi
<<Tua madre ci fa dormire nella stessa stanza?!?>>
Lei mi guardò e mi disse
<<Scusa ma sei uno stupratore seriale?? Perché non dovresti dormire qui?!>> corrugando il volto
In effetti non aveva torto. Le persone che mi avevano invitato si erano basate sulla mia fiducia. E facevano bene.
<<Ok...dormirò in tuta>> dissi triste
<<Tu dormi in tuta solitamente?>>
<<No in mutande>> pronunciai tranquillamente
<<Io in mutande canotta e reggiseno e sappi che anche se ci sei tu non cambierà.>>
Io feci un volto rassegnato e lei mi disse
<<Tra un po' si mangia. Quindi se ti devi cambiare o qualunque altra cosa falla ora>> ordinò.
Uscì dalla stanza e chiuse la porta.
Ora potei osservare meglio la stanzetta: il letto a castello era stato fatto a mano e sopra c'era la lettera "M".
Le pareti erano dipinte di rosso ed il pavimento era una moquette nera. La finestra era molto alta e larga e mostrava un panorama cittadino. L'armadio era in legno molto chiaro e all'interno era diviso in due parti, entrambe molto disordinate. Il mobile era a cassettoni con all'interno svariati oggetti sia musicali che sportivi. La scrivania era immacolata solo con un portapenne bianco, con all'interno 2 matite. Sul muro c'era un'ultima cosa: una foto Deborah. Aveva i jeans ed uno skateboard in mano. Dietro di lei una gran folla ed il suo volto non era cambiato da quello di adesso. In quella foto gli avrei dato 11-12 anni.
Ad un certo punto, entrò il padre in stanza dicendomi <<Posso parlarti ragazzo?>>
Io annuii e mi sedetti sul letto. L'uomo prese la sedia e si sedette.
<<Come mai Deborah ti ha portato qui??>> chiese con un sorriso il volto
Io non risposi, perché non avevo una risposta ben precisa.

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